Che dice il sindaco Reggi sul “Patto per Piacenza”, oggi denominato “Piano strategico”?
L'altro giorno in giunta il regista del Patto, Augusto Rizzi, ha esposto i lavori fin qui fatti, ma, come riferito, c'è qualche incomprensione sul metodo migliore per andare avanti. Le istituzioni, vale a dire Comune e Provincia, questo si è capito, non intendono rinunciare ai loro ruoli e alle loro peculiarità per delegare al “Patto” temi che appartengono al livello istituzionale, e d'altra parte bisogna essere franchi, sono forse tramontati i tempi in cui Provincia e Comune, di colori politici diversi, avevano una necessità di confrontarsi per costruire insieme ed evitare il muro contro muro.
Oggi la sintonia c'è o ci dovrebbe essere e il “Patto” sembra perdere smalto. Ma tornando a Reggi, a cui abbiamo chiesto quale sia la sua posizione, il sindaco ritiene che andrebbe rivisto l'elenco dei progetti («tutti frutto di un lavoro prezioso») per individuarne quattro o cinque al massimo «degni di essere condivisi ad un livello superiore, fra più enti, e che non abbiano già dei vincoli istituzionali».
Insomma, solo pochi sarebbero progetti adatti al “Patto”, mentre per molti altri Comune e Provincia stanno già procedendo ciascuno per le proprie competenze e sarebbe un doppione portare questi progetti forzatamente sul tavolo del “Piano strategico”, peraltro i consiglieri comunali e provinciali hanno loro funzioni istituzionali, frutto di una scelta elettorale e pare difficile sottrarre fette di responsabilità a chi è stato eletto («i consiglieri non possono essere espropriati delle loro facoltà»). Reggi parla comunque di una questione di metodo da mettere a punto per evitare doppioni o dispersioni di energie e di alcuni temi che davvero richiedono un'attenzione particolare, una “lente” allargata; ad esempio la fluidificazione del traffico, «dove rientrano vari argomenti: dal secondo ponte alle due tangenziali alla revisione della mobilità», e poi l'Isola Serafini («che ha una evidente priorità rispetto al porto»), e la logistica, di portata territoriale, ma anche l'hospice avrebbe senso là dove convergono forze pubbliche e del privato sociale. Insomma, il Comune giudicherà quali progetti hanno le caratteristiche giuste per il Patto e per questi - visti nel loro insieme - si pensa anche ad una valutazione di sostenibilità ambientale.
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