Piacenza piange la morte di Vito Neri. Intellettuale, giornalista e politico piacentino, Vito Neri si è spento nel pomeriggio (12 marzo) all’età di 86 anni. Nel corso della sua brillante carriera era stato anche assessore comunale all’Urbanistica della giunta Guidotti (1998-2002), sempre al fianco dell’associazione dei Liberali piacentini. Ha scritto libri e collaborato con diverse testate giornalistiche tra cui Libertà, l’Osservatore Romano, La Cronaca di Piacenza.
Il ricordo di chi l'ha conosciuto bene: Vito Neri girava col Foglio sotto al braccio. Era una delle sue letture preferite. Lo teneva piegato in due con alcune parti sottolineate a biro accanto ai suoi appunti. Poi si sedeva alla scrivania, metteva gli occhiali e iniziava a scrivere. Questa è una delle immagini più nitide di Vito Neri, scomparso oggi pomeriggio all'età di 86 anni. Editorialista di Libertà prima e di Cronaca poi, uomo di cultura, personaggio molto noto a Piacenza anche per aver ricoperto il ruolo di assessore nella giunta Guidotti, capitava spesso di trovarlo in giro di notte sotto i portici di Piazza Cavalli. A Vito piaceva far tardi a parlare di politica e di tutto ciò che accadeva in città. Anche in redazione arrivava la sera tardi, col basco sulla testa e il pezzo scritto rigorosamente a mano, in corsivo. Non amava i computer, diceva di voler imparare a scrivere sul pc ma non ci ha mai veramente provato. Era della vecchia scuola, Vito. Carta e penna. A battere i suoi articoli sul computer ci pensavano gli altri. Vito si sedeva accanto al giornalista di turno, tossiva, "ci sei?", e iniziava a dettare lentamente prima di farsi stampare il pezzo e di rileggerlo con cura con le mani sulle orecchie per isolarsi dall'esterno. Poi, per sdebitarsi, t'invitava al bar, dove ti dava consigli sullo stile di scrittura e sul comportamento da tenere con questa o quell'altra fonte. Di Piacenza sapeva praticamente tutto. Conosceva la storia, i personaggi, i palazzi, le chiese, le vie. Era un piacentinista, uno attaccato alla sua città, e s'arrabbiava quando leggeva qualcosa che lui avrebbe scritto in maniera diversa, sempre pronto al confronto - a voce alta ma sempre con tono bonario - col giornalista di turno, prima di estrarre il Foglio e di rimettersi a scrivere.
Filippo Merli
da www.piacenza24.eu del 12 marzo 2014
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