Il 18% degli studenti a Piacenza è straniero. Forum in Provincia
Alzi la mano chi, arrivato a Piacenza quando aveva due, tre, sette anni, vorrebbe tornare nel suo Paese d'origine. Un po' di imbarazzo. Poi, la stragrande maggioranza dei ragazzi alza la mano, senza timidezza, come se quelle mani potessero toccare il cielo. Perché, almeno, il cielo è lo stesso da qualunque parti lo si guardi. La terra, invece, troppo spesso, no.
E' accaduto ieri mattina al Forum provinciale dell'immigrazione, riunito nella sala consiliare della Provincia. Un forum che lascia che a parlare siano i ragazzi degli istituti "Casali" di Piacenza, "Volta" di Borgonovo e Castelsangiovanni, "Mattei" di Fiorenzuola e "Tramello" di Bobbio. Come? Non tanto a parole, i ragazzi nascondono le mani nelle maniche per timidezza, e non è facile parlare in pubblico. Il racconto è sottoforma di interviste, di video, di filmati, di giornalini scolastici, scritti di pugno da chi è abituato a una scuola "senza frontiere". Un dato: al "Mattei" la percentuale di stranieri è cresciuta dall'1,8% al 18,4% in dieci anni. Al tavolo dei relatori, l'assessore provinciale al welfare Pier Paolo Gallini ricorda che «la popolazione straniera a Piacenza rappresenta ormai oltre il 13 per cento di quella residente, con un aumento progressivo della componente femminile, che ha quasi raggiunto quella maschile. Forte l'incidenza della componente giovanile: la fascia di età tra gli zero e i 40 anni, infatti, rappresenta circa il 70 per cento del totale degli stranieri e più del nove per cento del totale dei residenti».
Quello di Piacenza è un primato regionale: «Contiamo la percentuale più alta - ricorda l'assessore - di incidenza degli studenti stranieri sulla popolazione scolastica complessiva: siamo ormai oltre il 18 per cento. Le associazioni di stranieri sono una quarantina, indice di una manifesta esigenza di partecipazione e rappresentanza».
Giovanna Palladini, assessore del Comune di Piacenza, si rivolge ai tanti ragazzi in sala: «Vi guardo in volto e faccio fatica a pensare che alcuni di voi sono stranieri e altri no: siete tutti cittadini del mondo. Voi avete le chiavi in mano, per aprire questo mondo. Noi non siamo stati molto bravi. Forse, noi abbiamo pensato poco alle persone, quindi adesso tocca a voi cambiare le sorti della Terra». Michele Rana, della Qestura di Piacenza, precisa che «Se dobbiamo considerare l'immigrazione come un fenomeno sociale consolidato, questi sono momenti ulteriori di dialogo. Per realizzare la propria felicità, dobbiamo cercare il mezzo giusto. La crisi, da un certo punto di vista, è un'opportunità: c'è un vissuto che deve confrontarsi e trovare forma nello stare insieme».
Eppure, i ragazzi tendono ad una crescente mobilità. Verso la ricerca di un'identità? «Sì - conclude Nicola Di Pirro, moderatore della giornata e rappresentante della cooperativa "Interculturando" -, questi ragazzi hanno bisogno di raccontarsi, così come vediamo che hanno bisogno di immaginarsi. La tendenza al viaggio, al voler ripartire ancora, la riscontriamo». «Fino a ieri - sottolinea Mario Spezia (Camera di Commercio) - la società era bloccata. Oggi, i cambiamenti si pongono invece come un'occasione aperta a tutti». «Il terzo settore - conclude Livio Rabboni, dell'ufficio Welfare e promozione dell'associazionismo della Provincia - ha compiuto senza dubbio nel corso degli ultimi anni un percorso molto significativo: oggi si pone infatti come un interlocutore attivo e in grado di fornire risposte originali». Elisa Malacalza LIBERTA' 15/04/2012
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