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Una scossa per Piacenza per evitare il declino

Buon 2005

Di fronte alle sconvolgenti immagini di morte e di devastazione che giungono nelle nostre case dalle lontane terre asiatiche non c'è voglia di festeggiare l'anno che arriva. La maledetta catastrofe che ha ucciso più di 125mila innocenti - un terzo sono bambini - ci lascia senza parole.
Mentre cerchiamo i settecento dispersi italiani e piangiamo le migliaia di vittime è giusto guardare al futuro e interrogarci su come sarà il 2005. Se ne va l'anno in cui il terrorismo ha ucciso in tante parti del mondo, da Madrid a Beslan (la lotta al terrorismo è stata una priorità). La Turchia e l'Islam bussano alla porta dell'Europa e la nuova Unione è alla prova dei cittadini per la ratifica della Costituzione. Una vera corsa ad ostacoli.
L'economia mondiale rallenta e l'Azienda Italia, sempre ferma, è in balia del dollaro e della Cina.
C'è tanta preoccupazione: la ripresa non è alle porte e il declino del paese non è una invenzione.
Negli italiani cresce un senso di incertezza.
L'Italia sta diventando più vecchia, ma non più saggia e cresce la difficoltà di guardare, con ottimismo, al futuro.
Libertà offre ai piacentini le analisi dei suoi commentatori e i progetti dei 48 sindaci.

Un anno fa avevo scommesso su una classe dirigente capace di “fare squadra e sistema” per promuovere Piacenza.
L'Agenzia di marketing territoriale è già al lavoro? Piacenza è più accogliente? Le imprese hanno investito in ricerca e innovazione? Il Polo Logistico ha saputo trovare quel “valore aggiunto” che molti dicono di cercare?
Certamente è migliorata la qualità della vita ma siamo ancora lontani dal vertice della classifica.
C'è poca disoccupazione.
La Regione ha finanziato due laboratori e due Centri che faranno ricerca.
Un primo passo per entrare nelle reti europee.
Ma sul fronte del Piano Strategico - dopo la positiva stagione del Patto per Piacenza - si è segnato il passo e tuttora dalla Provincia, dal Comune e dalla Camera di Commercio non arrivano segnali per una convinta ripresa di quel percorso che aveva fatto ben sperare nel progetto di “fare squadra e sistema”.
Perché è tutto fermo? Chi blocca (o boicotta) il Piano?
A simbolici momenti come l'arrivo di Riccardo Muti che sceglie Piacenza per la sua “Cherubini” seguono assordanti silenzi (o peggio assenza di progettualità) in Provincia e in Comune.
La giunta Boiardi, dopo sei mesi, sembra ancora in rodaggio mentre la giunta Reggi, a metà del suo mandato, è ancora alla ricerca di stabilità.
In Provincia c'è disagio, nello stesso centro-sinistra, verso una giunta che non decolla.
L'impressione che traspare da un Palazzo impenetrabile e opaco - dove è finita la “casa di vetro”? -
è che sulle grandi questioni (conferenza sanitaria, politiche sociali, ambiente, piano energetico, processi partecipativi) la Provincia sia ferma, non sappia pensare in grande e sia alla ricerca di un metodo.
Ma sono passati sei mesi!
Al Comune di Piacenza, sempre al centro di turbolenze, Reggi dovrà risolvere importanti questioni: quella urbanistica che ha fatto vacillare la maggioranza, la revisione del Piano Regolatore, il miglioramento del sistema viabilistico, l'arredo urbano della città, la riqualificazione di alcuni angoli del centro storico come Piazza Duomo tuttora sfregiata dai rattoppi di cemento.

Riuscirà la Piacenza “città manageriale e competitiva” - siamo settimi in Italia - a darsi un ritmo più incalzante per trovare soluzioni positive?
Riusciranno gli uomini di questa provincia, a tutti i livelli, a fare scelte di alto profilo per garantire alla Fondazione quel ruolo, da più parti sollecitato, di un Ente al servizio del territorio con capacità progettuali sullo sviluppo?
Ricerca e innovazione sono le leve per superare la crisi di competitività.
Piacenza ha fatto la scelta di puntarci.
Ma bisogna crederci.
Sono opportunità che Piacenza deve cogliere e qui la sua classe dirigente - che a volte appare impacciata, scollegata, impreparata, inadeguata o vittima di veti incrociati - dovrà dimostrare di saper vincere sfide importanti per evitare il declino e rilanciare l'economia.
Ci piace l'immagine di una terra che produce ricchezza e conoscenza.
Dove si vive bene. Una terra di frontiera sì, ma aperta, che guarda all'Europa.
Una terra che sa accogliere gli immigrati e sa rispondere all'emergenza delle nuove povertà.
Il Censis, nella fotografia della condizione economica e sociale, ha collocato i piacentini tra i “pellicani” perché caratterizzati da una attività instancabile.
Ci piacerebbe essere tra i “falchi” che hanno un alto livello di sviluppo economico e di benessere e investono nelle attività culturali.
L'ideale sarebbe salire tra le “città aquila” con un buon potere economico e un alto livello di benessere.
Ci accontentiamo di un “progetto per vivere Piacenza”, un progetto di alto profilo e di grande respiro.
Un piano che trasformi il sopravvivere in vivere pieno.
Piacenza ha bisogno di una scossa.
Ma bisogna volare alto.
Non c'è posto per l'inerzia e la superficialità.
Non mancano le ragioni di speranza.
Penso al grande ruolo del volontariato.
Penso ai giovani che credono nella possibilità di un cambiamento.
Con queste speranze a nome di tutta la famiglia di Libertà, Telelibertà e Libertà on line auguro a tutti voi un 2005 ricco di fatti positivi, di problemi risolti, di buone notizie per la nostra terra.
Buon 2005.
gaetano.rizzuto@liberta.it



pubblicazione: 31/12/2004
aggiornamento: 01/01/2005

Gaetano Rizzuto 4914
Gaetano Rizzuto

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