Intervista del Corriere Padano del giorno 5 giugno 2008
Il problema sicurezza è una delle questioni più calde dell'ultimo periodo, traducibile in un sentimento di intolleranza nei confronti degli immigrati che ha portato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della festa del 2 giugno scorso, a lanciare un appello alla Nazione per fermare una situazione che "rischia di portare alla regressione civile".
Abbiamo chiesto a Filiberto Putzu, consigliere di Forza Italia, (oggi FI-Pdl), se quest'allarmismo che si respira, sia giustificato o meno. "Il problema della sicurezza nasce da una perdita di fiducia nei confronti dello Stato da parte di quei cittadini che, subendo anche piccole vessazioni, quali piccoli furti, non ricevono risposte soddisfacenti da parte delle istituzioni che li rappresentano, che non garantiscono, in particolare, la certezza della pena", spiega il consigliere di Forza Italia, che premette di non vedere di buon occhio il fenomeno ronde: "a ciascuno il suo ruolo". In ambito locale Putzu aggiunge: "le carenze della nostra città sono traducibili essenzialmente nell'abbandono dell'intero centro storico e nella mancanza di una politica amministrativa che lo difenda".
Chiacchierando, invece, sul futuro di Piacenza, abbiamo chiesto a Filiberto Putzu come procede l'associazione "Piacenza che verrà", nata a inizio anno come associazione di liberi pensatori che vogliono applicarsi per produrre un laboratorio di idee aperto a tutti, con l'obiettivo di pensare allo sviluppo socio-economico di Piacenza, grazie all'opportunità delle aree militari.
Come immagina la città futura? Anche se gestite in maniera unitaria credo sia auspicabile considerare le aree militari, come 4 quartieri distinti in cui applicare un 30% complessivo di residenziale. Immagino l'ex Macra come campus universitario e residenziale, l'ex Pertite come parco e centro polifunzionale per eventi sportivi e culturali, perché ben servito dalla rete stradale. Residenziale di lusso, invece, per il Laboratorio Pontieri, mentre l'area dell'ex Arsenale, può ospitare tante funzionalità differenti: da palazzo Uffici, ad un centro polifunzionale, al recupero delle aree verdi, al residenziale.
Quali i rischi in cui si può incorrere? Bisogna chiedersi se i politici locali siano in grado di dare vita a questa progettualità. La commissione Aree militari è un contenitore di bella facciata, ma vuoto. Non è una critica a Gianni D'Amo in qualità di presidente, ma al modo di fare politica oggi. Le questioni veramente sostanziali non transitano più in Consiglio comunale. Da ciò nasce il mio desiderio di applicarmi anche in quest'associazione esterna alla politica. La strategia maggiormente utilizzata, inoltre oggi, consiste nel affidare ad un urbanista il progetto sul futuro delle città, quando dovrebbero essere i cittadini ad esprimersi al riguardo. Il pericolo è che i progetti nascano dal desiderio di un gruppo imprenditoriale forte che supporta l'urbanista, facendo da regia.
Come dovrebbe essere il percorso per la Piacenza futura? E' la città che deve sostenere l'urbanista: questo lo scopo di "Piacenza che verrà" che si propone come soggetto intermediario nella discussione sulla città del futuro. Non sarà un'operazione semplice: bisognerà dare un taglio alla politica dei veti incrociati e dei personalismi, mettere da parte l'invidia e fare squadra, coagulando le iniziative, come accade ad esempio a Parma.
Il risultato alle politiche è un trampolino per le provinciali piacentine? Le ultime elezioni hanno significato a Piacenza uno scarto di oltre 20 mila voti tra centrodestra e centrosinistra: credo che questo trend proseguirà anche per le provinciali. La mia sensazione è che l'amministrazione Boiardi abbia inciso in misura minore, sul territorio, rispetto all'amministrazione Reggi, lavorando in maniera forse meno manifesta. Questi elementi uniti ad un candidato decoroso, porteranno ala vittoria del centrodestra.
Organizzerete le primarie? Dovremo attendere il percorso costitutivo del Pdl. In ogni caso il candidato dovrà essere condiviso e con grande esperienza politica, e dovrà derivare da un gruppo di cinque o sei candidature, ciascuna espressione delle forze politiche attuali. Credo però che l'appartenenza politica, per le provinciali, sia importante quindi sarà da evitare una candidatura civica.
Il Pd ha illuso un percorso partecipato poi non del tutto mantenuto. Accadrà così anche per il Pdl? L'elettore di centrodestra è più favorevole al concetto leaderistico rispetto all'elettore di centrosinistra. Benché sia auspicabile il lavoro di gruppo, per l'elettore di centrodestra il fondamento è la persona, segue la comunità e poi lo Stato. Per l'elettore di centrosinistra è l'esatto contrario.
In questi anni che separano dalle prossime elezioni comunali, quale dovrà essere l'atteggiamento del centrodestra? Dovremo essere propositivi per la Piacenza che verrà. Si pratica da entrambe le parti, la politica del no, quando invece è necessario proporre nuove alternative senza limitarsi a fare ostruzionismo. Il messaggio dovrà essere consistente e propositivo.
Quali le sue priorità per Piacenza? Attivare una politica per rivitalizzare il centro storico e risolvere il binomio inquinamento-infrastrutture, spostando il traffico autostradale lontano dalla città. Sarà fondamentale vendersi a Milano come città del gusto e del buon vivere, e naturalmente non sbagliare sulle aree militari.
Corriere Padano, 05 giugno 2008
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