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Stato-Comune, primo sì sui beni demaniali

Un protocollo d'intesa per arrivare, entro i quattro mesi successivi, alla stipula di un "Programma unitario di valorizzazione territoriale di immobili pubblici". E' il federalismo demaniale che, dopo tante parole, prende forma operativa. Da Roma il demanio ha fatto pervenire in questi giorni a Piacenza l'attesa risposta alla nota inviata in febbraio dal Comune in cui, a seguito di apposita delibera consiliare di fine novembre 2011, si manifestava la volontà dell'ente locale di aderire al federalismo demaniale varato dal governo Berlusconi che, nella sostanza, si propone di indirizzare verso un percorso di valorizzazione edifici e terreni dello Stato altrimenti lasciati a un destino di abbandono e degrado, e di farlo avendo come diretti interlocutori i Comuni interessati.
La risposta arrivata dall'Agenzia del demanio segna l'avvio dell'istruttoria necessaria per arrivare al Programma unitario di cui si diceva, al fine, viene specificato, di «intraprendere un iter organico di razionalizzazione, ottimizzazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico presente» in città, «in coerenza con le strategie di sviluppo territoriale e con gli indirizzi comunali di programmazione economico-finanziaria e pianificazione urbanistica, avuto riguardo, in particolare, al Piano strutturale comunale di prossima adozione».
In concreto: via libera al protocollo d'intesa tra ministero dell'Economia, Agenzia del demanio e Comune, per arrivare, in quattro mesi, al Programma unitario di valorizzazione attraverso la costituzione di un tavolo tecnico operativo e «studi di fattibilità, anche i termini economici, delle possibili ipotesi di utilizzo» dei beni in questione.
L'elenco, passibile di modifiche e integrazioni, al momento comprende gli immobili demaniali che già erano stati segnalati dal Comune. Sono dodici: ci sono due parti dell'ex caserma Cantore (porzione est su stradone Farnese e porzione dell'ex chiesa di S. Agostino), il complesso della cittadella giudiziaria tra via del Consiglio e via Roma (scuderie di Palazzo Madama, Palazzo Landi, la chiesa di San Lorenzo e l'ex palazzo della Posta). Ancora: la caserma Cella (ex chiesa e convento Benedettine) in vicolo Buffalari, le caserme Dal Verme e Alfieri in via Benedettine, palazzo Costa Ferrari in via Carducci, la caserma De Sonnaz in via Castello, palazzo Serafini nell'omonimo vicolo, l'ex Casa dei martiri fascisti in via Borghetto.
L'originaria lista del Comune di beni ne indicava 24 - da palazzo Farnese all'ex convento del Carmine in via Borghetto, da bastione San Sisto a bastione Borghetto e torrione Borghetto, dall'ex caserma Zanardi Landi di viale Malta (una parte) all'ex rimessa locomotori di via Pisoni denominata Berzolla -, una parte dei quali è stata stralciata per essere avviata su un binario più diretto in quanto rappresentano opere di interesse pubblico, e Palazzo Mercanti conta, alla luce di una specifica procedura prevista dalle norme sul federalismo demaniale, di vedersele cedere gratuitamente sulla base di una serie di progetti che devono però risultare molto convincenti e precisi nel contemplare funzioni e sostenibilità economica.
Tornando ai dodici beni in elenco, il Programma unitario di valorizzazione, si legge nelle carte a cui la giunta ha dato in questi giorni il via libera, ne costituirà «la governance per l'attuazione delle reciproche intenzioni» di demanio ed ente locale. «Nel caso in cui sia necessario procedere a una variazione degli strumenti urbanistici, il Comune promuoverà la sottoscrizione di un accordo di programma». All'ente locale, dice il protocollo d'intesa, «può essere attribuita una quota tra il 5% e il 15% del ricavato dalla vendita degli immobili valorizzati se di proprietà dello Stato da corrispondersi, a richiesta del medesimo ente locale, in tutto o in parte, anche come quota dei beni oggetto del processo di valorizzazione». Al Comune «è riconosciuta una somma» nel caso gli immobili, sempre «ai fini di una loro valorizzazione, siano oggetto di concessione o locazione onerosa».
Gustavo Roccella
gustavo. roccella@liberta. it


19/04/2012


pubblicazione: 19/04/2012
aggiornamento: 07/05/2012

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