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Smog, Piacenza è tornata indietro di cinque anni

Fabbri (Arpa): occorre un intervento strutturale

Siamo tornati indietro di cinque anni.
L'aria di questo autunno 2006, in particolare, è la più inquinata che si sia mai registrata nell'ultimo lustro.

La situazione critica ha spinto il direttore dell'Arpa piacentina, Sandro Fabbri, ad intervenire a margine del dibattito di questi giorni sui provvedimenti anti-smog con dei dati inconfutabili.

A Piacenza, in via Pietro Giordani angolo Stradone Farnese, dal giugno di quest'anno le polveri fini hanno superato ben 48 volte il limite di legge; gli sforamenti sono stati ben 36 (su 48) nei mesi di ottobre e novembre.
Non si hanno dati sulle Pm10 anteriori al giugno di quest'anno perché solo in quel periodo la centralina di via Giordani è stata dotata degli appositi sensori.

Ancora: dall'inizio dell'anno, la centralina di viale Pubblico Passeggio ha fatto registrare 95 sforamenti del livello di guardia, di cui 27 nel periodo ottobre-21 novembre.

In via Ceno, sempre dall'inizio dell'anno, i superamenti sono stati 88, di cui 23 nel periodo ottobre-21 novembre.

In provincia, la centralina di Lugagnano ha fatto registrare il numero massimo di superamenti dall'inizio dell'anno: 96, di cui 34 sempre nel periodo ottobre-21 novembre.

Che la situazione sia grave a dirlo stavolta è proprio Fabbri.
«Un periodo così nero non lo si vedeva da tempo - osserva il direttore dell'Arpa - ed è un dato oggettivo il fatto che riguardi non solo Piacenza ma gran parte della provincia e, in generale, tutto il bacino padano fino a Modena, Ferrara e Bologna».
I motivi?
«Non so se sia aumentato il traffico veicolare, bisognerebbe controllare i flussi e quant'altro, di certo c'è che il clima di quest'anno non favorisce affatto la dispersione delle polveri fini. Se siamo così ad ottobre-novembre è probabile, visto l'andamento degli anni precedenti, che la situazione diventi ancora più grave nei primi tre mesi dell'anno, periodo tradizionalmente favorevole all'accumulo delle particelle inquinanti».
La strada per combattere l'emergenza Fabbri non la indica:
«Non sta a me farlo, però è chiaro che, non potendosi prendere provvedimenti nei confronti del Padreterno che ci manda questo tempo non ci resta che agire sull'altro dei due parametri: le fonti dell'inquinamento provocato dall'uomo».

Fabbri insiste su una situazione generale che sta interessando tutte le province padane di Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto.

Si veda ad esempio l'andamento in regione negli ultimi 9 giorni.
Piacenza ha sempre sforato il limite dei 50 microgrammi al metro cubo; stessa cosa Reggio Emilia, Ferrara, Modena; idem Parma, Bologna e Imola tranne un giorno; quasi uguale la situazione a Forlì-Cesena mentre l'aria è migliore a Ravenna e Rimini grazie alle brezze marine.

«Occorre proseguire sulla strada degli interventi strutturali - continua Fabbri - di cui parla il piano provinciale di risanamento dell'aria che entro l'anno sarà adottato dalla Provincia. È però necessario che tutti diano il loro apporto ad ogni livello istituzionale, dal piccolo comune al governo».
Se la situazione attuale risulta critica, negli anni scorsi passi avanti sono stati fatti nella riduzione degli inquinanti. In particolare dal 2002 in poi.
«Gli accordi di programma adottati in questi anni - osserva Fabbri - hanno aiutato a ridurre le emissioni inquinanti, purtroppo il loro apporto nel 2006 sta risultando molto minore a causa della cruenza meteorologica attuale».

In tutti i casi, comunque, viene fatto notare, tali sforzi di istituzioni e cittadini hanno sortito risultati ampiamente insufficienti rispetto alle prescrizioni di legge.
Nella centralina del Pubblico Passeggio - per le sue caratteristiche rispecchia la situazione smog della città - dal 1999 ad oggi i superamenti dei valori di Pm10 sono sempre stati abbondantemente superiori alla quota di 35 stabilita dalla legge.
Federico Frighi


pubblicazione: 23/11/2006
aggiornamento: 14/01/2007

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