Tutti d'accordo che il locale polo militare rischia forte e con lui il migliaio di civili che ci lavora, qualche divisione sulle risposte da dare e le procedure da attivare, non tali comunque da impedire l'approvazione all'unanimità di un ordine del giorno che pone al centro la necessità di «favorire in ogni modo il consolidamento dell'industria militare piacentina, rilanciando le attività e le prospettive occupazionali in un quadro di sereno confronto tra le parti». Il via libera ieri in consiglio comunale dove era in programma il preannunciato dibattito sulle strutture della Difesa. Dibattito richiesto dai lavoratori e accolto dalla conferenza dei capigruppo sotto forma di seduta aperta non solo ai sindacati, ma anche ai parlamentari (c'erano il leghista Massimo Polledri e Tommaso Foti, di An) e ai consiglieri regionali piacentini (assenti) nonché al direttore del Polo di mantenimento pesante nord (l'ex Arsenale oggi unito all'ex Staveco), generale Giuliano Taddei (assente). i dissociatiL'ordine del giorno è passato all'unanimità, si diceva, anche se va annotata la dissociazione di Emilio Gorgni Bottego e Carlo Mazza (entrambi del gruppo misto), gli unici a non sottoscriverlo (al momento del voto sono usciti) dicendosi scettico, il primo, su «trasversalismi unanimi» e censurando, il secondo, l'assenza ieri del sindaco (è in ferie per qualche giorno) che è il principale destinatario del documento. È sotto forma di un «invito» a Roberto Reggi che infatti il consiglio comunale ha confezionato le sue istanze per il polo militare. E non c'è solo il già menzionato «consolidamento» industrial-occupazionale, ma anche il rilancio dei contenuti stabiliti tre anni fa quando, alla luce dei riemergenti allarmi, fu ricostituito il "tavolo di concertazione" tra enti locali, sindacati e parlamentari. le tensioni con la direzioneCosì come non manca il riferimento a uno degli aspetti più critici che da un paio d'anni riguardano il Polo, vale a dire le tesissime relazioni tra la direzione, da un lato, e i lavoratori e le loro organizzazioni, dall'altro. L'indicazione al sindaco è di «promuovere un incontro» tra i "belligeranti" «al fine di verificare lo stato di attuazione dell'accordo stipulato» l'ottobre scorso a Roma tra i sindacati e l vertici dell'Ispettorato logistico dell'Esercito, finalizzato ad avviare un percorso di rasserenamento del clima interno al Polo piacentino avvelenato da azioni legali e procedimenti disciplinari. la riorganizzazioneTutti aspetti, quelli contenuti nell'ordine del giorno, che si intrecciano, a giudizio di sindacati e lavoratori che, come ha spiegato a loro nome Gianpaolo Crespoli a inizio seduta, hanno comunque concentrato l'attenzione sul progetto che il mistero della Difesa ha in animo di adottare, e cioè l'accorpamento dei tre stabilimenti cittadini - Polo, Laboratorio Pontieri e Macra - in un'unica struttura. «L'ultima sfida», secondo i militari, per evitare un de profundis altrimenti inevitabile dal momento che, così come sono oggi, le aree dell'Esercito, costano troppo e non rispondono più alle esigenze di un moderno modello di Difesa. ministero senza soldiSolo che al ministero hanno detto chiaramente, ha riferito ancora Crespoli, che non intendono investire un euro nell'operazione e questo è un dato di per sé negativo, ma che getta ombre sinistre pure sulla prospettiva di un trasloco in periferia dei tre stabilimenti. Gli enti locali, e il Comune in particolare, in questi mesi hanno indicato nella delocalizzazione la strada da battere individuando in un'area di Le Mose quella ideale per dare una nuova casa al polo militare. I sindacati chiedono però garanzie che ciò non avvenga sulla pelle dei lavoratori, dunque sulla base di un piano industriale solidamente finanziato che salvaguardi gli attuali livelli occupazionali. il rischio specualazioneAnche tra le forze politiche c'è chi, sul punto, ha invitato a tenere ben alta la guardia. Giorgio Cisini (Margherita) ritiene inaccettabile che i militari dopo avere «sfruttato» per secoli Piacenza «se ne vadano» senza pagare pegno, anzi, magari dando vita a privatizzazioni pensate per fare cassa. Un riferimento alle aree urbane che con l'accorpamento verrebbero lasciate libere e che si presterebbero a speculazioni immobiliari in spregio all'interesse della città. Simili le considerazioni di Antonio Levoni (gruppo misto), che dice no a «urbanizzazioni selvagge». il caso ex pertiteLuigi Baggi (Rifondazione) ha caldeggiato una riorganizzazione che valorizzi l'attività di protezione civile cui già i militari piacentini spesso sono chiamati in caso di emergenze. Ha anche toccato la querelle sull'area dell'ex Pertite, messa sotto sequestro dalla procura militare della Spezia che indaga sul presunto smaltimento di rifiuti: «Abbiamo letto di uranio impoverito, questo modello di sviluppo della Difesa sta portando a preoccuparsi della gestione del territorio». sulle aree dibattito col pscConvinto che prima di parlare di qualsiasi ipotesi di delocalizzazione occorra definire con chiarezza il piano di rilancio industriale, si è detto Massimo Silva (Margherita). «Un ripensamento è obbligato», ha d'altra parte annotato Carlo Berra (Ds), che sul tema delle aree (alienazioni, permute, privatizzazione) ha indicato nel Psc, il Piano strutturale comunale che rinnoverà il Prg, la sede corretta dove aprire un ragionamento politico. strutture di eccellenzaSi è detto d'accordo Luigi Salice (Forza Italia) che ha invitato a muoversi non secondo «una logica assistenziale», ma promuovendo «strutture militari d'eccellenza». Dello stesso avviso Paolo Mancioppi (Lega) e Marco Tassi (An) che ha accusato l'amministrazione di aver agitato l'argomento per fare campagna elettorale, mentre Massimo Trespidi (Forza Italia) ha indicato nella «conservazione dell'occupazione» l'obiettivo centrale ma senza «illudere nessuno». l'impegno della giuntaIl vicesindaco Anna Maria Fellegara ha assicurato la «massima disponibilità» del Comune a portare avanti in tutte le sedi opportune le istanze emerse ieri. Secondo l'assessore al demanio Francesco Cacciatore occorre «essere chiari» su un punto: per il progetto di accorpamento il ministero non può pensare di avere aree dal Comune senza impegnarsi con investimenti, fermo restando che l'operazione «è subordinata al progetto di rilancio industriale». un confronto serenoFranco Boiocchi (Rifondazione) ha deplorato l'assoluta mancanza di relazioni sindacali da parte della direzione. Foti e Polledri, da parte loro, hanno assicurato che, in caso di rielezione in parlamento, continueranno ad adoperarsi per «un confronto che ci auguriamo sereno sia per le relazioni sindacali sia per lo sviluppo del Polo». Gustavo Roccella
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