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Sant'Ambrogio



Reggi rimane fuori : non è stato candidato dal Partito Democratico

L'ex sindaco: pugnalato dai piacentini

Roberto Reggi non sarà parlamentare, almeno non in questo giro.

Il suo nome non c'è nelle liste che la direzione nazionale del Pd ha licenziato ieri sera.

Un'esclusione, quella dai listini blindati dove inizialmente la sua presenza veniva data per sicura in quota renziana, che era nell'aria dopo che sull'ex sindaco di Piacenza sono caduti i veti di settori influenti del partito, provenienti da una maggioranza bersaniana profondamente contrariata dalle critiche che il «mastino» di Matteo Renzi, come dalla stampa nazionale è stato definito, ha ripetutamente rivolto alla nomenklatura e a regole per le primarie ritenute troppo restrittive della partecipazione popolare.


«C'era molta ostilità sul mio nome», ha commentato Reggi a caldo ieri sera: «Renzi era pronto a fare la guerra totale per me, ma sono stato io a frenarlo, non mi sarei potuto perdonare di pregiudicare un accordo importante nel partito e il progetto di Matteo, sarei stato un irresponsabile e così l'ho ricondotto a più miti consigli e a Graziano Delrio, che conduceva le trattative per conto dei renziani, ho fatto sapere di non andare allo scontro sul mio nome. È chiaro che non salto di gioia, ma avevo già cominciato a elaborare il lutto, sapevo già che finiva così. Adesso sono a disposizione del partito, sempre che gli interessi».

Non fa mistero, Reggi, della sua amarezza.
Sul piano umano, spiega, perché su quello politico «sono più che soddisfatto di quanto ottenuto complessivamente: abbiamo portato nel Pd un rinnovamento vero, un interesse dell'elettorato moderato che prima non c'era, e ora avremo un gruppo significativo di parlamentari che sui contenuti potrà dare un bel contributo. Ho sempre cercato di sostenere il progetto politico che mi sembrava più utile al Paese, scegliendo Letta alle primarie vinte da Veltroni, poi Bersani come segretario, e questa volta stando con Renzi perché la ritenevo la cosa giusta per dare al partito la scossa che gli serviva».
E' umanamente che l'ex sindaco si sente «deluso», «mortificato».
«Le coltellate più dolorose le ho prese da miei concittadini», si sfoga con il pensiero tanto all'onorevole Paola De Micheli quanto ai due piacentini al timone nazionale del partito, il segretario Pierluigi Bersani e il coordinatore della segretaria Maurizio Migliavacca: «Ho capito che sono su una posizione così ostile verso di me, Bersani per la verità non lo so, ma che gli altri stiano festeggiando ne sono sicuro. Io ho una visione un po' romantica della politica e questo cinismo mi fa male: essere oggetto di una ostilità così profonda per avere scelto politicamente una posizione differente, davvero non me l'aspettavo, è una delusione umana, oltretutto da chi forse un po' di riconoscenza me la doveva», dà fiato Reggi all'amarezza con riferimento piuttosto evidente alla De Micheli che nel 2008, proprio grazie a un suo forte pressing sui vertici del partito, riuscì a finire in un posto a elezione sicura nella lista per la Camera, come tutti i retroscena dell'epoca rivelarono.

«Sono davvero mortificato a livello personale, non credevo che ci fosse un'ostilità così violenta», continua l'ex sindaco, «non penso che sia stata una bella pagina quella di oggi, sembra più un regolamento di conti, come a voler dire "ne colpisco uno per educarne cento, guai a chi sfida il partito"».

Parole che potrebbe lasciar pensare al capolinea di una militanza politica.

Ma non è così: «Ci sto nel Pd, non mi sento in debito con il partito, credo di avergli fatto bene sia da amministratore sia oggi, continuo a pensare che sia in l'unico in grado di fare del bene al Paese», si mostra "lealista" l'ex sindaco. E rivela: «Domenica a Bersani ho mandato un sms per fargli sapere che comunque fosse andata avrei accettato con disciplina l'esito dell'azione ostile. Quindi, se poi avranno bisogno me... ».
Lo si direbbe dunque pronto, Reggi, a superare la delusione («Fortunatamente ho il mio lavoro, e la mia forza è che non dipendo dalla politica»), e a tornare a fare politica ripartendo dal territorio e dai contenuti renziani («Anche se è chiaro che a livello locale, senza un parlamentare, tutto il progetto si indebolisce»).
Tornando indietro confermerebbe lo stile aggressivo della campagna per le primarie?
«E' stata una campagna elettorale vera, e anche a questo è dovuto il successo delle primarie. Mi è stato detto che sono andato oltre le righe quasi fosse stata una posizione personale, ma è incomprensibile perché le avrò date me ne ho anche prese. Non si spiega un'ostilità così violenta e diretta nei miei confronti».
Gustavo Roccella
LIBERTA' 09/01/2013


pubblicazione: 09/01/2013
aggiornamento: 12/01/2013

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