Da piazza Cavalli alla Map sono 1189 passi - poco più di settecento metri - e 41 scalini (a Barriera Milano), contati ieri da chi scrive. Una passeggiata di cinque minuti.
Ma una distanza fisicamente irrilevante può diventare enorme in una realtà che - come hanno sottolineato quasi tutti i relatori del convegno "Una baia sul Po per la città che vogliamo" - ha da tempo voltato le spalle al suo fiume.
E allora ecco che questo progetto - una grande baia turistica realizzata con un adeguato recupero del lungofiume - diventa anche l'occasione per recuperare un legame perduto, come ha spiegato nell'apertura dei lavori, a Piacenza Expo, il presidente del Gruppo cooperativo "Piacenza 74" e "Coop Val d'Arda", nonché promotore dell'iniziativa, Fabio Salotti.
Al tavolo dei relatori - moderato dal direttore di Libertà, Gaetano Rizzuto - architetti, amministratori pubblici, docenti universitari, rappresentanti delle forze economiche ed imprenditoriali della città. «Piacenza esprime una fortissima domanda di qualità urbana - spiega Salotti - che può trovare risposte nelle tante superfici non utilizzate o sotto-utilizzate della città».
E una di queste aree, come ha meglio spiegato l'architetto Marcello Spigaroli, «è quella compresa tra il Po, piazza Cittadella, Palazzo Farnese, le aree militari e il Daturi».
Sullo schermo scorre un filmato di Roberto Dassoni che racconta il Po attraverso delicate suggestioni poetiche. Spigaroli spiega l'ambizioso progetto della baia di San Sisto, «fondamentale per una città che dopo cinquant'anni vuole finalmente tornare a guardare anche a nord».
Anche il sindaco Roberto Reggi sottolinea l'importanza del recupero di quest'area, spiegando che è già in corso uno studio del Politecnico «per una progettazione preliminare che interpreti al meglio la vocazione funzionale di ogni spazio».
Il presidente della Provincia , Gianluigi Boiardi, che sul Po ci è nato e ci passeggia ancor oggi «in ciabatte», spiega che nel 2007 - anno del Po - sarà proprio Piacenza ad ospitare un importantissimo congresso internazionale sul grande fiume. «Anche se questa città vive con esso un rapporto strano, per certi aspetti traumatico» prosegue Boiardi, sottolineando poi l'importanza delle iniziative comuni intraprese già da qualche anno da tredici provincie rivierasche».
Per Sandra Bonfiglioli, responsabile della Facoltà di Architettura del Politecnico, «il valore strategico di questo progetto è legato prima di tutto a una prospettiva di crescente qualità di vita per questa città». Le idee da mettere in campo, per quanto riguarda il destino funzionale di queste aree, sono tante: «Penso - prosegue la Bonfiglioli - ad un distretto delle arti, della tecnica, delle tecnologie».
Il presidente dell'Ordine degli architetti, paesaggisti e pianificatori di Piacenza, Benito Dodi, sottolinea l'importanza di «trasformare le idee e le "vision" del futuro in progetti e disegni concreti. Da anni il Po non fa più parte della città - prosegue Dodi - e perfino nelle tante tesi di laurea che ho potuto vedere, dedicate al fiume, si parla di questi spazi come di aree archeologiche, occorre superare questa concezione».
La realizzazione di un attracco turistico a Piacenza è - secondo il presidente della Camera di Commercio, Giuseppe Parenti - un primo passo fondamentale. «Perché a Cremona chi arriva sul Po deve prendere un bus-navetta - spiega Parenti - mentre a Piacenza potrebbe raggiungere comodamente a piedi il centro storico. E a tutto questo, in una situazione che vede il turismo fluviale incrementare ogni anno del 10/15% il suo business e in cui il capitale estero già finanzia la navigazione da Venezia a Cremona, non si può che guardare con interesse».
Per il presidente piacentino di Confindustria, Sergio Giglio, è necessaria una condivisione di intenti che coinvolga anche la politica. E non si deve perdere tempo: «Siamo già stati fermi un anno per le elezioni politiche, non vorrei che adesso ci fermassimo un altro anno per le amministrative».
Il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Giacomo Marazzi, conferma l'interesse - seppure indiretto - dell'ente per queste importanti direttrici di sviluppo della città.
Mentre l'assessore al Patrimonio, Francesco Cacciatore, invita a valutare come «il passaggio dalle suggestioni di questo progetto alla realtà, passa attraverso dinamiche complesse che coinvolgono parecchi soggetti tra cui il Ministero della Difesa ed il Demanio, in un quadro normativo non facile».
Pierangelo Carbone, assessore all'Urbanistica, spiega le «strategie urbane» attraverso le quali deve muoversi il progetto ed infine Marco Carini, presidente di Legacoop, sottolinea come la cooperazione si proponga come elemento di progettualità che «può sposare le suggestioni e i desideri alla realtà e alle risorse disponibili». Giorgio Lambri, Libertà del 9 aprile 2006
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