I commenti a caldo delle forze del centrodestra sulla formazione della Giunta-Reggi
LIBERTA' del 21/06/2002 La nuova Giunta vista dagli altri? «Debole», di «basso profilo» sibilano i più severi, rispedendo al mittente il giudizio tranciante mosso all'ex Giunta Guidotti. C'è chi evita battute a caldo, ma si dice «sorpreso» di certi assetti, qualcuno imbocca la via dell'eleganza e preferisce astenersi da valutazioni della prim'ora per augurare semplicemente buon lavoro. Ecco le reazioni degli “altri”, gli avversari politici.
Un posto a sé occupa l'ex sindaco Guidotti. Come andò quattro anni fa? «Non ci furono certi problemi - risponde l'interessato - chiesi una rosa di nomi ai vari partiti che mi appoggiarono e in tempo brevissimo mi furono presentate, non ricordo né contrasti, né veti, né preclusioni». Guidotti ricorda invece che qualcuno diede una rosa di nomi «molto ampia», altri «stretta». «Un partito mi ha dato un nome secco». Ma nessuna «turbolenza». Che idea s'è fatto sull'accidentato percorso di formazione? «Pensavo fossero più pronti, mi sembrava che, da prime voci, ci fosse una forte penalizzazione dei Ds e quando si sono impuntati, mi è parso avessero ragione...». I nomi? «Ramonda è un buon nome, l'ho sempre apprezzato come direttore di Tesa, Elefanti l'ho conosciuto in Acap, sono due elementi importanti...».
All'aplomb di Guidotti, il segretario della Lega, Fabio Magistrati oppone un'analisi più severa. «E' chiaro che l'accordo all'interno del centrosinistra non esisteva, non c'era compattezza e dopo la vittoria si sono scatenati veti incrociati, una bagarre. Me l'aspettavo». Sorpreso per l'assenza di Vaciago («ha fatto saltare i primi equilibri»). «Veti e personalismi lasciano la città perplessa e mi pare che abbiano eliminato le persone con maggior esperienza e capacità». La squadra? «Di basso profilo». Con l'azzeramento di candidature «pesanti» di Ds e Margherita e qualche «sconosciuto». Una giunta «tutta da sperimentare».
Il coordinatore di Forza Italia, Claudio Maschi, vede un eccesso di «litigiosità» in questo debutto e una penalizzazione per la componente diessina («sono stati bruciati due vicesindaci»). E' lo «scotto» che si paga a far promesse, dice Maschi, che bolla la squadra come frutto dei partiti, senza grandi «tecnici» che avrebbero dato «valore aggiunto». Vaciago? «E' la vera sorpresa, la formazione perde un pezzo importante, una grossa professionalità, sulla carta la Giunta mi pare debole».
Dal fronte di Alleanza Nazionale, Andrea Paparo aspetta ad esprimersi, ma giudica uno «spettacolo abbastanza desolante» i meccanismi che hanno portato alla nascita dell'esecutivo. «Alla luce dell'idea di unità e di entusiasmo data da Reggi, mi pare che la luna di miele sia finita. Si è assistito ad una lite furibonda». Paparo annota un'assenza eccellente: Vaciago («A mollare il braccio di ferro è stato Vaciago, ma se si arriva a simili rotture, mi chiedo come possa Reggi governare la città per cinque anni»). Le dimissioni attese dagli enti? Ecco una raccomandazione intinta nel curaro: «Lavori Reggi, aspetti acque più serene, sistemare posti è cosa che non gli viene bene».
Va al sodo il segretario Udc, Pier Antonio Sesenna: «E' fuori Vaciago, l'uomo di maggior rilievo». «A tutti - prosegue - auguriamo però buon lavoro e li attendiamo alla prova dei fatti, ma l'esordio non è dei migliori, per le lotte intestine, le tensioni e qualche regolamento di conti che risale a quatto anni fa. Ora speriamo che si governi davvero e non si perdano cinque anni».
Il segretario dei Liberali Piacentini, Luciano Maccagni obietta: «Reggi in più occasioni ha detto che la squadra era pronta, fatta, in realtà mi sembra un clima da Prima Repubblica, questo, in cui viene rimescolato tutto». E affonda: «Il giorno dopo la vittoria ha detto: mi attendo dimissioni, ma se continuava questo balletto le dimissioni doveva darle lui». Gli assessori? «Compagnia arlecchinata che va dal rosso, al grigio, al verde, al nero del mondo cattolico» difficile, si presume, da tenere insieme. «Mi meraviglia la non partecipazione dell'ex sindaco, di cui ho grande stima indipendentemente dal colore politico, questo lascia intravedere difficoltà non piccole».
Per Filiberto Putzu (Piacenza Nostra) «Con una coalizione così variegata per orientamenti politici ed interessi, si è subito presentato il balletto dei veti incrociati, la classica richiesta di spartizione del potere». «Reggi ha raccontato agli elettori piacentini la favola dell'unità d'intenti, ha dichiarato in Piazza la sera della sua vittoria che con lui avrebbero collaborato i vari politici schierati alle sue spalle...Uno di questi è già stato in malo modo defenestrato».
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