Berlusconi freme ma frena la Lega : aspettiamo i ballottaggi.
ROMA -
«Inutile girarci intorno. Non era il risultato che ci aspettavamo, specie a Milano. Ora il partito dovrà lavorare duro per rimontare. Il governo non c’entra, parlerò con Bossi, ma l’alleanza con la Lega è fuori discussione. D’altra parte non ha vinto da nessuna parte il Terzo polo, ma solo una sinistra radicale e giustizialista. Un’accozzaglia di uomini e partiti che possono vincere in un Comune, ma non potranno mai guidare il Paese».
Silvio Berlusconi uno stacco così del centrodestra a Milano non se l’aspettava e ieri pomeriggio ne ha chiesto conto a più di un suo interlocutore.
Soprattutto il sorpasso di Pisapia sulla Moratti non risultava dai dati forniti da Euromedia, anche se la Ghisleri aveva messo più volte le mani avanti sottolineando l’incertezza dovuta «alla alta percentuale di indecisi e non voto» e che alla fine si è recata in parte alle urne e ha fatto la differenza a favore del candidato del centrosinistra.
Berlusconi è amareggiato e deluso, ma non pentito di aver messo la sua faccia sulla competizione elettorale anche perché è convinto che «comunque mi sarebbe stato presentato il conto».
La crisi economica, la guerra in Libia, lo scandalo-Ruby, la spaccatura nel Pdl, sono tutti argomenti che Berlusconi considera importanti e che sicuramente, come accaduto in tutta Europa, hanno trasformato il voto di middle-term in un segnale per il governo.
Ora però «il conto» rischia di essere particolarmente salato, anche se il Cavaliere è convinto che i milanesi moderati sapranno riaggiustare «il vaso rotto» e tra quindici giorni andranno alle urne per evitare di consegnare «ad un comunista palazzo Marino».
Incontrando a cena ad Arcore allenatore e presidente del Milan, a Berlusconi è venuto facile la metafora del girone di andata e del girone di ritorno, anche se le percentuali incassate da Pisapia rendono in salita il recupero.
A preoccupare Berlusconi è anche il risultato di Napoli dove il candidato del centrodestra Gianni Lettieri, si è mostrato più debole delle liste e incapace di reggere la strabordante personalità di De Magistris.
Anche se l’analisi ufficiale del voto Paolo Bonaiuti l’ha rinviata ad oggi pomeriggio, Berlusconi ha già cominciato a fare i conti con quell’ala del Pdl che da sempre contesta la linea muscolare di quella che qualcuno definisce da tempo «la banda». Nel mirino sono finiti la Santanchè, il direttore del Giornale Sallusti, il coordinatore del Pdl Verdini e i capigruppo Cicchitto e Corsaro. L’ala azzurra del Pdl li considera responsabili dell’isolamento nel quale vive il Pdl che, persi i centristi di Casini e cacciati i finiani, si ritrova in balia dei ministri del Nord e della Lega. Non solo, «alla banda» viene addebitato il pessimo risultato di Lassini che confermerebbe l’errore di una campagna elettorale che avrebbe spaventato i milanesi. «Berlusconi è uno e inimitabile, la nostra rovina sono i berluschini, specie se con la gonna», tuonava ieri sera un ministro.
Il Cavaliere sarà oggi pomeriggio a Roma, forse proprio per rinviare il chiarimento con Bossi. La sconfitta della Lega Lombarda e il successo della Liga Veneta, rischia di complicare il lavoro del Senatùr che in questi mesi ha faticato non poco per tenere unito il partito, frenando anche chi mette in discussione il rapporto con Berlusconi. Bossi aveva scaricato sin dall’inizio sul Cavaliere la responsabilità del risultato di Milano, ma ad aver perso al primo turno non è solo la Moratti, ma anche la Lega che perde vistosamente rispetto alle politiche se alleata con il Pdl, mentre vince se va sola.
Berlusconi intende tirare la somme solo dopo i ballottaggi e ieri sera ha invitato tutti ad evitare le polemiche e gli scambi di accuse che rischiano di compromettere anche le possibilità di rimonta a Milano.
Sarà però difficile tenere il Pdl in apnea per altri quindici giorni. Una conferma si ha dall’analisi che ieri sera faceva l’ex ministro Claudio Scajola seconda il quale va ripensato il Pdl «non più forza moderata e aperta ai moderati».
Malgrado le tensioni interne, Berlusconi tenterà di sopire tutte le polemiche in vista dei ballottaggi, ma non c’è dubbio che inizierà da subito a riprendere la strada del governo e delle riforme. «Noi siamo forza di governo, unica coalizione in grado di guidare il Paese che non può essere lasciato preda di radicalismi e giustizialismi» sostiene il Cavaliere. Si va avanti, quindi, anche se le difficoltà non sono poche e il clima da campagna elettorale rischia di prolungarsi all’infinito.
MARCO CONTI 17 maggio 2011 da www.ilmessaggero.it
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