di Giacomo Vaciago
In un mondo così pieno di turbolenze, solo un “governo tranquillo” può produrre sviluppo economico, anzitutto stabilizzando le aspettative delle famiglie e delle imprese. E' quanto vediamo ogni giorno in America, ma anche a Roma, e a Piacenza. Qui da noi, il cambio di amministrazione significa due cose: correggere e/o completare alcune partite in sospeso; far partire i nuovi progetti. Per il passato, due sono i maggiori problemi, e riguardano vendite - a dir poco frettolose - della precedente Amministrazione. Ci sono importanti aree del polo logistico, vendute dal Comune, che devono essere utilizzate al più presto. C'è poi la rivendita del 40% di Tesa. Cercherei però di evitare altre parcelle miliardarie agli amici professori, strumentalizzando la reputazione dell'Università (abbiamo visto il mese scorso che queste cose non piacciono neppure ai preti di destra...).
Chiudere presto con il passato e poi guardare avanti. In modo tranquillo, anche perché di tempo ce ne è tanto, se non lo si spreca.
Propongo tre regole, semplici da ricordare.
1) Valorizzare le risorse migliori: polo universitario e polo logistico vanno ancora fatti incontrare. I nostri successi degli anni '90 sono infatti incompleti, e il loro compito di “incubatori” di nuove iniziative imprenditoriali non è ancora sbocciato.
2) Senza crescita non ci sono le risorse per fare le riforme che la crescita richiede. E' questo il circolo vizioso in cui si trova oggi l'Italia, e in proporzione qualcosa del genere è vero anche a Piacenza. Ma i capitali non sono scarsi, in giro per il mondo. Anzi, in questi anni ne abbiamo sprecati tanti: pensiamo ai miliardi investiti in Argentina e a Wall Street! Attirare capitali a Piacenza non è impossibile: quando iniziamo a farlo?
3) Da noi - come nel resto del Paese - non si è ridotto, anzi, il divario tra l'efficienza che caratterizza le imprese private e quella che è invece tipica della struttura pubblica. E' questo divario che rende aleatorio il ritorno economico di tante iniziative, e che scoraggia quindi l'afflusso di capitali. Il primo dovere della nuova amministrazione - a maggior ragione essendosi data obbiettivi molto ambiziosi - è dunque quello di aumentare la produttività della macchina pubblica. Sappiamo che la forza di una catena è data dalla forza dell'anello più debole. Qualcosa di simile vale per lo sviluppo locale: sono i punti di debolezza dell'amministrazione pubblica - cioè la professionalità dei dipendenti e la qualità dell'organizzazione - che decidono la competitività di un territorio.
|