In media una famiglia italiana paga 180,98 euro all'anno per la tassa o la tariffa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani. E' il risultato di un'indagine nazionale della Uil (Unione italiana lavoratori) sui 104 capoluoghi di provincia che vede Piacenza superare, seppure meno di altre realtà, questa media con 205,60 euro all'anno. La ricerca, commenta Guglielmo Loy, segretario confederale Uil, prende come campione un nucleo familiare di 4 persone con una casa di ottanta metri quadrati. Gli importi considerati sono comprensivi delle addizionali comunali (10 per cento) o dell'Iva (10 per cento) per chi applica la tariffa, e del tributo provinciale (facoltativo fino ad un massimo del 5 per cento), e tengono conto anche della composizione del nucleo per le famiglie (quelle che vivono in una città che applica la tariffa).
Piacenza applica una tariffa già da anni, è stata tra le prime città ad attuare un passaggio previsto dal decreto Ronchi per la progressiva trasformazione da tassa indifferenziata a tariffa - c'è tempo sino al 2008 per mettersi in regola - che punta a valutare il costo sulla base del criterio della effettiva produzione dei rifiuti e di coprire almeno l'85 per cento del costo del servizio.
Guardando ai valori del 2006, tra le città medio-piccole quella che risulta più costosa nell'indagine è Caserta, dove si applica una tariffa pari a 314euro annui, mentre la più leggera è Reggio Calabria con 76 euro. Meglio di noi stanno, per esempio, Cremona, con 99euro, o Brescia con 122 euro. Anche Lodi paga di meno, con 177 euro o Pavia con 168.
La ricerca Uil segnala poi una cifra pari a 218 euro a Parma e per contro a 181euro a Reggio Emilia, due città oggi alleate attraverso la società Enìa.
Altre curiosità: analizzando i dati forniti dalla Uil emerge che - tra i capoluoghi di regione - è Perugia la città dove la tassa sui rifiuti costa di più, con un gettito annuo di oltre 250euro, seguita da Venezia (241), Napoli (226), Milano (209), a Bologna si versano 180euro, mentre la città meno cara è Campobasso con 96 euro.
In generale, risulta che dal 2004 al 2006 ben settanta città hanno praticato una maggiorazione con aumenti anche molto forti, il più elevato è a Teramo (+211 per cento), ma c'è anche chi - sette città - hanno diminuito la tariffa, ad esempio a Rovigo si è scesi del 10 per cento.
Piacenza presentava un valore annuo complessivo di 181,90 euro nel 2004, diventato nel 2005 e nel 2006 di 205,60 euro, con un incremento del 13 per cento di aumento.
«Sulle tariffe locali va fatta chiarezza - chiede la Uil - le amministrazioni non dovrebbero utilizzare lo strumento delle tariffe dei servizi locali come ordinaria leva fiscale, a cui peraltro non si accompagna, di norma, maggior qualità, efficienza ed efficacia del servizio».
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