Attriti con i Ds, l'annuncio dei nomi degli assessori slitta di 24 ore.
LIBERTA' del 20/06/2002 Tutto, o quasi, da rifare. Accordo saltato, nessuna giunta ancora da annunciare. Occorrono altre 24 ore di tempo, un supplemento di trattativa che, in ogni caso, porterà a una soluzione. Questo il succo di una giornata, quella di ieri, che doveva vedere nascere la giunta Reggi, sulla scorta di un accordo che sembrava fatto, e che, invece, ha visto precipitare gli eventi sul capo del neosindaco al punto da costringerlo a non rispettare l'appuntamento con l'annuncio dei suoi dieci assessori. Doveva essere ieri, ma la conferenza stampa fissata da Reggi per le 11 di mattina è stata in un primo tempo rinviata alle 18 del pomeriggio, per poi essere riconvertita nella sua titolazione: non più l'annuncio della giunta, ma la spiegazione del mancato annuncio della giunta.
«E' solo un problema di ulteriori approfondimenti per mettere a punto la squadra», ha minimizzato Reggi. Senza nascondersi, e nascondere, peraltro, che la matassa è ingarbugliata e districarla nelle 24 ore di tempo in più che si è preso non appare scontato. Due, infatti, ha ammesso, i possibili esiti che entro la giornata di oggi possono prendere forma: o un accordo condiviso tra Reggi e le forze della coalizione, che porti alla definizione di una squadra forte del pieno sostegno politico di tutti i partiti del centrosinistra; oppure una specie di esecutivo tecnico, una giunta del sindaco, con assessori scelti da lui e non espressione delle forze politiche, o comunque non espressione di tutte le forze politiche, non di quelle almeno che decidessero di restare fuori, riservandosi di valutare l'operato dell'amministrazione atto per atto in consiglio comunale. Con le mani libere, dunque, senza strette discipline di schieramento. E che il riferimento sia innazitutto ai Ds, Reggi non si è spinto ad affermarlo esplicitamente, ma è il segreto di Pulcinella. Basti dire che la possibilità di un appoggio esterno della Quercia, ventilata già alcuni giorni fa, viene ormai unanimemente identificata come la “linea Migliavacca”, visto che la primogenitura della proposta è attribuita proprio all'ex onorevole diessino che da Roma (ha incarichi nella segreteria nazionale del partito) sta seguendo attentamente l'evolversi della situazione piacentina.
Ma quali sono gli ostacoli sulla strada della formazione della giunta? Sono quelli già noti, per lo più. I rapporti tra Reggi e i Ds hanno cominciato a confliggere, nei giorni scorsi, sullo scoglio del vicesindaco. Gianna Arvedi, diceva Reggi; Ernesto Carini, faceva capire una parte del partito. Il sindaco vedeva nella preside del liceo classico la soluzione ideale per mantenere, da un lato, la sua pubblica promessa di nominare un vice donna e, dall'altro, per garantire una rappresentanza politica, in quel ruolo, al maggior partito della coalizione. Il problema è che la maggioranza dei Ds non ha riconosciuto in Arvedi un'esponente di partito, visto che non è più iscritta e che a “sponsorizzarla” era, semmai, la sinistra interna. Un altro aspetto che ha minato le relazioni tra la Quercia e il sindaco è stata la determinazione con cui quest'ultimo si posto contro la presenza di Carini fra gli assessori, e non solo come numero due della giunta. Sulla scorta di questi veti e impuntature, la direzione Ds, lunedì sera si è pronunciata (a maggioranza) per Francesco Cacciatore vicesindaco, e con questa proposta il partito si è presentato all'ultimo rush di trattative. L'altro ieri sera l'incontro che doveva essere risolutore. E lo era anche stato risolutore, nel senso che dopo un primo scontro, anche duro, tra le parti, la strada si era indirizzata a favore della soluzione Cacciatore vicesindaco. Ma dopo la benedizione all'intesa arrivata, sulle prime, da tutte le parti in causa, qualcosa ha fatto tornare Reggi sui suoi passi. A quanto risulta, determinante è stato l'intervento di Giacomo Vaciago, assessore in pectore della nuova giunta, che a Reggi ha fatto presente l'inopportunità di rimangiarsi l'impegno a nominare un vicesindaco donna, lamentando anche che il metodo delle rose di nomi di possibili assessori che i partiti erano stati chiamati a sottoporre al sindaco, a suo giudizio non aveva funzionato granché.
Che poi a Vaciago la prospettiva di condividere la giunta con Cacciatore non andasse troppo a genio, a prescindere da ogni discorso di principio, lo affermano i bene informati, secondo i quali il professore della Cattolica si sarebbe anche detto pronto a chiamarsi fuori dalla giunta, se le cose fossero rimaste in quei termini. Fatto sta che ieri Reggi ha riaperto alla grande le trattative con la sua coalizione, e coi Ds in particolare, rimettendo pesantemente sul tavolo la questione del vicesindaco donna. La giornata si è sprecata in vertici e controvertici nel tentativo di trovare una soluzione che permettesse di arrivare a un'intesa da annunciare pubblicamente. Invece niente. I Ds non hanno receduto dalla loro posizione (Cacciatore vice di Reggi). Nel frattempo, il segretario della Quercia, Alberto Borghi, si è visto al centro di un'ondata di critiche dall'interno, per quello che sembrava ancora essere l'accordo concluso la sera precedente. Due soli diessini in giunta (Cacciatore e Arvedi) con uno (Arvedi), oltretutto, non riconosciuto come esponente di partito, era una soluzione che ha scontentato molte anime della Quercia che ormai davano per assodata la presenza di tre Ds nella squadra di Reggi. In queste ore si è alla frenetica ricerca di una quadratura del cerchio che scongiuri l'ipotesi di una giunta senza i Ds. Nella Quercia si sta cercando una donna da proporre come vicesindaco, un nome nuovo rispetto a Arvedi e Calciati. Che possa essere Paola Gazzolo? Gustavo Roccella
Il retroscena. Tutto in una notte: «È fatta, anzi no» Come saltò l'accordo sulla squadra
(gu.ro.) Alle 23 la giunta Reggi era nata. Un'ora dopo era già morta. O, comunque, moribonda. In attesa, quantomeno, di un energico intervento medico per potersi rianimare. Un negoziato febbrile, a tappe forzate, quello che ha visto protagonisti i partiti del centrosinistra e il nuovo sindaco Roberto Reggi. Ecco come, grosso modo, sono andate le cose nelle ore cruciali di martedì sera, con tutta la coalizione riunita nella sede dei Ds in via Fontana, per quello che doveva essere l'ultimo gran consulto, quello della fumata bianca. Ecco la cronistoria di un parto travagliato che ha avuto effetti letali sul nascituro; e beffardi (gli effetti) su chi, dovendo fare i conti con invalicabili vincoli di orario, si è trovato a dover gestire notizie che un attimo dopo non erano più tali. Fuori tempo massimo, però.
Ore 21. Reggi e il centrosinistra (con Rifondazione comunista e Lista Di Pietro) si riuniscono nella sede Ds di via Fontana per definire nomi e deleghe della nuova giunta. La trattativa prende inizialmente una brutta piega: Reggi il vicesindaco diessino lo vuole donna e propone Giovanna Calciati (con delega a diritto allo studio e formazione), esponente della sinistra interna; a completare la rappresentanza della Quercia, Francesco Cacciatore (lavori pubblici), della maggioranza del partito, e Luigi Ronda (politiche giovanili), coordinatore della Sinistra giovanile. Alberto Borghi, segretario della Quercia, non ci sta: fa presente che il suo partito, la sera prima, per quella carica ha indicato Cacciatore. Anche Rifondazione alza la voce: l'assessorato alle frazioni? No grazie, o lavori pubblici o ce ne andiamo.
Ore 22. Il cerchio comincia a quadrare. Reggi dice sì a Cacciatore vicesindaco (delega che cambia: bilancio, riqualificazione urbana e sport), ma al suo fianco in area Ds solo un nome e cioè Gianna Arvedi (scuola e formazione), persona sostenuta dalla sinistra del partito, anche se non iscritta. La Quercia, pur di non sconfessare l'indicazione di Cacciatore vicesindaco uscita dalla direzione, è disposta a rinunciare a uno dei tre assessorati che le spettano sulla carta. L'effetto domino prevede lo spostamento di Calciati alla presidenza del consiglio comunale e l'attribuzione a Ronda di una semplice delega consiliare nell'ambito delle politiche giovanili. Reggi fa la pace anche con Rifondazione, incorporando nell'assessorato alle frazioni la delega ai lavori pubblici (Marco Gelmini rientra nei ranghi).
Ore 23. Qualche ritocchino qua e là e l'accordo sui dieci nomi (e rispettive deleghe) c'è, con la benedizione di tutti. Scatta l'applauso liberatorio, con il consueto corredo di abbracci e strette di mano.
Ore 23.30 Trasferimento di gran parte dei presenti in uno dei pochi bar ancora aperti in città per brindare all'intesa, mentre ai giornali i “pezzi” sulla nuova giunta trovano appena il tempo di essere “infilati” in pagina prima che entrino in moto le rotative. Scontata, a quel punto, la scelta delle titolazioni. Qualcosa del tipo: «Nasce la giunta Reggi, ecco gli assessori». E via a elencare i dieci nomi: Francesco Cacciatore, Manuela Bruschini, Anna Maria Fellegara, Giorgio Cisini, Marco Gelmini, Stefano Pareti, Giacomo Vaciago, Gianna Arvedi, Leonardo Mazzoli, Pietro Tansini.
Ore 24.30. Al cellulare di Reggi arriva una telefonata che rovina la festa. E' Giacomo Vaciago, ex sindaco e appena designato neoassessore (sviluppo economico, innovazione, rapporti università-imprese, marketing territoriale), che si mette di traverso. A Reggi dice (e con tono piuttosto energico, riferisce chi c'era) suppergiù queste cose: «Cacciatore vicesindaco? Nemmeno per sogno, ti eri pubblicamente impegnato a nominare una donna e ti rimangi tutto? Se il metodo per le scelte sono le riunioni di partito e non le rose di nomi, allora la mia disponibilità a entrare in giunta te la scordi». Le espressioni dei presenti cambiano d'improvviso, non più sorrisi ma volti scuri. E Reggi, il più rabbuiato, gela tutti: «L'accordo è saltato, domani mattina dobbiamo tornare al tavolo a discutere».
Ore 1. La frittata è fatta. Dal bar qualcuno smobilita, ma i più restano. Si cerca di capire che cosa è successo, l'allegra brigata che fino a un attimo prima era tutta intenta a brindare attorno a un unico tavolo si frammenta in tanti piccoli gruppi. Si ragiona, si valuta, si cercano i possibili rimedi a una rottura che ha del clamoroso. E che rischia di dare la stura a un'onda in piena di mugugni. Specie nei Ds, la cui tenuta era presumibile che sarebbe stata messa comunque a dura prova dalla soluzione uscita dal vertice di via Fontana. E intanto, nelle tipografie, le rotative continuano a girare e a sfornare copie su copie. Di giornali che ormai recano stampati titoli “bruciati” dal convulso succedersi degli eventi.
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