Continua lo "sciopero" verbale del candidato sconfitto
Dario Squeri non ha ancora rotto il silenzio in cui si è rinchiuso poco dopo le 17 di lunedì scorso, quando ha commentato la sconfitta subita al ballottaggio da Roberto Reggi.
Ha messo da parte la politica e si è gettato a capofitto nel lavoro, tornando pienamente operativo nell'azienda di famiglia di Casaliggio, comprensibilmente trascurata durante gli intensissimi giorni di campagna elettorale. Anche per tutta la giornata di ieri, come già per quella di martedì, il candidato sindaco del centrodestra non ha risposto a giornali e televisioni che ne reclamavano un commento al risultato del voto e a tutte le dichiarazioni che vi hanno fatto seguito, soprattutto da parte di alti esponenti della sua coalizione.
I quali, pur lodandone l'impegno profuso, lo hanno in qualche modo "scaricato", addossando sulla sua figura gran parte della responsabilità del tracollo.
È anche per questo che Squeri preferisce non rilasciare interviste: certe parole gli hanno fatto male forse più del bruciante esito delle urne, che già aveva minato il suo morale. Chi lo ha incontrato lo descrive comprensibilmente molto giù di morale, si sentirebbe tradito da quei piacentini che in due occasioni consecutive, quando era portacolori del centrosinistra in corsa per la Provincia, gli avevano riservato solo gioie e soddisfazioni e che invece il 10 e 11 giugno lo hanno lasciato solo con i suoi rimpianti.
Ma si sente abbandonato anche da qualcuno dei "suoi" o per meglio dire da quelle persone che riteneva dalla sua parte e che invece, a suo avviso, non lo avrebbe sostenuto a dovere.
I primi segnali si erano già avuti dopo il ballottaggio, quando l'entourage che lo ha affiancato aveva pesantemente bacchettato alcuni candidati consiglieri, "colpevoli" di aver avuto troppi voti disgiunti a proprio favore.
Il cellulare di Squeri suona in continuazione, ma sono davvero pochi coloro a cui risponde e generalmente quasi mai per parlare di politica. Per quello ha scelto di tenere qualche faccia a faccia con pochi fedelissimi, dai quali però non trapela alcuna indiscrezione.
In particolare, pare impossibile sapere se accetterà di sedere in consiglio comunale tra i banchi dell'opposizione o si dimetterà, ipotesi che nelle ultime ore pare aver preso quota.
Ma è ancora presto per dirlo, le decisioni di queste ore a mente fredda potrebbero essere riviste.
«Ho visto mio fratello in azienda - spiega l'ex assessore Alberto Squeri - e abbiamo parlato solo della fabbrica. È ovvio che non è al settimo cielo, ma ci sono tante cose a cui pensare in ditta, quindi adesso è assorbito solo da quelle». Di più, impossibile sapere.
Michele Rancati, Libertà del 14 giugno 2007
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