Approvato dal Senato con 160 si, 119 no.
Circoscrizioni e sbarramenti. Alla Camera torna il voto ai partiti.
Che si voti ad aprile, o a maggio, lo faremo in un altro modo. Il sistema maggioritario, con il quale negli ultimi dodici anni sono stati eletti i membri di Camera e Senato, andato in soffitta. Lasciando il posto ad un sistema proporzionale "corretto" da sbarramenti, vincoli di coalizione e premi di maggioranza. Ecco come funzionerà per l'elezione dei membri della Camera dei deputati.
Una volta promulgata la nuova legge, saranno ridisegnate le "mappe" della geografia elettorale del Paese. Al posto dei collegi uninominali, nei quali finora si votava il candidato "accompagnato" dai simboli dei partiti o dello schieramento collegato, arriveranno le circoscrizioni. Si tratta di 26 ampie porzioni di territorio (più la Val D'Aosta), nel quale ogni partito proporrà il suo simbolo e il suo listino di candidati. La ripartizione dei seggi avviene su base proporzionale: più voti si prendono, più deputati quel partito porterà a Montecitorio. Più tecnicamente, questo risultato sarà il frutto di un calcolo che terrà conto di quanti voti la singola lista ha preso in tutta Italia, di quanti voti ha preso in ogni circoscrizione, e di quanti sono gli eletti che ciascuna circoscrizione esprime (in ognuna vengono eletti un numero preciso di deputati).
Non si potranno esprimere preferenze tra un candidato e l'altro: le liste che i partiti proporranno ai propri elettori saranno "bloccate" (se quel partito prende 10 deputati, entrano i primi dieci, e così via).
Ci sono però vincoli di cui le formazioni politiche e gli elettori devono tener conto. La nuova legge elettorale, infatti, prevede tre soglie al di sotto delle quali i voti vengono sostanzialmente "neutralizzati". La prima è stata fissata per spingere i partiti a costruire coalizioni il più ampie possibile: se la somma dei partiti coalizzati tra loro (ad esempio la Cdl) non raggiunge il 10%, quella coalizione non porterà deputati in Parlamento. La seconda soglia è stata invece immaginata per spingere i partiti a coalizzarsi: le formazioni che, presentandosi al di fuori di ogni alleanza (come fece la Lega di Bossi nel 1996) non raggiungono il 4% dei suffragi, restano fuori da Montecitorio. Più bassa infatti la soglia per i partiti che si coalizzano: i partiti che, pur alleandosi con altri, non arrivano al 2%, resteranno fuori dal Parlamento.
Con lo scopo di garantire alla coalizione vincente una maggioranza di seggi in grado di governare, il legislatore stabilisce, infine, che lo schieramento che ha ottenuto più seggi avrà il cosiddetto premio di maggioranza. Tradotto in numeri, vuol dire che se il Polo vincente non arriva a 340 seggi, gliene verranno "regalati" tanti quanti ne mancano per arrivare a questa cifra. Che garantisce un margine di 25 deputati in più della maggioranza assoluta (316 parlamentari) dell'assemblea di Montecitorio.
Proporzionale "regionale" per eleggere i Senatori.
La nuova legge elettorale di impianto proporzionale cambia anche i criteri di elezione dei membri del Senato della Repubblica. Anche in questo caso, come per la Camera, spariscono i collegi uninominali e i relativi candidati, per dar e spazio a liste di partiti e liste "bloccate". Cambiano però, rispetto alle regole previste per l'elezione dei deputati, le soglie "di sbarramento". E, soprattutto, diversa è la modalità di ripartizione dei seggi
L'assemblea di palazzo Madama sarà eletta, come quella di Montecitorio, in modo proprizonale: più voti prende un partito, più senatori elegge. Ma, a differenza di quanto accade alla Camera, dove la ripartizione tiene conto di quanti voti ha preso un determinato partiti in tutta Italia, la ripartizione dei seggi avverrà su base regionale. Vale a dire che ogni regione, proporzionalmente a quanti voti presi dai singoli partiti, eleggerà un certo numero di parlamentari.
Anche le soglie (che alla Camera vengono calcolate su base nazionale) sono calcolate su base regionale. In altre parole, se la media nazionale di un partito supera la soglia prevista, quel partito potrebbe non raggiungerla in ua certa regione. E ciò significa che in quella regione i suoi voti non serviranno ad eleggere alcun senatore.
Per l'elezione dei senatori le soglie sono diverse da quelle fissate per la Camera. In ogni regione restano fuori: le coalizioni che non arrivano a prendere il 20% voti; i partiti non coalizzati che non raggiungono l'8% dei voti; i partiti coalizzati che restano sotto allo sbarramento del 3% dei suffragi.
Anche il premio di maggioranza, che per la Camera viene assegnato tenendo conto dei seggi ottenuti su base nazionale, al Senato viene assegnato su base regionale. Ciò vuol dire che se un Polo vince in Sicilia, e un'altro vince in Emilia Romagna, entrambi, ciascuno nella propria regione, otterranno un "bonus" di seggi pari a fargli raggiungere (sempre in quella regione) il 55% dei consensi.
Da notare che i criteri "regionali" con cui sono stabilite soglie e premi di maggioranza hanno costituito il principale terreno di scontro tra i sostenitori della legge e chi si è opposto, adducendo motivi di dubbia costituzionalità.
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