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giovedì
7
dicembre
2023
Sant'Ambrogio



Reggi espone la bandiera della pace

Il vessillo della pace sulla finestra del suo ufficio al Comune

«La bandiera della pace esposta alla finestra del mio ufficio vuole rendere visibile l'impegno dell'amministrazione perché venga evitato un nuovo devastante conflitto armato: credo che un tema come questo non sia da delegare unicamente ai governi nazionali, ma anche gli enti locali debbano esprimere il loro orientamento».
Il drappo arcobaleno campeggia dalla facciata di Palazzo Mercanti e le parole del sindaco Roberto Reggi motivano la scelta, al pari di tante altre amministrazioni locali italiane, di farne un simbolo di opposizione alla guerra che si profila all'orizzonte.
Un simbolo che ieri pomeriggio ha innescato una discussione animata durante la seduta del consiglio comunale.
Al centro della contrapposizione fra maggioranza e opposizione anche il tema della partecipazione di una qualificata delegazione del Comune alla manifestazione nazionale, organizzata domani a Roma dal variegato comitato “Fermiamo la guerra in Iraq”.
Roberto Reggi ha annunciato la sua presenza al corteo nella capitale, accompagnato dal gonfalone del municipio, insieme alla vicesindaco Anna Maria Fellegara, agli assessori Giovanna Calciati e Marco Gelmini e alcuni consiglieri comunali.
«Andrò come faranno tanti altri rappresentanti dei comuni italiani - ha affermato il sindaco - del coordinamento nazionale degli enti locali per la pace; andrò perché un altro conflitto in Medio Oriente avrebbe effetti devastanti: non servirebbe a risolvere neppure uno dei problemi di uno scacchiere fin troppo insanguinato dalla guerra».
Il dibattito in consiglio sul tema guerra-pace, in un primo tempo non previsto, è stato concesso a seguito della richiesta di Carlo Mazza: l'esponente del Gruppo Misto ha fortemente criticato l'adesione dell'amministrazione alla manifestazione pacifista. «Dubito della regolarità tecnica - ha sostenuto - dell'iniziativa: Reggi dovrebbe essere il sindaco di tutti i piacentini e quelli che non partecipano non sono certo a favore della guerra».
Marco Tassi (An) e Sandro Ballerini (Forza Italia) hanno contestato la scelta di compiere la trasferta a Roma a spese delle casse comunali, il primo ha richiamato anche la direttiva del governo di non esporre la bandiera della pace sugli edifici sedi delle istituzioni: a questo proposito la Prefettura ieri ha comunicato di non aver ancora ricevuto alcuna informativa dalla Presidenza del Consiglio.
Massimo Trespidi (Forza Italia) ha espresso disapprovazione per l'orientamento assunto dalla giunta.
«Il gonfalone - ha precisato - si muove da Piacenza solo per impegni di carattere istituzionale, mentre la marcia di sabato è una manifestazione di parte». Di tenore simile le considerazioni formulate in aula da Luigi Salice (Forza Italia), Emilio Gorgni e Filiberto Putzu (“Piacenza nostra”).
Soddisfazione invece per la scelta operata è stata manifestata da Gianni D'Amo (Ds), Franco Boiocchi e Stefania Pisaroni (Rifondazione Comunista).


«La metterò alla finestra di casa mia». Oggi in piazza Cavalli presidio delle “Donne in nero”
Squeri: no alla bandiera della pace
Il presidente della Provincia: L'istituzione non è di parte

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LIBERTA' del 15/02/2003
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«Mi sento profondamente pacifista, ma non esporrò la bandiera sul palazzo della Provincia. L'arcobaleno della pace sventolerà a casa mia». Il presidente della Provincia Dario Squeri proprio non se la sente di allinearsi alla scelta del sindaco Roberto Reggi che invece la bandiera della pace l'ha messa a una finestra del municipio. Spiega le sue ragioni: «Oltre a coltivare l'idea di pace parteciperò anche alla manifestazione di Roma» dice. Ma fa intendere che un conto sono i comportamenti individuali, un conto sono quelli che si compiono nelle istituzioni. E in questo ambito la bandiera multicolore stonerebbe. «Al di là della mia posizione personale ritengo che il palazzo della Provincia sia da considerare di tutti i cittadini. Sia di quelli che sono contro la guerra sia di chi si sente vicino alle posizioni del presidente americano Bush». Una scelta politically correct insomma? Mettiamola così - dice Squeri - la ritengo comunque una posizione di estremo rispetto nei confronti dell'istituzione che rappresenta la casa di tutti. E poi, vogliamo che la bandiera della pace - che vuole lanciare un messaggio profondo di unione di popoli e di sentimenti diversi - diventi un simbolo di divisione? Non credo sia il caso. Nessun dubbio sulla mia scelta individuale pacifista, è unicamente una questione di sensibilità istituzionale. Ritengo corretto rispettare il sentimento di tutti e, proprio per questo, so che possono essere diversi da quelli che nutro io». Legittimo che un'istituzione esponga la bandiera della pace? In proposito chiarisce l'interrogativo una nota diffusa dalla Prefettura di Piacenza a seguito di un chiarimento arrivato dalla presidenza del consiglio dei ministri. «Sugli edifici pubblici - si specifica - possono essere esposte solo le bandiere nazionale ed europea mentre sugli edifici pubblici delle regioni e degli enti locali possono essere aggiunte le rispettive bandiere ufficiali. Non possono essere esposte bandiere straniere (ammesse in occasione di manifestazioni internazionali e neppure simboli privati (esempio insegne di partito, simboli di associazioni e organismi vari), l'esposizione di questi ultimi - è la conclusione - determina una violazione sanzionalbile ai sensi degli articoli 292 e 323 del codice penale». tam tam pacifista a Piacenza Intanto bandiera a parte il tam tam pacifista, anche per chi non ha potuto andare alla manifestazione di Roma non perde colpi a Piacenza. Dalle 15 alle 19 in contemporanea con il corteo nella capitale il gruppo delle “Donne in nero per la pace di Piacenza” si troveranno il piazza Cavalli dove saranno organizzate alcune iniziative tra cui la diretta televisiva da Roma, collegamenti radio, musica vendita delle bandiere della pace e, tra le 17 e le 18, manifestazione delle donne in nero. «Uno “spazio pace” - spiegano - perché anche Piacenza possa far sentire la sua voce e dire no a questo ennesimo bagno di sangue».


pubblicazione: 15/02/2003
aggiornamento: 19/08/2004

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