da Libertà del 26 maggio 2005
Voto agli immigrati? «Grazie, ma prima abbiamo bisogno di veder soddisfatti altri diritti». Sono ormai 18mila gli stranieri residenti in provincia, 7mila nel solo Comune di Piacenza: agli enti locali chiedono passi concreti in tema di rappresentatività ai tavoli del confronto, alle istituzioni un riconoscimento del loro status professionale per una partecipazione qualitivamente più elevata al mercato del lavoro, e al territorio la risoluzione urgente di un'emergenza per molti di loro ancora drammatica, ovvero la casa. Nato come convegno sulla “Partecipazione politica e rappresentanza degli immigrati in Italia: percorsi e prospettive”, il convegno di ieri, organizzato nella Cappella Ducale di Palazzo Farnese dall'associazione Società Aperta, con la partecipazione degli assessori Leonardo Mazzoli (Comune) e Paola Gazzolo (Provincia), e dei consiglieri Alessandro Ballerini (Comune) e Tommaso Foti (Provincia), ha squarciato il velo sulle istanze più urgenti della popolazione straniera che vive all'ombra del Gotico, denunciate ieri da diversi rappresentanti di associazioni di immigrati sul territorio. L'incontro, moderato da don Davide Maloberti (direttore del Nuovo Giornale), era stato aperto dai saluti del presidente di Società Aperta, Pietro Perotti, e dalla relazione di Paola Scevi. L'esperta, docente di diritto delle migrazioni alla Cattolica di Piacenza, ha descritto quali passi legislativi restano ancora da compiere in Italia per giungere all'estensione del diritto di voto ai cittadini stranieri, sostanzialmente, una revisione costituzionale. Una decina, finora, i progetti di legge presentati sull'argomento, uno dei quali a firma, fra gli altri, del parlamentare piacentino Foti. Ed è proprio Foti a mettere il dito nella piaga di quello che stigmatizza come «un accordo per decidere di non decidere»: «E' ora di smetterla col minuetto dell'ipocrisia, perchè in questa legislatura non ci sarà nessuna modifica costituzionale», accusa Foti, sferzando anche le amministrazioni locali, che invita, per esempio, a ripensare la formula delle consulte e a compiere un monitoraggio puntuale e non burocratico delle istanze degli stranieri residenti. «Sbagliato giocare al ribasso», oppone Mazzoli. Perchè Palazzo Mercanti non ha ancora proceduto in tema di consigliere aggiunto? «Occorre leggere la storia del territorio, non escludiamo questa possibilità ma per arrivarci è necessaria una partecipazione autentica, frutto di una raggiunta consapevolezza». Provocatoria la proposta di Ballerini: «Istituiamo un voto consultivo», argomenta il consigliere comunale d'opposizione, che non tralascia di lanciare strali sui criteri adottati per inviare da Piacenza i due rappresentanti nella Consulta regionale («scelti e non eletti», protesta), e tira in ballo i sindacati, da cui «la maggior parte degli stranieri si sentono trascurati sotto il profilo di una preparazione alla maturità politica». Per Gazzolo (Provincia), infine, opportuno l'avvio di consulte provinciali, e, dai Comuni piacentini, auspicabile l'inizio di una riflessione sul diritto di voto degli stranieri per le amministrative. Ma, prima di qualsiasi diritto di voto, le domande che vengono dagli stranieri sono altre: «Come sono stati impiegati i contributi piovuti a Piacenza sul tema degli immigrati?» (Hamed Bendamane, Unione Interculturale arabo-italiana). «Perchè sull'emergenza stranieri di via Roma le nostre associazioni non vengono mai consultate?» (Kalid Ziri). «Perchè ho due lauree ma non posso insegnare nelle scuole pubbliche?» (Adriana Hoxha).
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