Dopo un braccio di ferro durato settimane tra Ds e Margherita un annuncio a sorpresa
Piacenza - «Visto che i miei consigli sono considerati comunque e sempre di parte, ritengo di uscire da questa inutile e dannosa contrapposizione per lasciare penamente la responsabilità di decidere a chi ce l'ha, in coerenza con le proprie valutazioni politiche». E' Dario Squeri che spiega così la decisione di «Fare un passo indietro. Poiché in politica chi ha il maggior peso di responsabilità lo deve dimostrare facendo anche un passo indietro io ritengo che oggi, per il bene della coalizione, questo passo indietro debba essere fatto». La parola, ora, spiega Squeri va ai Ds. Si determina così una svolta nel braccio di ferro che sulla scelta tra Giuseppe Sidoli e Marco Carini. ha visti contrapposti larghi settori dei Ds ad altri della Margherita. Ed ora la decisione dell'ex coordinatore dell'Ulivo assume anche i contorni di una sfida ai Ds. Infatti afferma: «A questo punto ritengo che il partito dei Democratici di sinistra, essendo il maggior partito della coalizione, debba essere coerente con la propria posizione pervicacemente sostenuta fino ad oggi ed assumersi fino in fondo, tramite il suo segretario Alberto Borghi, la responsabilità che gli spetta di guidare la coalizione con un candidato di sinistra. Infatti nessun candidato moderato può essere imposto al partito dei Ds, ma solo con esso condiviso. E se questo candidato non è pienamente condiviso, è giusto che sia il segretario Borghi ad assumere la responsabilità della guida della coalizione con il proprio candidato». Dario Squeri motiva poi le ragioni che lo hanno portato a sostenere la sua posizione. «Per quel che mi riguarda ho cercato in buona fede di dare dei consigli e di fare delle proposte sulla base della mia esperienza politica e della mia storia, così come ho fatto da coordinatore dell'Ulivo. Non ho mai inteso discriminare i Democratici di sinistra - spiega - con i quali ho collaborato a lungo e proficuamente in questi anni. Le mie sono solo delle valutazioni di ordine di strategia politica per arrivare ad ottenere la vittoria. Ritengo pertanto, visto che i miei consigli sono considerati comunque e sempre di parte, di uscire da questa inutile e dannosa contrapposizione per lasciare pienamente la responsabilità di decidere a chi ce l'ha, in coerenza con le proprie valutazioni politiche». Ripercorre, poi, la lunga vicenda di queste settimane nella quale si sono contrapposte due visioni strategiche diverse l'una incarnata dal presidente uscente e l'altra dalla componente di sinistra dell'Ulivo, i Ds che hanno sostenuto un proprio candidato. «Non è un mistero - spiega Squeri - che io abbia sempre sostenuto l'esigenza di indicare un candidato del centro moderato. Un'indicazione, o meglio un consiglio che non nasce da una scelta di appartenenza, ma dalla mia esperienza e da una semplice valutazione di ordine politico. Infatti, nel momento in cui la coalizione di centro centrosinistra si è allargata a Rifondazione, e quindi si è spostato verso sinistra l'asse politico dell'alleanza, occorrerebbe riequilibrare con un candidato di centro la rappresentanza dell'ala moderata del centrosinistra stesso, anche per rassicurare quell'elettorato moderato senza il quale il centrosinistra difficilmente può vincere in una realtà come Piacenza. La seconda valutazione è anch'essa puramente e solamente di opportunità politica: infatti, per sottrarre voti al candidato del centrodestra Foti, il centrosinistra deve, a mio parere, giocare in casa dell'avversario, cercando, dopo aver fatto il pieno di voti a sinistra, come è del resto naturale, di convincere l'elettorato incerto del centro e del centrodestra che la proposta politica e il candidato del centrosinistra possono sostanzialmente dare delle forti garanzie. Questi miei consigli e queste mie valutazioni sono sempre stati scarsamente considerati dalla segreteria locale dei Ds che ha sempre ritenuto fosse venuto il momento di proporre un candidato di sinistra e che sarebbe stato vincente. Su queste due posizioni oggi si è sostanzialmente bloccato il grande potenziale politico del centrosinistra a Piacenza».
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