Il presidente degli Industriali, Emilio Bolzoni, non è mai stato tenero quando si è trattato di chiedere i treni promessi a Piacenza in vista di Expo 2015. Né ha mai accettato soluzioni di basso profilo, certo che i pendolari piacentini meritassero qualcosa di più di una semplice "navetta" legata alla fiera mondiale da venti milioni di visitatori.
«I lavori sono in corso, questo lo posso garantire - spiega Bolzoni - Ora faccio fatica a esprimermi in modo definitivo, perché la fase è delicata, cruciale. Ci siamo lasciati prima dell'estate con due proposte: una fatta da Tper, durante un incontro a Bologna, e una fatta da Trenord, durante un incontro a Milano. Dalla settimana prossima, i nostri interlocutori saranno di nuovo reperibili negli uffici: discutere il progetto sarà la nostra priorità. Noi non rinunciamo, mai. Spero che entro la fine di settembre potrà essere detto qualcosa di più definitivo».
Il nodo è questo: si tratta di valutare quante corse possono occupare la tratta, e come pagare tutti i costi, con un coinvolgimento anche governativo.
Lombardia, Emilia-Romagna, Comune e Provincia di Piacenza, con la mediazione di Confindustria, avevano concordato di usare l'Expo 2015 come "test"; parte del servizio sarebbe stato sempre svolto da Trenord (con treni però rinnovati), mentre il potenziamento maggiore sarebbe arrivato dalla Tper (cioè l'impresa ferroviaria della Regione Emilia-Romagna), utilizzando i suoi treni di fabbricazione svizzera Flirt. RFI, che ha in capo la gestione dei binari, aveva confermato la disponibilità di tracce orarie.
Il punto centrale del dibattito che si è articolato nel triangolo Piacenza-Milano-Bologna è sempre stato solo uno, imprescindibile per Bolzoni: 33 corse giornaliere nelle due direzioni (33 da Piacenza verso Milano e 33 da Milano verso Piacenza) con una frequenza ogni 30 minuti per tutto il giorno tranne la notte; 33 corse delle quali 10 in sostituzione di 10 esistenti e quindi, almeno 23 corse al giorno (23 coppie) in più e fatte con treni nuovi. Perché sull'altro piatto della bilancia ci sono la pessima qualità del materiale rotabile e l'età altissima dei treni (cinquant'anni e più), ci sono sedili disfatti, bagni inservibili, vetri rotti, aria condizionata accesa in inverno e rotta in estate, sporcizia annidata negli angoli, senza dire della mancanza di posti a sedere.
Nel 2012, il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, aveva annunciato un'azione legale nei confronti di Trenitalia, prima Provincia in Italia a ricorrere alla legge per sostenere un caso di esasperazione "piacentino", dopo che si erano diffuse le foto di treni congelati, porte che non si aprivano, vagoni invasi dalla neve, sedili inutilizzabili. Il presidente Trespidi ha ora ribadito come i soldi dalla Provincia siano già teoricamente erogabili alla causa dei nuovi treni (due milioni di euro per finanziare il primo anno di servizio), sottolineando tuttavia come sarà necessario aspettare un nuovo incontro tra Lombardia ed Emilia-Romagna, quest'ultimo rallentato, probabilmente, anche dalle imminenti elezioni regionali.
I piacentini vorrebbero tuttavia chiudere la partita prima dell'apertura dei seggi di novembre, così da consegnare alla prossima amministrazione di viale Aldo Moro a Bologna un impegno già preso, blindato dalla Lombardia, e dunque non più rinviabile. Anche perché i collegamenti possibili, e mai realizzati, sono sul tavolo da più di cinque anni. Da ancora prima, se si pensa a quando si chiamava "metro leggera", oggi diventata "collegamento di qualità".
L'unica cosa certa, ora, è che i treni per Milano da Piacenza aumenteranno, sì, ma unicamente di prezzo, a partire da settembre. E se Parigi, con l'Expo, ha consegnato al mondo il simbolo immortale della Tour Eiffel, Piacenza si chiede perché non possa avere treni che, se non passeranno alla storia, saranno almeno ricordati perché dignitosi. Malac. LIBERTA' 03/09/2014
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