di Ettore Gotti Tedeschi
Dopo aver letto ancora una volta in menù di ristoranti, sia stranieri che italiani, proporre la “coppa di Parma” e il “provolone di Cremona” il gutturnio emiliano e i tortelli con la coda sempre emiliani, mi permetto di suggerire un'azione di maggior valorizzazione del nostro Marchio territoriale, sono certo di non dire nulla di nuovo, soprattutto ad una persona del livello e qualità del prof. Elefanti, ma provo a insistere ugualmente, perché tra il dire e il mare c'è di mezzo il fare… Più un mercato è competitivo più si possono creare confusioni, temporanee o permanenti, di indifferenza fra i prodotti, nella loro qualità, nel prezzo, etc. In molti casi di successo il Marchio di origine territoriale produce non solo un valore e un premio di prezzo per i prodotti che comprende, ma anche una quota di mercato non tanto o solo del prodotto quanto del territorio. Il territorio diventa così un prodotto. Esiste una marca piacentina? Se anche la risposta fosse si, direi che ha un forte potenziale sottoutilizzato e insisterei nel pensare che un maggior sviluppo di questa capacità o valore possa creare un riferimento di competitività per i prodotti della nostra economia, per sviluppare iniziative tecnologiche, per canalizzare investimenti, persino sviluppare un correlato turismo, competendo così con altri territori. E' vero che sappiamo fare prodotti eccellenti ma, per favore non offendetevi, li proponiamo con timidezza verso territori più aggressivi, dirò di più, lo facciamo con un po' di anarchia, di individualismo, molto piacentino. L'organizzazione ha il suo peso in queste iniziative, creare una Direzione della Marca Piacentina significa investimenti, ragionevoli se ci sono volumi alti che li giustifichino e strutture produttive adeguate poi a valle. Bisogna trovare un bravo esperto di marketing che la gestisca, bisogna fare un piano di coinvolgimento dell'Ente Fiera per ricavare una missione al suo interno (la Fiera dovrebbe rappresentare lei stessa il marketing di Piacenza). Bisogna raggruppare i produttori di prodotti "piacentini" in una società, bisogna capitalizzarla, (risparmio la lista dei soggetti candidati alla capitalizzazione), fare un piano strategico e via. Che dice prof. Elefanti, vale la pena tentare ?
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