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Via Roma, idee per una rinascita
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Una biblioteca internazionale con libri nella lingua madre degli immigrati, uno spazio-incontro per le professionalità artigiane, una sala per film stranieri e uno spazio di aggregazione per sole donne.
Sono alcune delle idee di "Via Roma città aperta", la costituenda associazione che si propone di favorire l'integrazione tra piacentini e immigrati a Piacenza, in particolare nella zona di via Roma. L'altra sera, nell'oratorio della parrocchia di San Savino erano una trentina le persone a discutere dell'articolo 2. Un punto fondamentale dello statuto della futura associazione, in cui vengono messe nero su bianco le finalità.
C'erano piacentini e rappresentanti delle comunità romena, albanese e senegalese. «Con la prossima riunione dovremmo arrivare alla bozza dello statuto per definire poi lo statuto vero e proprio - spiega Bernardo Carli, una delle anime della futura associazione -. Ci sono ancora alcune cose da chiarire, come la possibilità di inglobare le associazioni degli stranieri». «Noi siamo consapevoli della situazione di degrado e dei comportamenti di certi cittadini stranieri - prosegue -, non però siamo favorevoli ad una azione poliziesca diretta, ma pensiamo di costituire delle occasioni alternative. Invece di avere solo negozi di telefonia che la sera vendono birra, occorre dare opportunità diverse».
Le idee sono tante e ben chiare: «Vorremmo creare una biblioteca internazionale che consenta anche il prestito dei libri e abbia una sala di lettura. A Piacenza sappiamo che è molto sentita la richiesta di libri in lingua per i bambini. Ci piacerebbe sperimentare qui un'iniziativa che ha avuto successo in altre città: ogni volta che i migranti ritornano nei loro Paesi potrebbero portare uno o due libri in lingua». Si pensa in particolar modo ai migranti di seconda generazione: ai più giovani, molti dei quali nati in Italia. «E' qui che si trova l'emarginazione più importante - spiega Carli -. I ragazzi rischiano di perdere i contatti con i Paesi di origine senza essere integrati in quello ospitante. Si costituiscono così vere e proprie sacche di sottoproletariato. E' il fenomeno delle banlieaux».
Altre idee: una emeroteca internazionale in modo tale da avere i quotidiani in lingua, la necessità per i bambini di supporti di dopo-scuola, le famiglie non sono infatti in grado di intervenire aiutando i figli soprattutto nelle Medie e Elementari. La comunità senegalese sarebbe disponibile a mettere in pista volontari con il ruolo di mediatori didattici. Si cerca lo spazio per tutto questo.
«Per noi è indispensabile e quando saremo associazione saremo una figura giuridica in grado di dialogare con le istituzioni. Intendiamo parlare con la cittadinanza per trovare un luogo gratis per il primo anno. Abbiamo parlato anche con il proprietario del cinema Roma. Quando sarà dismesso sarebbe interessante una piccola sala cinematografica da 120 posti come luogo di aggregazione e per proiettare pellicole straniere».
Federico Frighi LIBERTA' del 06/11/2011
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pubblicazione: 06/11/2011
aggiornamento: 10/11/2011
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