Ha suscitato reazioni la decisione del sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, di non realizzare il nuovo palazzo degli uffici comunali nell'area ex Unicem. Reggi si è convinto che l'opera più ambiziosa del suo mandato sia da realizzare altrove. L'attuale progetto sarebbe infatti troppo costoso: le casse del Comune non potrebbero farvi fronte. Colpa dei “tagli” del governo, ha dichiarato il sindaco. Parole che hanno sollevato reazioni nei partiti dell'opposizione. Massimo Trespidi, capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale, parla di naufragio annunciato. «Reggi - afferma Trespidi - sposa oggi, per decretare il fallimento del progetto degli uffici comunali all'ex Unicem, le tesi che l'opposizione aveva sempre sostenuto in consiglio comunale per motivare la sua contrarietà a questo progetto. Troppo caro il progetto, 35 milioni di euro, troppo pesante l'indebitamento per il Comune con un peso debitorio per i prossimi 38 anni. I tagli del Governo sono solo una scusa. Certo il sindaco aveva bisogno di un escamotage per uscire dal “cul de sac” in cui si era cacciato». Secondo Trespidi, il palazzo unico degli uffici comunali non è una priorità avvertita dai piacentini. «Usiamo questi soldi per interventi e investimenti su opere pubbliche più utili. Per esempio, nuovi parcheggi per il centro storico, interventi strutturali per migliorare la viabilità e investimenti per interventi su tutte le frazioni». Trespidi invita a fare del 2005 «l'anno delle frazioni». E ammonisce: «L'altra partita su cui il sindaco probabilmente dovrà ravvedersi in quanto a procedura sarà quella della costruzione del nuovo palazzetto dello sport». Sulla vicenda ex Unicem interviene anche l'onorevole Tommaso Foti (An), il quale replica a Reggi che lo ha criticato per le sue interrogazioni in Parlamento a favore del vincolo che impedirebbe la demolizione delle “stive” dell'ex cementificio Unicem. Foti sottolinea che l'area sottoposta a vincolo è di circa 900 metri quadrati, a fronte di una superficie disponibile di oltre 200mila metri quadrati. «Il vincolo, quindi, non compromette la realizzazione del progetto in questione». E comunque «nulla ha a che vedere con l'area individuata dal Comune di Piacenza quale nuova sede degli uffici comunali». Il parlamentare aggiunge che nella conferenza di servizi dell'8 maggio 2003 il rappresentante della Soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio di Bologna aveva precisato che «era in atto una fase d'indagine per rilevare la presenza di emergenze architettoniche». Il che, prosegue Foti, «attesta come i dubbi sull'esistenza di reperti significativi di archeologia industriale non fossero infondati». L'esponente di An cita anche due relazioni rese dall'architetto Azzolini («Confermano la presenza di reperti meritevoli di tutela all'interno dell'area in questione») e afferma che il ricorso gerarchico presentato da parte del Comune di Piacenza, avverso l'avvio del procedimento di vincolo «non era proponibile, e tale è stato considerato dai competenti uffici del Ministero dei beni culturali che, infatti, sullo stesso si sono ben guardati dal pronunciarsi».
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