Quattro anni di assalto giudiziario, politico e mediatico a Silvio Berlusconi si vanno a schiantare oggi contro la sentenza che, dopo una breve camera di consiglio, assolve il Cavaliere da tutte le accuse, cancellando integralmente la condanna a sette anni di carcere che gli era stata inflitta in primo grado.
Assolto «perché il fatto non sussiste» dalla concussione e «perché il fatto non costituisce reato» dalla prostituzione minorile.
In pochi minuti la seconda Corte d'Appello di Milano ha ribaltato la sentenza con cui il Tribunale, poco più di un anno fa, aveva condannato Silvio Berlusconi a sette anni di carcere per il caso Ruby.
Si è concluso così, dopo tre udienze e tre ore di camera di consiglio, il processo di secondo grado a carico dell'ex premier.
I giudici Enrico Tranfa, presidente, e Concetta Lo Curto e Alberto Puccinelli, a latere, hanno deciso di cancellare il reato di concussione - che i loro colleghi di primo grado avevano inquadrato nella forma più grave e cioè per costrizione - mentre per l'accusa di prostituzione minorile hanno stabilito che l'allora presidente del Consiglio non fosse consapevole che quella giovane ospite alle sue feste ad Arcore fosse minorenne.
Saranno comunque le motivazioni, pronte entro 90 giorni, a spiegare quale è stato il ragionamento che ha portato all'assoluzione dell'ex Cavaliere contro la quale la procura generale, se non sarà convinta, entro dicembre presenterà ricorso in Cassazione.
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