Un anno al timone di Confindustria: il bilancio
Presidente, a un anno dal suo insediamento, quale bilancio può trarre sui propositi enunciati all'esordio del suo mandato che puntavano a creare a Piacenza un vero gioco di squadra per la promozione del territorio, favorendo consorzi e aggregazioni d'impresa? «A un anno dal mio insediamento devo dire che fare il presidente di Confindustria Piacenza è molto stimolante ma anche molto impegnativo, i fronti sui quali siamo presenti sono tanti ed importanti e richiedono una presenza costante. Spesso si finisce per sottrarre tempo all'impresa e alla famiglia e quindi mi sento in dovere di ringraziare moltissimo chi in azienda e a casa sopperisce e porta pazienza per le mie assenze. Tornando alla domanda, quando un anno fa ho proposto di fare squadra, ero assolutamente consapevole che non avrei trovato un cammino in discesa. Lavorare insieme è sempre difficile, si figuri quando gli obiettivi sono condivisi solo in parte e si devono contemperare esigenze talvolta divergenti! Ad ogni buon conto, tra gli imprenditori è cambiato il vento e c'è più voglia di mettersi insieme. Lo scorso settembre abbiamo costituito il Consorzio CosiPc, bisogna lavorarci su, ma possiamo essere soddisfatti perché il messaggio è stato recepito e condiviso. Peccato per la vicenda della Cremona-Mantova (gara per la realizzazione dell'autostrada, ndr), che abbiamo mancato per un soffio, però abbiamo dimostrato di avere delle notevoli capacità e comunque la storia non è ancora finita. Il successo ci avrebbe dato sicuramente una bella spinta ma l'importante è non mollare, faremo tesoro dell'esperienza».
Sul fronte amministrativo si era espresso l'orientamento a stimolare una riqualificazione urbana. Oggi la città ha molti cantieri aperti, la tangenziale sud è completata, ritiene che si sia raggiunto qualche risultato? Si poteva fare meglio? Quali altri traguardi strutturali? «Guardi, bisogna riconoscere che sulla viabilità, l'amministrazione Reggi ha fatto molto. Magari, qualche cosa poteva essere fatta diversamente, forse una tangenziale a quattro corsie, ma tant'è. E poi, lo sapete, le aree, gli strumenti per la gestione del territorio sempre in ritardo, le infrastrutture che mancano, sempre le solite. Su questi la nostra attenzione è sempre puntata anche perché senza di essi si rallenta molto lo sviluppo del territorio e noi siamo convinti che le attività manifatturiere danno un contributo essenziale. Ho recentemente sentito anche i programmi del presidente Gian Luigi Boiardi che vedono Piacenza inserita in un progetto di area vasta. E' un approccio corretto e le intenzioni sono buone. Speriamo che la montagna non partorisca un topolino».
Parcheggi, aree militari, baia sul Po: si stanno muovendo molte suggestioni, forse manca un colpo d'acceleratore. Cosa ne pensa? «Di parcheggi sono anni che se discute. Pensi che la nostra associazione ha cominciato a fare proposte in tal senso dalla fine degli anni '80, proprio quando a Parma si realizzavano i parcheggi interrati al centro della città. Oggi che si fanno discorsi di tutela dell'ambiente e di limitazione del traffico, la cosa è diventata indifferibile perché la mobilità delle persone e delle cose è insopprimibile fino a che non si affrontano altri ragionamenti quali il telelavoro, che però possono risolvere la questione solo in parte. Noi siamo disponibili ad affiancare le pubbliche amministrazioni per la soluzione di questa questione ma, per esempio, il bando di fine anno del Comune di Piacenza non ha avuto un esito positivo. Nessuna delle cordate è riuscita a rimanere nei termini, segno che qualcosa non andava. Il projet financing è una materia ancora da affinare in termini di applicazione per le amministrazioni ma è importante che i dirigenti pubblici imparino ad utilizzare questo strumento poiché le risorse sono scarse e vanno reperite altrove. Sulle aree militari ci siamo espressi più volte. E' una grande occasione per la nostra città, per riqualificarla ed inserire anche funzioni che attualmente non sono presenti e per rispondere ad esigenze di svago e socializzazione molto importanti, come dimostrano anche i tristi episodi di questi giorni. Mi auguro che, nel caso in cui finalmente siano rese disponibili ? ma il ministro Pier Luigi Bersani ha lasciato recentemente intendere che qualcosa cosa potrebbe muoversi ? si abbia un approccio di ampio respiro e per una volta si pensi in grande, perché questo determinerà la nostra immagine per molti, moltissimi anni. Anche la Baia di San Sisto, come dice Fabio Salotti, è una bella suggestione. Bisogna tradurla presto in realtà. Piacenza deve assolutamente recuperare il suo rapporto con il fiume».
Dai dati forniti recentemente, risulta che Piacenza cresce più lentamente di altre realtà e che, per restare allineati agli obiettivi di Lisbona, dovremmo creare 9mila nuovi occupati entro il 2010. Quali sono i fronti su cui ci si può realisticamente muovere per produrre ricchezza e nuova occupazione? «Ogni volta che ci viene presentata una classifica, risulta che Piacenza è un po' più "povera" delle altre città. Lei crede che la nostra ricchezza possa aumentare se lo sforzo maggiore lo indirizziamo verso i lavori a basso valore aggiunto, se creiamo occupazione solo per manodopera a bassa qualificazione? E i nostri laureati, giovani che si formano nelle nostre università? Per loro a che cosa stiamo pensando? Ma soprattutto che cosa stiamo facendo? Sono almeno cinque anni che sento dire che bisogna attirare imprese ad alta tecnologia. E allora facciamolo, ma sul serio e consentiamo, con meno retropensieri, anche alle buone aziende piacentine di crescere. Invece di puntare i fari solo su quelle che hanno temporanee difficoltà, valorizziamo le eccellenze. Dobbiamo credere di più nei servizi ad alto valore aggiunto e nel nostro agroalimentare. Benissimo i prodotti tipici, il turismo e la cultura, ma quanto questo potrà rappresentare nella formazione del nostro Pil, il 10 per cento forse. Ed il resto? Guarda caso le province più ricche di noi sono quelle nelle quali la presenza dell'industria ha un peso più rilevante. Poi siamo certamente d'accordo che anche gli imprenditori devono investire e migliorarsi, ma se si tagliano loro le gambe sia a livello nazionale che locale, le cose si fanno veramente difficili».
Ai recenti Stati generali lei ha parlato di alcuni versanti su cui Piacenza può e deve impegnarsi, citando le lobby dell'Authority Alimentare, può spiegarci di che cosa si tratta, come pensate di procedere su questa strada? «Da Quando l'Authority si è insediata a Parma ci siamo sempre sentiti dire che questa cosa avrà ricadute positivi nel raggio di 300 chilometri tutt'intorno. E allora ? Erano gli ultimi mesi della presidenza di Giuseppe Parenti : si è cominciato a ragionare in termini di Piacenza città accogliente per i funzionari che gravitano attorno all'Ente. E' stato predisposta una pubblicazione che è stata inviata a Bruxelles. L'onorevole Tommaso Foti ha sempre parlato di Piacenza come sede dell'Authority nazionale; il senatore Massimo Polledri ha fatto altri discorsi che partono tutti dalla consapevolezza che noi abbiamo gli scienziati della facoltà di Agraria, quattro dei quali sono presenti nei diversi Comitati dell'Efsa. Grazie poi al dottorato di ricerca finanziato dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, la qualificazione scientifica di questo ateneo aumenterà ulteriormente. La scorsa settimana anche il sindaco di Parma Elvio Ubaldi ha confermato che ci sono possibilità per Piacenza. Partendo da tutte queste considerazioni stiamo valutando un progetto che qualifica la nostra città come sede della lobby delle lobbie, ovverosia dia accoglienza a quei soggetti che hanno bisogno di avere una rappresentanza sufficientemente vicina a Parma. Stiamo raccogliendo elementi per verificare la fattibilità e presto ne discuteremo anche con le altre categorie economiche, con la Camera di commercio, la Fondazione. Mi auguro di poter trovare anche il sostegno di forze politiche e pubbliche amministrazioni».
Quale impressioni ha avuto dagli Stati generali e quali progetti la convincono di più? «Sugli Stati generali è stato detto di tutto. Magari si potevano coinvolgere di più le minoranze. Sono solo preoccupato che la talvolta eccessiva ricerca del coinvolgimento e della condivisione rallenti ulteriormente l'azione amministrativa. Non dimentichiamo che chi ci governa ha già avuto un mandato dagli elettori e quindi deve assumersi le sue responsabilità. Al di là di questo, sono però stato colpito dalla grande attenzione ai temi del risparmio energetico e l'utilizzo di fonti alternative. Su questo fronte stiamo lavorando. Da diverso tempo per esempio stiamo operando sulla cogenerazione e sulle biomasse insieme agli agricoltori. Non dimentichiamo però che il problema è molto più grande. L'energia è un tema mondiale che può avere due tipi di risposte. La prima, è quella che correttamente prende le mosse dalla necessità di migliorare la nostra educazione ambientale, evitando gli sprechi ed utilizzando quello che la natura mette già a nostra disposizione. La seconda però deve necessariamente tenere conto che la fame mondiale di energia è crescente ed è un'utopia pensare che all'improvviso tutto si fermi. Cosa diciamo ai paesi emergenti? La risposta allora sta nella ricerca e nel nucleare. E poi scusi, ma a Piaceva teniamo acceso il riscaldamento 180 giorni l'anno. Quanta energia possiamo produrre con il nostro sole ed il nostro vento?».
Ricerca e innovazione sono state le parole chiave di questi ultimi anni. Piacenza sta facendo passi in avanti con i super-laboratori o le piccole imprese stentano a percorrere queste strade obbligate per la competitività? «Oggi ci troviamo a competere con Paesi che sono in vantaggio grazie a costi più contenuti in termini di lavoro, ambiente e burocrazia. Inoltre il divario di tecnologia si sta sempre più riducendo. Quindi, siccome penso che nessuno si sogni di rinunciare alle tutele che abbiamo introdotto, non ci resta che migliorare il nostro vantaggio di conoscenze. La Regione e la nostra città hanno scommesso su questo terreno. Abbiamo laboratori e centri di ricerca che stanno in piedi grazie ai contributi della Regione, della Fondazione, della Camera di commercio, della nostra associazione e di imprese private. Ma il cammino è ancora lungo. Tutti devono imparare: le aziende a dialogare con le università ma anche queste ultime con imprese piccole come le nostre. Purtroppo anche in questo caso le risorse sono scarse e nonostante i molti proclami dei politici, i fondi mancano, come è stato per il programma nazionale per la ricerca e per analoghi provvedimenti regionali. Ancora una volta alle dichiarazioni non seguono poi i fatti. Ma le imprese piacentine hanno comunque aumentato la loro propensione all'innovazione e diverse investono indipendentemente dai fondi pubblici. Naturalmente bisogna lavorare ancora molto, ma credo che i risultati verranno».
Da ultimo, quali sono le sfide e i punti di maggior attenzione per il suo prossimo anno di mandato? «Quando mi sono insediato, un anno fa, ho proposto un programma basato su internazionalizzazione, ricerca e innovazione, terziarizzazione e maggiore aggregazione tra le aziende. Per portare a termine questi obiettivi entro il mio primo mandato, posso contare sulla collaborazione dei miei vice presidenti e di due consiglieri delegati. A questi si aggiungono anche il Gruppo giovani e la Piccola industria. A ciascuno è stata affidata una delega, proprio in una logica di potenziamento la nostra azione facendo leva su capacità diffuse. Così Gabriele Gasperini si occupa di ricerca e di laboratori; Giuseppe Colla alla finanza e all'organizzazione; Massimo Ratti all'Education; Claudio Bassanetti mi affianca per i rapporti con le amministrazioni e gli strumenti di gestione del territorio. Poi abbiamo Aurelio Orgoni alla Internazionalizzazione ed Emilio Bolzoni alle Relazioni industriali. Filippo Cella si occupa delle nuove leve e Alberto Rota della Piccola Industria che in realtà rappresenta oltre l'80 per cento della nostra industria. Nel 2007 il mio mandato scadrà e mi sottoporrò al giudizio dei colleghi». Patrizia Soffientini patrizia.soffientini@liberta.it
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