LIBERTA' del 27/02/2003 : Tempo scaduto. Le risposte richieste per evitare aumenti così sensibili delle rette (+14% circa) non sono arrivate e così il sindaco Reggi la dichiarazione di guerra contro gli amministratori dell'ospizio Vittorio Emanuele stavolta la annuncia senza tanti giri di parole. E' rivolta innanzitutto ai due rappresentanti del Comune nel consiglio di amministrazione (5 membri in totale) del pensionato di via Campagna, ossia Giuseppina Astrua e Gianni Agosti; il sindaco ne chiede le dimissioni visto che dal cda non è venuta nessuna proposta per calmierare gli aumenti alle rette del 2003 deliberati a fine dicembre. O meglio, nessuna proposta giudicata convincente da Reggi: si è rimasti fermi sulle posizioni dell'ultimo incontro di fine gennaio, quando il presidente del Vittorio Emanuele, Mario Zanetti (nomina in quota alla Fondazione di Piacenza e Vigevano) aveva informato il sindaco di essere disposto a contenere i ritocchi facendoli scendere da 6,10 a 5 euro al giorno. Ma non basta, secondo l'amministrazione comunale. Il sindaco e l'assessore ai servizi sociali, Leonardo Mazzoli lo hanno detto chiaro e tondo lunedì mattina ad Astrua e Zanetti convocati appositamente in municipio. «La diminuzione di 1,10 euro non è sufficiente, ed è la stessa che ci era stata proposta all'incontro del 31 gennaio. Allora chiedemmo al Vittorio Emanuele di congelare i ritocchi delle rette arrivando, intorno a metà febbraio, a una soluzione con tagli più drastici. Dovevano prepararci un elenco con le ipotesi di modifiche strutturali alla gestione, in grado di portare a quelle economie finanziarie che possono far evitare aumenti così alti delle rette». Ma le risposte non sono arrivate nei termini richiesti, lamenta Reggi: la diminuzione prospettata «non è sufficiente», e soprattutto non deriva da interventi strutturali, ma «da semplici spostamenti di spese da un anno all'altro», dunque «con il rischio che il prossimo anno ci ritroveramo ancora daccapo dovendo mettere in conto adeguamenti insostenibili delle rette». In buona sostanza, da parte del cda dell'ospizio non si è visto «nessun efficientamento strutturale e gestionale, manca una migliore strategia di impiego del personale», si propongono solo quelli che il sindaco chiama «interventi spot», ossia «misure tampone» che non danno soluzioni stabili. Da qui la richiesta di dimissioni che il Comune rivolge ai suoi due rappresentanti (nominati dalla giunta precedente), anche perché, annota Reggi, «non c'è più il minimo rapporto di fiducia» con un cda che oltretutto al suo interno «continua a mostrarsi profondamente spaccato». Il riferimento è ai due esponenti designati dalla Provincia, Mario Angelillo e Luigi Bassi, il cui voto già era venuto meno in dicembre, al momento dell'approvazione del bilancio di previsione 2003 del Vittorio Emanuele, e che da allora si sono sempre mostrati in dissenso con gli altri tre consiglieri. Sulla contrarietà alle misure proposte dai vertici dell'ospizio, è entrato più nel merito l'assessore Mazzoli: «Hanno pensato di recuperare per quest'anno delle risorse rinunciando sia a reintegrare due figure professionali dimessesi nel frattempo sia a procedere alle dieci assunzioni previste nel bilancio 2003». Questo consentirebbe la riduzione dell'aumento delle rette da 6,10 a 5 euro al giorno, «ma non sono gli interventi strutturali che noi volevamo, sono solo misure tampone che spostano in là il problema». Stesso discorso per le cinque cappelle cimiteriali di sua proprietà che il Vittorio Emanuele ha proposto di vendere (valore intorno ai 100mila euro) al Comune («Sarebbe la riconversione in spesa corrente di una risorsa patrimoniale», liquida la cosa Mazzoli) o per l'ipotesi di affidamento in affitto a Palazzo Mercanti dei locali da adibire a centro diurno che stanno per essere ricavati nell'ambio dei lavori di ristrutturazioni del pensionato («Occorre pensare a un progetto complessivo e il Vittorio Emanuele, prima di tirarsi fuori dalla gestione girando tutto al Comune, deve mettere in conto un sua coinvolgimento diretto in modo da trarne maggiore profitto). A giudizio dell'assessore, «esistono margini di manovra per soluzioni gestionali anche innovative che aumentino l'efficienza» di un istituto che, «con un cda così spaccato e con deficit di fiducia tra il vertice e lo stesso apparato interno», non sembra avviato verso un roseo futuro. Dunque, richiesta di dimissioni, anche se - non si nasconde il sindaco - il Comune «non ha il potere» di mandare a casa nessuno: «Io le dimissioni le ho chieste ai due rappresentanti dell'ente perché mi sembra che ce ne siano tutte le condizioni». Non sembra, però, che dall'altra parte siano disposti ad accondiscendere, anche perché formalmente le nomine del Vittorio Emanuele le fa la Regione. Ma non è escluso che Reggi e i suoi pensino di rivolgersi a Bologna. Gustavo Roccella
|