Trespidi : La Regione Emilia Romagna ci prende a sberle.
Esplode il dibattito sotto i riflettori di Telelibertà, all'esordio del primo dei tre incontri previsti da "Provincia, ultima fermata", nuova trasmissione di approfondimento condotta dalla giornalista Nicoletta Marenghi.
La presidente della provincia di Reggio Emilia, la "lady di ferro" Sonia Masini, rilancia, incalzata dalle domande, la provincia "Emilia", da Piacenza a Modena, perché «sarebbe una piattaforma produttiva dal potere contrattuale incredibile agli occhi dell'Europa». E zittisce l'onorevole Tommaso Foti del PdL, tacciando la sua ipotesi referendaria come «animata da un interesse di partito, per gravitare in un territorio di centrodestra» dice la Masini. Ma il parlamentare azzurro non si fa ripetere due volte l'accusa, e rilancia: «Perché? lei è convinta che il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, sia di centrodestra? » dice. I settantacinque minuti di dibattito e analisi trascorrono veloci.
L'onorevole Foti ha un obiettivo. La Lombardia. «A Piacenza, diecimila persone viaggiano ogni giorno verso Milano. Per questo, si lotta da anni per la metro leggera - dice -. Andando in Lombardia saremmo al periferia di Milano? Beh, meglio che la pattumiera di Parma dal momento che vorrebbero mandare qui i rifiuti di altre province. In Emilia, ormai, saremmo l'ultima provincia dell'impero, o la più lontana dalla città metropolitana, Bologna. Apprezziamo la sanità dell'Emilia-Romagna, ma qualcuno, allora, mi spieghi i dati della mobilità passiva verso la Lombardia, Cremona, Pavia, Milano. Questi dati incidono notevolmente nel bilancio dell'azienda Usl. Al San Camillo di Cremona si fa una tac in pochi giorni, non in mesi. Le autorizzazioni per il biogas in Lombardia si ottengono in giorni, non anni. Io dico "referendum" perché ci troviamo di fronte a un'occasione storica. Non è delittuoso dire che siano cittadini a pronunciarsi». Ma l'onorevole Paola De Micheli del Pd invita Piacenza a non avere paura, a giocare un ruolo da protagonista nel riordino. La proposta è quella di un'area vasta "policentrica", «dove si riconoscano funzioni specifiche ad ogni ex capoluogo, così che abbiano pari dignità».
Anche il presidente della provincia di Lodi, Pietro Foroni, (che ha presentato ricorso al Tar per impugnare il provvedimento di riordino) è convinto della necessità di un policentrismo. «Il "risiko" delle cartine non ci interessa, ci interessa che i servizi rimangano invariati. Sappiamo che la Regione Campania non ha alcuna intenzione di presentare una proposta, neppure la Calabria perché sembra non abbia nemmeno il famigerato Cal. Le Regioni Emilia-Romagna e Lombardia fanno, invece, il "compitino" e non vengono premiate? Nessuno pensi di toccare i dipendenti di Lodi».
Il presidente della provincia di Mantova, Alessandro Pastacci, denuncia il rischio di «impoverimento dei territori con la perdita di progressivo potere alle autonomie locali». L'incognita più grande è legata a funzioni e risorse da trasferire da province a comuni.
«Noi possiamo assumere funzioni, basta che ci venga chiarito con quali risorse potremo assolvere ai nuovi compiti - dice il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi -. Di certo, l'impegno è nel valorizzare le nostre eccellenze. In un'ipotetica unione con Parma, porteremo i nostri punti di forza: abbiamo centri di ricerca, università in crescita, a differenza di quelle di Parma». Sul referendum, Dosi chiarisce che «i referendum devono essere proposti dal basso, non è nato alcun comitato. Credo che il nostro approdo naturale sia interno alla regione emiliana».
Intervento a sorpresa anche del vicedirettore del Corriere della sera, Giangiacomo Schiavi, in collegamento telefonico. È lui a chiedere a Piacenza uno scatto d'orgoglio. «Dove va oggi Piacenza? Dobbiamo fare i conti con una realtà non felice. Piacenza è una città in caduta, mi spiace dirlo perché amo Piacenza ma sta attraversando una crisi senza precedenti. Pensiamo alla Rdb, o al Piacenza calcio. Diciamo "Andiamo" ma nessuno si muove».
LIBERTA' del 15/09/2012
«La Regione ci prende a sberle» Trespidi: dalla centrale 118 al piano rifiuti, così ci spingono in Lombardia (malac.) Correre, correre, per andare, al momento, da nessuna parte, senza certezza sulle funzioni, senza risorse. Presidenti di Province, parlamentari, sindaci e categorie economiche, ieri sera, a "Province, ultima fermata" su Telelibertà, in un'inedita quanto unica occasione di confronto faccia a faccia, sono esplosi. Vogliono uscire dal limbo dell'incertezza, e i caratteri che si infiammano, ognuno dicendo la sua, dimostrano quanto complessa e complicata sia la partita. Tanto complessa, tuttavia, quanto cruciale, epocale. Una rivoluzione geografica, e politica. Il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, lascia intendere una direzione più chiara rispetto a pochi giorni fa. Le gocce che sembrano aver fatto traboccare il vaso sono sostanzialmente due. La prima è l'annuncio a Libertà della presidente del Cal, Marcella Zappaterra, la quale ha detto chiaramente che non c'è tempo per consultazioni territoriali, e si dovrebbe con ogni probabilità procedere a un accorpamento Parma-Piacenza. La seconda è il caos rifiuti. Il matrimonio con Parma, insomma, non nascerebbe sotto una buona stella, ma con i nervi a fior di pelle. «Sia il leader Pd Pierluigi Bersani, sia il presidente della regione, Vasco Errani, hanno detto che Piacenza sarebbe stata valorizzata. Benissimo. In cambio, da quelle dichiarazioni, sono arrivate solo sberle a Piacenza - dice il presidente Trespidi, incalzato dalle domande -. Penso all'ipotesi della centrale unica del 118, annunciata alla festa del Pd di un'altra città dall'assessore regionale Carlo Lusenti, penso al nuovo piano regionale dei rifiuti. L'assessore regionale Sabrina Freda ci ha fatto capire che dovremo bruciare anche quelli di Parma. Poi, la presidente del Cal ci passa sopra la testa. Se è così, direi che è la stessa Regione a spingerci verso il referendum per passare in Lombardia». Il presidente della Provincia ha un asso nella manica. «Piacenza ha i piedi in Emilia, ma lo sguardo verso Milano - ha detto, intervistato, insieme a una quarantina di ospiti dalla giornalista -. Se avessi potuto decidere velocemente, come presidente, avrei convocato la mia maggioranza, avrei assunto una linea a l'avrei fatta approvare ad agosto. Ma credo nella consultazione: questo metodo ci ha portato il 18 luglio a far sottoscrivere a 46 sindaci un documento unitario. Dove veniva contemplata l'ipotesi del referendum». Nel puzzle che faticosamente cerca di comporre i suoi pezzi, quale il peso dei sondaggi lanciati dal mondo dell'informazione? «Porterò gli esiti in consiglio provinciale, che deciderà» conclude Trespidi. Prossime ore decisive.
|