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«Non ho mai effettuato spese di rappresentanza che non fossero per ragioni istituzionali: tutto legittimo e documentato».

Dopo quella di Paolo Botti, arriva anche la difesa di Pierluigi Scaglioni, l'ex vicepresidente di Tempi spa indagato assieme all'ex presidente per peculato.

Ieri mattina l'avvocato Luigi Alibrandi ha depositato in tribunale la nomina che gli ha conferito Scaglioni, il quale ha delegato al legale ogni dichiarazione.

«Il mio assistito - afferma Alibrandi - sostiene che l'utilizzo delle carte di credito aziendali è consentito dallo statuto della società, in cui è scritto chiaramente che si riconosce agli amministratori il rimborso delle spese di rappresentanza effettuate per servizio. I pranzi e le cene pagate da Scaglioni non erano assolutamente estranei ai fini istituzionali contemplati dallo statuto, quindi il suo comportamento è da ritenersi corretto».

L'avvocato allarga però il discorso:
«Il concetto di "pranzo di lavoro" è entrato nella logica comune e quotidianamente accettato, sarà l'accusa eventualmente a dover dimostrare che non sono stati pranzi di lavoro ma fini personali. Scaglioni nega di aver abusato della carte di credito e vuole anche precisare, per sgomberare il campo da qualsiasi possibile fraintendimento, che in qualità di vicepresidente non era mai in ferie e che era operativo anche durante il periodo dell'infortunio, tra l'altro avuto in itinere.
Anche in quel periodo, quindi, le spese di rappresentanza non possono essere considerate illecite, perchè sempre fatte con fini istituzionali e nel corse del suo mandato di servizio».

da LIBERTA' del giorno 11 agosto 2010