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domenica
11
giugno
2023
San Barnaba Apostolo



Siniscalco: taglio delle tasse, perché siamo partiti dall' Irap.

Difende la sua linea prudente nel taglio delle tasse «perché di più non si può fare»; giura di non aver ceduto a «pressioni dell' uno o dell' altro leader della maggioranza.
Ho solo cercato di mettere tutti di fronte agli elementi più completi per poter prendere una decisione»; ricorda a quanti nelle scorse settimane, «in maniera anche sprezzante», hanno detto che i tecnici fanno solo i calcoli, che «i tecnici dicono anche quella che secondo loro è una buona o una cattiva politica economica».
E ammette - il ministro dell' Economia Domenico Siniscalco - che sì, se il governo si fosse spinto troppo in là con il taglio delle tasse, le agenzie di rating avrebbero potuto rispondere con un declassamento del debito nazionale.
Insomma, dal suo punto di vista si è fatta la cosa più giusta.
«Questo è un taglio di tasse solido e crescente: solido perché è coperto con contenimento della spesa corrente, crescente perché aumenta nel tempo e perché via via si crea uno spazio che può finanziare questo taglio. Non ci vuole un premio Nobel per capire che è l' unico modo per favorire la fiducia. Il taglio, che portiamo in emendamento tutto insieme nella Legge finanziaria, rispetta il programma di governo nelle dimensioni e nel biennio. Nel programma si parlava di un punto di Pil nel 2005-2006: ne prevediamo qualcosa di più. Oltretutto, il fatto che sia sostenibile, non genera ansie di ulteriori correzioni, la peggior cosa possibile: prima tagliare le tasse e poi essere costretti a rialzare».
Prima le imprese e le famiglie. Perché?
«Abbiamo scelto queste priorità, più la ricerca, non perché lo chiedessero i vari partiti ma perché giorno per giorno è cambiata la situazione economica: il primo settembre il prezzo del petrolio era di 39 dollari al barile, oggi è di 49. L' euro era quotato a 1,22 sul dollaro e oggi è a 1,30. C' è stato tutto un peggioramento. Non solo: in questo arco di tempo abbiamo ascoltato categorie, banche, istituzioni finanziarie internazionali e tutti ci hanno chiesto di guardare ai settori in sofferenza, che sono le imprese - in particolare quelle piccole - e le famiglie a reddito più basso. Ma siccome è ovvio che non si possono cambiare le priorità e basta, ma occorre influenzare anche le aspettative, facciamo oggi un taglio sull' Irpef, mantenendo la promessa delle 3 aliquote al 23, 33 e 39%. Credo sia una buona politica economica perché è ferma, è coerente, affronta le priorità e soprattutto propone un profilo crescente costante per i tagli di spesa».
Ma non basta se non si agisce anche sui prezzi
«Certo. E infatti continuiamo a tenere altissima l' attenzione sui prezzi. Il 25 faremo un accordo con il Comune di Roma e la filiera produttiva e siamo pronti a trasformare la questione prezzi in un tavolo nazionale».
A chi chiedeva di più, Lei ha risposto che non era possibile. Perché?
«Perché non è davvero possibile. Non ci sono risorse. E in un momento come questo c' è un fortissimo bisogno di protezione sociale, di attenzione: se avessimo tagliato spese per far partire subito la riduzione delle aliquote, avremmo generato ulteriore inquietudine. La gente avrebbe usato i soldi ripresi col taglio delle tasse non per consumare ma per risparmiare».
E' ciò che sostiene anche il Fondo Monetario Internazionale quando chiede di pensare prima al deficit e poi alle tasse.
«Ripeto: c' è un bisogno di sicurezza economica e protezione sociale al quale non si può non rispondere».
Ammetta: Berlusconi avrebbe voluto fare di più e prima. Il presidente del Consiglio non è esattamente soddisfatto
«Certo. Intanto c' è una distinzione tra ruolo politico e ruolo tecnico ».
Alt: è possibile fare il ministro tecnico in un governo che rimarca continuamente il suo essere politico?
«Lo faccio tutte le mattine. Il ruolo tecnico, del resto, in che cosa è consistito? Nell' indicare che se, a patto di stabilità vigente, avessimo tagliato troppo le tasse, avremmo poi dovuto rialzarle, la cosa peggiore da fare».
Comunque convincere Berlusconi non deve essere stato semplice.
«Devo dire, a tutto onor del vero, che la decisione l' ha presa Berlusconi. C' è stato un dibattito, che del resto va avanti da maggio, alla fine del quale il presidente ha scelto. E secondo me con grande senso di responsabilità. Volendo, avrebbe potuto scegliere in modo diverso».
Però proprio nel partito del presidente, in Forza Italia, Lei in queste ore non è molto amato. La accusano in molti di aver fatto di tutto per frenare.
«Forza Italia ha una visione più politica di quella economica che ho io. Se invece se riferisce ad alcuni economisti di Forza Italia, per esempio il professor Brunetta, c' è un vecchio detto che recita: se si mettono tre economisti in una stanza, si hanno quattro opinioni. Io sono convinto che una politica economica coerente, sostenibile, progressiva, dove si tiene la rotta ferma, si indica dove si è e dove si sta andando, attenta alla situazione esterna, richieda esattamente quello che stiamo facendo. E conto che presto si vedano i primi risultati».
Berlusconi ha detto che le tasse dovrebbero essere tagliate in deficit. Nel momento in cui, nel 2005, i parametri del Patto di stabilità dovessero essere allentati, si potrebbe arrivare ad un taglio più deciso dal 2006?
«Credo che la revisione del Patto di stabilità, che ci sarà, sarà sulla linea della cosiddetta golden rule, cioè sulla parte che riguarda gli investimenti, non la parte corrente. Oggi il bilancio di parte corrente è in pareggio, gli investimenti sono al 3%, finanziati tutti in deficit. Non ci fosse quel vincolo, l' Italia dovrebbe fare 5 punti di investimento. Ma la riduzione delle tasse si finanzia con il calo della spesa corrente. Non appartengo alla scuola di chi vuol fare un taglio di tasse quando si ha un debito come il nostro e un livello di spesa pubblica comunque troppo alta. Gli Usa l' hanno fatta in deficit perché partivano da un surplus di due e perché sono gli Usa. Noi abbiamo 106 di rapporto debito-Pil e un disperato bisogno di investimenti in infrastrutture materiali e immateriali, come dice lo stesso presidente Berlusconi. Dunque se si allargheranno i parametri di Maastricht credo ci saranno finalmente più margini per fare investimenti in infrastrutture materiali e immateriali».
Una delle priorità, l' ha detto Lei, sono le imprese, che peraltro da tempo reclamavano la riduzione dell' Irap.
«Le imprese che reclamavano erano la Confindustria. Credo che il beneficio Irap andrà anche a favore dei piccoli e piccolissimi che sono in sofferenza e, tipicamente, non reclamano. Questa è una misura per tutti, non per un gruppo di interessi».
Quanto inciderà?
«I contribuenti Irap che hanno dei dipendenti sono un milione e trecentomila e questo dato parla da solo. Riteniamo che il provvedimento inciderà sia sulle aspettative che sulla situazione reale. Il problema è che in quest' ultimo periodo, in maniera evidente, si era fermato il motore del Paese, che sono i produttori. Gli abbiamo dato un segnale di attenzione».
Poi ci sono le famiglie.
«C' è il problema del reddito disponibile delle famiglie nelle fasce più deboli e interverremo sia con gli assegni ai nuclei familiari, sia con le detrazioni. Le due cose si legano. Non abbiamo buttato via una politica economica e ne abbiamo fatta un' altra. Dentro lo stesso disegno, Berlusconi ha scelto una priorità. E' chiaro che avremmo voluto far di più. Ma non si poteva. Esiste un problema di credibilità sui mercati internazionali. Con un debito di queste dimensioni, ne abbiamo due volte bisogno. La nostra non è una posizione tecnicistica, è una necessità. Se oggi noi paghiamo assai meno di prima gli interessi sul debito è proprio un elemento di credibilità».
Sarà per questo che girava voce che a un' operazione massiccia e immediata sulle tasse le agenzie internazionali di rating avrebbero risposto declassando il nostro debito. Conferma?
«E' un mese e mezzo che non parlo con le agenzie di rating, ma sicuramente sarebbero state preoccupate. Nessuno mi ha detto nulla, ma non ci vuole poi una grande inventiva Ma ripeto: in una società complessa ciascuno ha il suo ruolo e io penso di aver rappresentato con il massimo della trasparenza il fatto che la situazione economica stesse cambiando e che in questa situazione c' erano delle priorità. Il presidente del Consiglio è stato il primo a capirlo e se non l' avesse capito non avrebbe agito così». Berlusconi, dice Lei, ha capito. Molti parlamentari del suo partito meno. Pensa possano rivalersi sulla Finanziaria? «Credo nella responsabilità del Parlamento e delle persone. Non vedrei il motivo, il tornaconto. Ci possono essere opinioni diverse, ma sono convinto che questo è l' unico modo di fare le cose in modo solido e permanente».
Insisto: qualcuno giura che, fosse stato per Lei, di tagli di tasse non si sarebbe proprio parlato. «Non è vero. Sono fermamente convinto che questo Paese abbia bisogno di una scossa per lo sviluppo e che, senza maggiore sviluppo, non si va da nessuna parte. Sono convinto che la pressione fiscale sia troppo elevata ma che non serva uno choc al buio, quanto una politica economica progressiva, coerente e solida. C' è bisogno di fiducia e di sviluppo: noi facciamo un contenimento della spesa corrente e un alleggerimento del carico fiscale progressivo, continuo, sostenibile. Si dà una prospettiva ed è solo con una prospettiva che la gente cambia i piani di consumo e investimento».
A questo discorso manca una parte, il rilancio della competitività.
«Che è il passo successivo. Già nella Finanziaria troviamo un aumento del Fondo per la ricerca, l' esenzione dall' Irap per i ricercatori e il Fondo rotativo per l' innovazione. Sono cose importanti, forse non eclatanti, ma non sempre le cose importanti sono eclatanti».
Di eclatante l' opposizione dice che ci sono le vostre bugie
«L' opposizione fa il suo mestiere».
Antonio Macaluso


L' ANNUNCIO.
Le imposte sul reddito delle persone fisiche saranno decurtate solo da gennaio del 2006 invece che dall' inizio del prossimo anno.
Ad annunciare il passo indietro sul taglio alle tasse è stato mercoledì scorso il premier Silvio Berlusconi che ha indicato nella difficoltà della copertura finanziaria e negli interessi delle parti sociali, delle altre forze politiche e dei mercati i motivi del rinvio. Per il 2005 previste misure a favore delle imprese, come quelle sull' Irap per la ricerca

LE MISURE.
Il testo dell' emendamento per la riduzione delle tasse dovrebbe essere presentato oggi dal ministro Siniscalco agli alleati di governo. Per il calo dell' Irap e per gli interventi in favore delle famiglie a basso reddito ci saranno 3,7 miliardi che saliranno a 5,5-5,8 miliardi con le maggiori risorse che saranno introdotte per il rinnovo dei contratti pubblici.
La copertura prevede anche l' incasso di circa 2 miliardi nel 2005 dal condono edilizio, un altro aumento per le sigarette e riduzioni sugli stanziamenti ai ministeri La manovra finanziaria da 24 miliardi e i giudizi dell' Fmi

LA MANOVRA.
Finanziaria verso il Senato.

La manovra da 24 miliardi per il 2005 ha iniziato il suo iter parlamentare nell' aula di Montecitorio. L' articolo 1, che poneva i limiti di disavanzo, è stato però modificato dall' opposizione. Ora si pensa a un' accelerazione verso il Senato

GLI ISPETTORI DELL' FMI.
Meno spese, poi le tasse.

Ridurre le spese prima di poter intervenire sulle tasse: all' appello potrebbero mancare 5-6 miliardi. E' il giudizio degli ispettori del Fondo monetario che mercoledì hanno incontrato il ministro dell' Economia Domenico Siniscalco

LA CRESCITA.
Il Pil nel 2004 crescerà dell' 1,2%.

Secondo le ultime proiezioni dell' Istat, basate sull' andamento del terzo trimestre dell' anno, il Prodotto interno lordo nel 2004 dovrebbe crescere dell' 1,2%, una stima leggermente superiore alla precedente (1,1%)


pubblicazione: 12/11/2004
aggiornamento: 14/11/2004

Domenico Siniscalco 4599
Domenico Siniscalco

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