Ringrazia e apre all'opposizione: «Scelte condivise sui grandi temi»
Nel giorno del suo trionfo - pochi minuti dopo l'incoronazione inoppugnabile dei numeri, quando ancora l'adrenalina è altissima e sarebbe facile lasciarsi andare ai proclami - Roberto Reggi tende subito la mano a chi non lo ha votato e a chi in consiglio comunale siederà tra i banchi dell'opposizione.
«Mi piacerebbe inaugurare un nuovo modello di governo di questa città, sempre più condiviso - ribadisce dal balcone di Palazzo Mercanti mentre con un megafono si rivolge alla festante "marea arancione" - sono troppe e troppo importanti le partite da giocare per Piacenza perché ci si confronti litigando, anziché discutendo e costruendo con il più ampio consenso possibile il decollo di questa città».
E' un ritornello che il confermato sindaco ribadirà più volte nelle interviste del post-vittoria: «Per troppo tempo questa città è stata governata da fazioni politiche che cercavano di farsi lo sgambetto, non deve più essere così e dobbiamo essere proprio noi - che abbiamo vinto con un così chiaro consenso popolare - a fare il primo passo, a dare segnali importanti di apertura, a riconoscere il merito dei nostri avversari politici e far capire loro che non li consideriamo nemici».
La carta vincente? «Il fatto che i cittadini che mi hanno dato il voto mi sentono come uno di loro, in mezzo a loro, ma credo anche la capacità di ammettere i nostri errori».
Ha battuto anche l'effetto-Berlusconi. «Credo che questa vittoria sia anche una lezione per quei big della politica nazionale che sono venuti da noi cercando di mischiare le carte in tavola. Noi sapevamo benissimo che non avrebbero spostato neanche un voto e che i piacentini non si sarebbero fatti ingannare perché sanno benissimo che un conto è la politica nazionale e un altro e quella locale. L'effetto-Berlusconi? Di quello non avevo proprio paura perché la politica si fa in mezzo alla gente, ma non con i cortei blindati, bisogna parlare alle persone - ad una ad una - e soprattutto dopo aver parlato bisogna farsi carico dei loro problemi. Per fortuna le passerelle con le guardie del corpo non bastano per vincere le elezioni».
Dunque la politica locale ha battuto quella nazionale? «I buoni amministratori, a tutti i livelli, si vedono non solo se fanno delle belle cose, ma se non perdono il contatto con la gente e forse è questo senso che dovrebbero recuperare gli amministratori a livello più alto se non vogliono essere contestati».
E' stata una campagna elettorale molto dura. «E' vero. E ci sono stati momenti di profonda amarezza perché siamo stati attaccati duramente anche sul piano personale, ma questa vittoria ci fa già dimenticare queste offese e possiamo ricominciare da capo con serenità. Spero che dall'altra parte ci sia la stessa disponibilità. Mi hanno fatto molto piacere già oggi pomeriggio i complimenti e gli "in bocca al lupo" di alcuni esponenti dell'opposizione, primo tra tutti il senatore Antonio Agogliati, che ringrazio di cuore».
Qual è il suo stato d'animo? ««E' un momento di grande emozione, ma anche di consapevolezza della pesante responsabilità che ci attende perché Piacenza nessun sindaco era mai riuscito a farsi eleggere per due mandati consecutivi. Adesso dobbiamo ripartire di slancio. In questi cinque anni abbiamo fatto un buon lavoro, la gente ce lo ha riconosciuto e ha anche premiato il nostro progetto politico per i prossimi cinque anni».
Si aspettava di vincere con queste percentuali? «Avevo previsto 54 a 46, è andata ancor meglio».
E adesso? «Beh, fatemi tirare il fiato perché è stata durissima e fisicamente sono "devastato". Comunque ne è valsa la pena. Perché è a settembre che lavoriamo giorno per giorno per proporre il progetto politico di una città che, dopo aver recuperato tanti ritardi, adesso può veramente spiccare il volo. C'era bisogno di continuità amministrativa, la gente ci ha capito e ci ha premiato».
Merito anche dei "messaggi" che ha dato alla gente? «Diciamo che ho fatto promesse che potevo mantenere, sono stato attento a non prendere in giro nessuno. Penso che questo sia stato un altro importante elemento di differenza con la proposta dell'altro candidato, che francamente ha esagerato».
Scusi, ma lei non era quel ragazzo su cui nessuno scommetteva, che cinque anni fa era stato scelto per "perdere" con il favoritissimo Guidotti? «Sì, sono proprio io. Fu un errore di valutazione. Un po' come quello di chi in questa tornata elettorale aveva previsto il centrodestra vincitore al primo turno».
Le inevitabili dediche. «Una scontata, alla mia famiglia. Ma anche a tutte quelle persone che mi sono state vicine in questa campagna elettorale. E alla mia squadra di giunta, persone che per me - non è retorica - sono davvero come fratelli e sorelle. E a tanta altra gente che ha lavorato nell'ombra, un lavoro straordinario, li ho in mente tutti e li ringrazierò uno a uno».
Dunque i piacentini non hanno accolto l'invito a "votare Squeri per mandare a casa Prodi"? «E' una chiave di lettura di queste elezioni amministrative che è stata bocciata e penalizzata oltre ogni previsione. D'altro canto come si dice, "chi semina vento raccoglie tempesta"; i cittadini di Piacenza sono stati spietati sotto questo punto di vista».
Una parola per il suo avversario. «Spero che ritorni ad essere quello che ho conosciuto parecchi anni fa, perché in questa campagna elettorale mi è sembrato un'altra persona, molto peggiore. Lo Squeri che ho conosciuto io era in grado di fare il politico, ma era soprattutto una persona corretta. In queste elezioni, invece, mi ha riversato addosso molte "cattiverie" ed ha puntato sugli attacchi personali. Come ho già detto, in queste ultime settimane ho subito molte amarezze ma cercherò di dimenticarle. Mi riferisco ad esempio al insensato ritornello sui "poteri forti" che mi sosterrebbero, quasi sempre abbinato a delle calunnie».
La prima cosa che farà come confermato sindaco di Piacenza? «L'ho già fatta. E' stata la visita al Dolmen della Resistenza per un omaggio doveroso a quelli che hanno dato la vita perché noi potessimo vivere momenti di grande democrazia come quello di oggi. Non dobbiamo mai dimenticarcelo, che è grazie al sacrificio di questi eroi se oggi possiamo eleggere liberamente un sindaco».
E' stato accusato di accettare poco critiche. "Rimedierà" nel secondo mandato? «Lasciatemi dire che di critiche ne ho ricevute davvero molte, alcune anche urlate, forse nella convinzione che chi alza la voce ha ragione. Ma alla fine ha avuto ragione chi non mi ha criticato per il solo gusto di farlo, ma ha avuto fiducia in me».
Le sue priorità? «Una su tutte: continuare a lavorare perché l'ambiente diventi migliore in questa città. E poi ridurre l'inquinamento atmosferico, ridurre gli sprechi, puntare a una città più a misura di bambino perché se una città va bene per i bambini va bene per tutti».
Questa vittoria è di buon auspicio anche per il nascente Partito Democratico? «Certo. Noi faremo una grande esperienza di partito democratico in questa città, già a partire da questo consiglio comunale, dove abbiamo una lista civica e un Ulivo molto forti. Credo che anche sotto questo punto di vista Piacenza potrà essere presa come punto di riferimento».
L'intervista viene interrotta dalla telefonata di Pierluigi Bersani (una delle tante), facile intuire quel che diceva il ministro, ma ecco quello che ha risposto Reggi. Ciao "Pier"... grazie, sei un amico... grazie anche per il sostegno formidabile, spero di vederti stasera in piazza».
E Chiamparino che cosa le aveva detto? «E' rimasto meravigliato dall'entusiasmo della gente ed aveva previsto la mia vittoria, poi oggi - al telefono - ha seguito in diretta la nostra vittoria ed è stato il primo a farmi i complimenti».
Siamo in già in clima di toto-giunta. Il "destrista" Sarkozy, a sorpresa, ha chiamato un ministro socialista. Lei sarà altrettanto "generoso" con chi non la pensa come lei? Sulla composizione della giunta ci saranno da fare delle riflessioni. Quel che è certo è che ci deve essere spazio anche per chi non è stato eletto, tutti debbono dare il loro contributo. anche l'opposizione, ad esempio attraverso le commissioni, lo scopo finale - lo ripeto - è arrivare a decisioni quanto più possibile condivise».
Che ruolo immagina per Gianni D'Amo? «Di appartenenza piena alla maggioranza. Ma più in generale già la prima variazione di bilancio, in consiglio comunale, ci dirà se è possibile trovare delle ampie convergenze come io vorrei».
Dica la verità; ha mai avuto paura di perdere? «Paura no, diciamo che c'è stato un momento in cui vedevo cadere le amministrazioni di centrosinistra attorno a noi come le mosche e ho pensato che forse non eravamo abbastanza forti da resistere al vento negativo che spirava a livello nazionale. Ma poi, dopo la prima visita di Berlusconi e la nostra risposta con Veltroni, e soprattutto dopo la vittoria al primo turno, non ho più avuto alcun dubbio».
E' stata anche una vittoria della comunicazione. Di un colore (l'arancione) e di uno slogan ("Reggimi ancora") che si sono imposti all'attenzione delle gente. «Mauro Ferrari, "mente" di questa campagna elettorale, è un grandissimo professionista che ci ha permesso di mettere assieme alle idee il modo migliore per comunicarle. Ci aveva già seguiti nella campagna precedente, ha dimostrato di essere il numero uno non solo a Piacenza».
Giorgio Lambri giorgio.lambri@liberta.it
|