Su Tempi.it ieri è stato il momento di due ammissioni finora inedite: «È vero, Antonio Simone è mio grande amico da 40 anni - scrive Formigoni -. Come mio amico, da meno tempo, è Piero Daccò, sia pure, e su questo Piero so che ne converrà, in una dimensione che non è, non può essere quella ( vissuta ) con chi, come Antonio, ha condotto le battaglie umane, politiche e culturali di una vita».
L'altra verità finora taciuta: «Le ricevute dei rimborsi delle spese anticipate da Daccò? Non le ho tenute, le ho buttate».
Dopo la lettera al Corriere di Carla Vites, moglie di Simone, per la prima volta Formigoni riconosce pubblicamente l'amicizia con lui (a San Vittore da venerdì 13 aprile nell'inchiesta per fondi neri che coinvolge la fondazione Maugeri) e con il faccendiere Piero Daccò (in carcere dal 15 novembre con l'accusa di associazione a delinquere per intrallazzi sull'ospedale San Raffaele). I due sono partner in affari.
Il governatore ammette, ma puntualizza: «L'amicizia non è un reato».
L'altra confessione, quella sulle ricevute che non ci sono, arriva invece dopo la bufera scatenata dai biglietti aerei e dai viaggi di Formigoni pagati da Daccò. «Le spese delle carte di credito di Daccò sono elevate perché si riferiscono a conti collettivi - continua, però, ad assicurare Formigoni -. E se ci sono biglietti aerei e una settimana di vacanza alle Antille con cifre importanti, scusate tanto, non sono Brad Pitt ma me le posso pagare, me le sono pagate col mio stipendio».
«Inutile dire che non mi dimetterò - ribadisce Formigoni -. Sarebbe da irresponsabili piegarsi al ricatto dei calunniatori e dare soddisfazione a lobby a cui sembra non importare niente del dramma della crisi che sta devastando l'Italia e a cui interessa soltanto la mia poltrona per i loro affari di potere».
La linea di difesa di Formigoni è la stessa: non è indagato lui, né lo sono suoi collaboratori (almeno per lo scandalo della sanità, per il resto in consiglio regionale ci sono dieci indagati su 80).
Epperò: «Se si trovasse quel che non c'è, e cioè che sono stato corrotto, con soldi o quant'altro; se si documentasse con una sentenza, non con le illazioni e le sole ipotesi d'accusa, che io ho fatto una sola cosa di ciò che mi addebitano aver fatto per distrarre uffici e denaro pubblico solo per fare un favore ad amici incapaci e incompetenti - dice Formigoni - ne pagherò tutte le conseguenze del caso».
estratto dall'articolo del Corriere della Sera del 21 aprile 2012, a firma Simona Ravizza
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