Fate la prova. Basta sbirciare in un cassonetto dell'immondizia, a caso, per capire che qualcosa non va.
Ecco nel maleodorante panorama: bottiglie di plastica, una batteria usata, pacchi di fascicoletti della pubblicità di un supermercato, mai sfogliati, bucce di patate e robetta organica che qui non dovrebbe starci.
Il viaggio nella "diffenziata" non lascia spazi all'ottimismo. Mancano 23mila tonnellate al traguardo del 50 per cento, una montagnola di rifiuti che, tolta di mezzo, ci permetterebbe di essere autosufficienti, senza potenziare l'inceneritore o aumentare le tariffe.
Sembra un paradosso, ma proprio togliendo di mezzo i cassonetti le cose vanno subito meglio, come nei Comuni piacentini più virtuosi, dove il rifiuto viene ritirato porta a porta. Le famiglie, a giorni precisi, consegnano i sacchi separando l'organico dalla carta, dai rifiuti recuperabili (plastica, metalli, lattine e legno) e dall'indifferenziato. Non essendoci più il cassonetto, la via è obbligata. E potrebbe essere questa la strada che ci salverà.
Ma il tempo e le abitudini culturali non giocano a favore. Ogni anno produciamo in media il 3 per cento in più di immondizia, e anche il traguardo sulla differenziata si sposta più in là, è come rincorrere una lepre che scappa sempre più veloce.
«C'eravamo dati l'obiettivo del 50 per cento di "differenziata" nel piano provinciale, per il 2005, ma non era realistico, partivamo da un 33 per cento e il salto era troppo lungo in un tempo troppo breve» spiega Vittorio Silva, direttore dell'Ato, l'Agenzia d'Ambito che programma le strategie su rifiuti ed acqua, trait d'union fra le esigenze dei Comuni e l'azione del gestore (Enìa).
Oggi la media si è un po' alzata, siamo a quota 36,58 per cento, ma scalare il famoso 50 - che farebbe di noi una delle province più brave d'Italia - vuol dire rivoluzionare radicalmente il sistema con il quale i rifiuti sono raccolti. «Ci sono problemi organizzativi ed economici, cambiare costa e c'è bisogno di mesi per coinvolgere l'utenza, farle modificare le abitudini». E poi, c'è quella spada di Damocle della continua ascesa della produzione di rifiuti: «Per l'uso sempre più frequente di materiali non riciclabili, per le abitudini industriali a confezionare prodotti abbondando con gli imballaggi».
A conti fatti, bisognerà sperare di farcela con le mete prefissate non prima della fine del 2009. E dandosi parecchio da fare. Oggi, secondo i dati forniti da Enìa, i Comuni dove si realizza una raccolta domiciliare completa sono Besenzone, Calendasco, Caorso, Castelvetro, Cortemaggiore, Monticelli, in parte Piacenza, San Giorgio, San Pietro in Cerro, Villanova. Un punto dolente, si sa, sono i Comuni di montagna dove la "differenziata" non può attuarsi, ma che incidono assai poco, vista la scarsità di abitanti.
«I Comuni dove si fa porta a porta superano il 60 per cento di differenziata - chiarisce Silva - e questo gruppo crescerà l'anno prossimo con otto nuovi paesi». Ma l'operazione è dispendiosa: tutto il sistema è organizzato per un altro tipo di raccolta che appoggia sui vecchi cassonetti, i camion particolari che li svuotano, una certa organizzazione del personale. Tutto da rivedere. «Per affrontare il cambiamento bisogna così diluirlo nel tempo e renderlo di minor impatto economico e poi bisogna anche andare dalla gente, spiegare come deve comportarsi». Non basta schioccare le dita. La vera chiave di svolta, argomenta il direttore, si ha agendo su carta e materiale organico.
Dai numeri di Enìa emerge che sulle attuali 67mila tonnellate di raccolta differenziata, ben 20mila sono di carta e cartone, 15 mila di rifiuti biodegradabili, a seguire vetro (8,8 tonnellate) e legno (7,6). Ecco perché l'Ato punta ad estendere il porta a porta della raccolta della carta a tutto il centro storico della città. E tra le strategie del prossimo anno c'è pure l'inclusione di altri 4 Comuni, dando fiato anche ad un progetto importante appena avviato: l'autocompostaggio, destinato a chi ha un giardino e potrà produrre compost con sfalci d'erba e rifiuti organici: «Forniamo agli utenti che ne fanno richiesta il compostatore al prezzo agevolato di 30 euro e chi aderisce viene premiato con la diminuzione del 10 per cento della tariffa». Un buon antidoto contro gli aumenti. Patrizia Soffientini
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