LIBERTA' del 12/07/2003 : Sono 2.200 le unità immobiliari dello Stato presenti nel solo Comune di Piacenza. C'è di tutto, dalla chiesetta ai binari dell'Arsenale, da Palazzo Farnese alla Pertite. Un elenco sterminato, fresco di aggiornamento da Roma. Alcuni sono beni inalienabili, nel senso che le amministrazioni pubbliche che li possiedono li considerano strategici per le loro attività (è il caso, ad esempio, dello scalo del Genio Pontieri o dell'ex Arsenale). Ma per tanti altri lo Stato è pronto a metterne in conto la dismissione cercando la strada per sbloccare procedure sinora ostaggio di inestricabili pastoie burocratiche. Un piano nazionale di cui potrebbero avvantaggiarsi gli enti locali, Comune di Piacenza compreso. Il punto è stato fatto ieri dalla commissione consiliare 4, “sviluppo economico”. Relatore il consigliere comunale Giacomo Vaciago (Margherita), nelle sue vesti di delegato del sindaco Roberto Reggi allo studio delle modalità per la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico della città. Impresa tutt'altro che semplice, ha ammesso Vaciago, visto il ginepraio legislativo che avvolge la materia. Ma la strada che ha deciso di battere il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, con la creazione della Patrimonio spa, segna un punto di svolta che merita attenzione. La novità sta nel fatto che, con decreto del ministro (che punta ad alienare patrimonio pubblico per fare cassa) ora si possono trasferire i beni dello Stato a una società privata che il giorno dopo è già in grado di metterli in vendita. In linea teorica, certo, nel senso che ci vorrà il benestare del ministero di volta in volta competente (la Difesa per le aree militari e i Beni culturali per gli edifici storici), ma si riuscirebbe ad accorciare di molto tempi di sdemanializzazione che di norma sin qui hanno richiesto non meno di 10 anni. L'obiettivo di Vaciago è fare in modo che il Comune possa mettere mano su immobili importanti per la città, per questo intende portare Palazzo Mercanti a siglare un protocollo d'intesa con i tre ministeri coinvolti (Economia, Difesa, Beni culturali) e aprire un tavolo di trattative incrociate. Il nodo sarà far sì che queste trattative siano di reciproco interesse, come, incalzato dal richiamo alla concretezza arrivato da Filiberto Putzu (Piacenza Nostra) e Carlo Mazza (gruppo misto), ha sottolineato l'assessore Marco Elefanti (sviluppo economico). Ma dalla sua il Comune ha un vantaggio: per avere valore di mercato gli immobili statali (si pensi all'ex ospedale militare) necessitano di un'opportuna destinazione d'uso, ed è l'ente locale che può dargliela. L'ipotesi di ragionamento è, dunque, questa. Il Comune individua una serie di edifici pubblici di suo interesse prioritario, per i quali è disposto a mettere mano al portafoglio (ma non è escluso che la legge consenta anche, in certi casi, la chance dell'acquisizione in concessione gratuita trentennale). E per riuscire a spuntare prezzi favorevoli potrebbe concordare di attribuire ad altri immobili giudicati non strategici, e che lo Stato vuole alienare, destinazioni d'uso tali da valorizzarne le caratteristiche, in modo che il prezzo di vendita a potenziali compratori privati possa essere vantaggioso per Tremonti. La strada è ancora lunga e tortuosa, ma per Vaciago ed Elefanti, si può battere.
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