E' un Roberto Reggi comprensibilmente soddisfatto, quello che incontra i giornalisti al "point" sul Corso, ma - da calciatore - anche consapevole che da oggi dovrà rimettersi in gioco perché, se è vero che partirà favorito al ballottaggio, è altrettanto vero che non sempre i favoriti vincono.
«Sono contento, certo, sia per le preferenze - quasi 30mila - sia per il valore percentuale e per il significativo distacco nei confronti del candidato del centrodestra - spiega il sindaco - e tanto più in considerazione del contesto in cui si votava, con la presenza di moltissime liste e la conseguente dispersione di preferenze ed il vento non molto favorevole a livello nazionale».
La ricetta vincente? «Credo al lavoro svolto in questi cinque anni e penso che questo sia anche un voto di gradimento rispetto alla proposta dei prossimi cinque anni. Nelle prossime due settimane girerò ancora la città per spiegare alla gente quale è il nostro progetto politico di ulteriore rilancio, mi auguro che i cittadini avranno ancora la pazienza di ascoltarmi e di ridarmi fiducia in modo definitivo».
Un successo personale testimoniato dallo scarto tra le preferenze personali e quelle delle liste a suo sostegno. «Questo mi fa molto piacere, perché l'affetto che mi dimostra la gente per strada si è poi tradotto anche in un numero di voti molto significativo. Adesso abbiamo la possibilità di fare una cosa che non è mai successa a Piacenza, cioè di dare continuità ad un'amministrazione e la possibilità ad un sindaco di governare per dieci anni di fila. Senza dover interrompere ogni volta il lavoro e ricominciare, come purtroppo è sempre successo, penalizzando la città».
E' tempo di apparentamenti. «L'ho detto fin dall'inizio. Mi sembra importante, per far crescere ancora questa città, cercare di ridurre il più possibile la contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra. In questa logica di alleanze ampie io mi metto a disposizione di tutti: con la parte della sinistra che non mi ha appoggiato al primo turno, ma non solo con loro».
Squeri definisce "irrealistiche" queste alleanze trasversali. «Io credo invece che sui progetti strategici per la città sia possibile. Altre realtà lo hanno già dimostrato per cui non vedo perché rinunciare a questa opportunità. Il Piano Strategico ha avvalorato la nostra idea che si riesce a pensare in grande trasversalmente. E dico di più. Come Agenzia d'Ambito - su temi importanti come la gestione delle acque e dei rifiuti e i servizi pubblici locali in genere - siamo riusciti a superare la contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra. Perché non dobbiamo farlo in città se ci siamo riusciti in un ambito provinciale»?
Con Squeri siete divisi anche sulle metafore calcistiche. Lei dice "al primo turno ho vinto in trasferta e adesso gioco in casa", Squeri replica "al ballottaggio si riparte da 0-0". «Ribadisco che, secondo me, abbiamo vinto in trasferta visto che andavamo in casa di una squadra che pensava di vincere al primo turno e invece abbiamo vinto noi. E adesso giochiamo in casa. Sono consapevole del fatto che in casa si può anche perdere, però noi abbiamo un gran "tifo" e credo che ci aiuterà».
Alberto Squeri, assessore al Commercio e alla Cultura nella sua giunta, ha ufficializzato che al ballottaggio scenderà in campo con il fratello. Il suo commento. «Non avevo dubbi. In passato ne avevo avuti, pensavo di conoscerlo bene, ma più recentemente ho capito chi era. Che altro dire? Non si finisce mai di imparare».
Una valutazione sull'alta affluenza a Piacenza, un dato che non può che confortare in un momento in cui si dice che la politica sia in crisi. «E' molto positivo sia il dato sulla partecipazione che quello sul numero altissimo di voti preso dalla lista civica, che dimostra come tanta gente che non vuole impegnarsi nei partiti, vuole però fare politica nel senso di migliorare la qualità della vita e il benessere di questa città. I cittadini chiedono solo i "contenitori" giusti, chiedono di poter partecipare e di esprimere il proprio parere e le proprie potenzialità al servizio della città».
Lei aveva lanciato un appello a non trascurare il voto disgiunto. Si direbbe che sia stato ascoltato. Ma non trova incoerente votare un candidato sindaco e una lista o un consigliere di un'altro "colore"? «No, perché un elettore può voler dare un segnale politico come è stato richiesto da taluni in queste ultime settimane e poi però premiare il sindaco che gli offre maggiori garanzie per lo sviluppo della città».
Facciamo due conti: 6mila voti in più per lei e 3% in più della coalizione; Squeri 2mila voti in più della coalizione ma -4% rispetto all'intero pacchetto dei partiti. Questo significa che la gente, comunque, ha più fiducia nelle persone e meno nei partiti? «Secondo me, per quanto riguarda il centrodestra, significa che hanno sbagliato candidato! Sicuramente i cittadini nel voto locale vanno al di là dei partiti, guardano per persone e chi può fare al meglio il sindaco»
Pensava che D'Amo avrebbe preso meno voti? «No, ha ottenuto esattamente la percentuale che mi aspettavo».
E adesso cosa farà per convogliare su di sè quelle preferenze? «Dovranno decidere i cittadini che hanno votato D'Amo chi scegliere al ballottaggio. Io cercherò di avvicinarli e di spiegargli quale è il mio progetto e che in realtà non c'è mai stata da parte mia nessuna volontà di non ascoltare qualcuno. E' solo che - come ho detto tante volte - un sindaco deve ascoltare tutti ma poi prendere una decisione sola, che non sempre accontenta tutti».
Si parla di un accordo con Rosarita Mannina. E' possibile? «Tutto è possibile, l'ho detto fin dall'inizio. Per me non c'è limite al fatto che si possano trovare accordi con gli elettori che hanno votato da un'altra parte. A questo punto siamo rimasti in due e i cittadini devono decidere chi tra me e l'altro candidato può fare meglio il sindaco
Se avesse corso con D'Amo al primo turno avrebbe evitato il ballottaggio. «Ci ho provato in tutti i modi, lui dice di aver fatto lo stesso, probabilmente abbiamo ragione e torto tutti e due al 50%. Se ci fosse stata una volontà più forte da entrambe le parti forse ce l'avremmo fatta».
Ora deve trovare un accordo con un candidato che si definisce la sua "coscienza critica". «Io ne ho tante di coscienze critiche, lui è una, ma non l'unica. Io devo ascoltare tutti e cercare di trovare un progetto che riesca a fare il bene comune». Giorgio Lambri
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