Ciciotti: far massa critica sugli obiettivi che contano
Prenderemo subito un contatto per lavorare di sponda con Piacenza e in buona armonia». Se ne va da palazzo Gotico con questo impegno il ministro Pier Luigi Bersani, arrivato di buon mattino agli Stati generali e subito chiamato al tavolo dei relatori da Roberto Reggi. Il sindaco, a sua volta, saluta Bersani - disponibile, ma ben chiaro sui confini che il suo compito impone: quelli della nazione e non di una pur amata provincia - con una simpatica minaccia: «Sicuramente ti tampineremo e ti faremo avere l'elenco della spesa».
Sono questi patti reciproci a dar sapore e prospettiva all'ultima giornata di lavori della lunga riflessione collettiva sul futuro di Piacenza, iniziata con i giovani, con una ventata d'aria fresca, e finita con i massimi livelli istituzionali.
E sono proprio i giovani a dettare il ritmo dei lavori, a seminare ottimismo ma a dar corpo anche a qualche preoccupazione negli adulti.
«Con tanti aspetti positivi emersi dal questionario proposto ai ragazzi, ne vedo altri inquietanti - esordisce il sindaco nella giornata dedicata a cultura e comunicazione - vedo poco interesse per il sociale, verso gli ultimi, non a caso c'è mancanza di ricambio generazionale nelle associazioni di volontariato».
Ma il dialogo è la strada giusta, e i progetti bandiera portati all'attenzione pubblica appaiono fattibili e suggestivi, in alcuni casi facilmente accorpabili, come per Piacenza città del ferro, commenta Reggi. Il lavoro del Comitato strategico chiamato a selezionarli ne trarrà vantaggio. «Possiamo realizzarli con le nostre capacità, autonomamente e senza aiuti esterni, solo sulla riconversione delle aree militari il Governo potrà avere un ruolo importante».
E un passaggio rilevante: i progetti scelti saranno recepiti negli strumenti di programmazione del piano strutturale del Comune (il vecchio piano regolatore) e nel piano territoriale di riordino della Provincia.
In quanto alla cultura, che a prima vista riserva meno progetti di quanto ci si poteva aspettare, è sentita in realtà come un valore che dà lievito a tutti gli altri campi.
Ed Enrico Ciciotti, componente della segreteria tecnica del piano strategico, ne riassume le parole-chiave. Con luci ed ombre di ciascuna. Abbiamo due università di portata nazionale, rileva Ciciotti, però mancano ancora di una adeguata dimensione di campus con un'urbanistica dedicata. La formazione superiore è forte ma andrebbe sfruttata meglio e con uno spirito di filiera in relazione alle università.
Le aree militari? Grande qualità, ottima posizione ma mancano di un disegno condiviso.
Sul turismo e su Piacenza capitale del Po le suggestioni si sprecano, ma dove è la massa critica di interventi e iniziative per far fare il salto di qualità al primo e per dare alla seconda una dimensione davvero nazionale? Le iniziative su questi fronti sono troppe e forse troppo frantumate.
Anche il marketing territoriale esige più sforzi concentrati.
Bene invece il suggerimento colto da più parti di stringere alleanze esterne. Abbiamo la Fondazione del Nord-Ovest, le città strategiche, la consulta e visto che altre piccole città vicine, da Cremona a Lodi, avviano i loro piani strategici perché non legarsi insieme su obiettivi sovracomunali?
Reggi, nel chiudere la prima parte dei lavori, torna sugli argomenti che possono agganciare e attivare il ministro: Piacenza terra del sole, quindi delle energie alternative e del risparmio energetico, e del ferro, con un forte slancio verso la creazione di metropolitane di superficie sulle linee ferroviarie esistenti, ma soprattutto Piacenza città delle aree demaniali e militari da liberare.
Alla fine la cultura, con tutte le sue complesse articolazioni locali, sembra svanire dal palcoscenico degli Stati generali, nessuno parla più di cittadella della cultura, le arti visive per esempio appaiono oscurate, gli interventi si concentrano sul filone musicale e sulla formazione scolastica. E qualche osservatore vede una lacerazione nel tessuto della progettualità locale verso luoghi o eventi per le arti in senso più ampio, anche se si nota la tendenza a far rientrare la cultura in azioni concrete che apparentemente hanno altri obiettivi.
Alla fine è Carla Fontanelli a prendere la parola a nome dell'associazionismo culturale che comunque sta elaborando un progetto per il piano strategico e che e vorrebbe «pesare» di più. La portavoce sottopone alla platea soprattutto il grande bisogno di incontro e di scambio che accomuna tutte le associazioni. La cultura, tra l'altro, sceglie di alternare più rappresentanti al tavolo del Comitato strategico, proprio per creare una piccola squadra di lavoro attiva e competente. Oltre a Fontanelli (presidente della Tampa lirica), ne fanno parte Daniela Braceschi (Identità Europea), Nicola Callegari (Gruppo Ciampi) e Carlo Devoti (Club Ok, Casa Montagna di Ferriere). Patrizia Soffientini
Smog e tanti anziani, ma pochi disoccupati
C'è stato spazio, nell'ultima giornata degli Stati Generali, anche per presentazione del primo "Rapporto di sostenibilità della provincia di Piacenza", elaborato dall'amministrazione provinciale nell'ambito delle attività dell'"osservatorio sulla sostenibilità dello sviluppo" e del Forum provinciale di "Agenda 21". Il rapporto è stato illustrato da Antonio Bodini, dell'università di Parma. Si basa su 31 indicatori, il cui elenco è stato selezionato attraverso il coinvolgimento di tutti i sogetti attivi del Forum provinciale di Agenda 21 locale. Il rapporto dipinge sia le luci che le ombre della realtà piacentina: tra le criticità risultano l'inquinamento dell'aria, lo stato dei corsi d'acqua, i consumi idrici, l'abbassamento delle falde, la produzione dei rifiuti, i tassi di motorizzazione e di incidenti, l'invecchiamento della popolazione, le disuguaglianze economiche. Dal rapporto emergono anche numerosi aspetti positivi come l'incremento della superficie forestale, la crescita della raccolta differenziata dei rifiuti, la dinamica della produzione di ricchezza e della attività imprenditoriale, l'attenzione delle imprese all'ambiente, i limitati tassi di disoccupazione, l'estesa rete di associazionismo e volontariato. L'ambiente Per quanto riguarda l'ambiente la situazione del territorio piacentino, messa a confronto con altre realtà emiliane, non sembra ancora costituire (al 2003) un fattore limitante: la percentuale di suolo che i singoli Piani regolatori comunali destinano complessivamente ad aree residenziali (2,4%) e produttive (1,2%) è mediamente inferiore a quella di tutte le altre province della regione. Per contro la superficie procapite destinata all'urbanizzazione risulta tra le più alte dell'Emilia Romagna. Il 52% del territorio risulta destinato a zone di tutela relative soprattutto ad aree boscate e corsi d'acqua. I dati cartografici mostrano una superficie forestale molto estesa ed in costante aumento, quasi esclusivamente a spese del suolo agricolo. Tuttavia il Rapporto sottolinea un deciso aumento delle superfici destinate ad uso produttivo, aumentate del 17% tra il 2000 ed il 2003. Altri problemi ambientali sono relativi all'inquinamento dell'aria, al consumo idrico. L'economia Il valore aggiunto prodotto in media da ogni abitante della provincia di Piacenza nel corso del 2002 è stato di 21.486 euro: uno dei più bassi dell'Emilia Romagna, ma superiore di circa un terzo rispetto la media nazionale. L'economia piacentina mostra, comunque, una situazione piuttosto florida, confermata dai bassi tassi di disoccupazione che negli ultimi anni si sono attestati a livelli pressoché strutturali, inferiori al 3%. La dimensione sociale La provincia di Piacenza conta 273.705 abitanti, pari al 6,6% della popolazione regionale. Dopo una lunga fase di spopolamento durata oltre 30 anni, negli ultimi cinque anni gli abitanti sono tornati ad aumentare grazie, in particolare, all'immigrazione proveniente dall'estero. Il dato che preoccupa di più è però relativo all'invecchiamento della popolazione. La provincia di Piacenza è infatti caratterizzata da una natalità molto bassa. Gustavo Roccella
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