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PSC, nessuna visione di sviluppo per Piacenza

Intervento del Consigliere Putzu del 17 marzo 2014

CONSIGLIERE PUTZU (FORZA ITALIA)

Un intervento breve, anche perché - omissis -

Solo per esprimere, da una parte, la delusione di questo PSC, che peraltro - sono d’accordo con Tommaso Foti - è di difficilissima lettura, perché da una parte è complesso, cioè le argomentazioni non sono sufficientemente lineari, e poi c’è un continuo richiamo a concetti già esposti, quindi alla fin della fiera si fa fatica a leggerlo tutto.
Io personalmente sono riuscito ad arrivare, sottolineandolo, a pagina 17.....relazione generale e poi anch’io mi sono per così dire arreso..., ho letto un po’ saltando qua e là.

Però, d’altra parte, PSC, che differente non poteva essere come frutto dell’azione amministrativa di questa Giunta, che, come è noto, si contraddistingue per il quieto vivere, per la tranquillità, per il consolidato, per il piccolo cabotaggio.....
Non a caso, l’assessore Bisotti, che cito per i suoi due interventi sul Corriere Padano e su Libertà, dice: “E’ un piano che fa i conti con la realtà, quella che ha sempre visto Piacenza essere importante terra di snodo”, -con quali risultati non lo sappiamo...., “ma anche città di chiese, conventi e caserme”.
Per fortuna non è più così.
Anche Cremona era la città delle tre T, ma si sono evoluti, sono andati avanti.
Invece, rimanere la città delle tre C o delle quattro C, mi sembra ingeneroso per i piacentini, ma soprattutto anche anacronistico.
E ancora Bisotti prosegue : “Piacenza è questa, è la sua natura; non occorre per forza farla diventare un quartiere di Milano, come qualcuno vorrebbe snaturandone l’identità”,.... la qual cosa è assolutamente falsa e scorretta, se enunciata, perché nessuno mai ha parlato di far diventare Piacenza città dormitorio di Milano.
Si è invece detto più di una volta, e io lo ribadisco perché ne sono convinto, che anziché insistere verso un certo tipo di cittadinanza, bisognerebbe fare in modo che il Comune praticasse delle politiche mirate per attirare qui nuova residenza medio- alta borghese, perché è indubitabile che, al di là delle criticità discusse anche in quest’Aula, comunque superabili, Piacenza rappresenti un’isola felice per quanto riguarda l’abitante, il cittadino metropolitano.

Non solo, ma anche su Libertà alla domanda della giornalista Soffientini, che dice:
“La critica é che forse manca un’idea di città”, Bisotti risponde : “Diamo linee di indirizzo dopo aver valutato le peculiarità di questo territorio, le sue vocazioni antiche e attuali che hanno condizionato la storia della città da un punto di vista urbanistico, edilizia sociale, le caserme, i conventi, le chiese. Vogliamo recuperare questa originalità”.

Giusto, quindi la piacentinità va sostenuta e va sempre difesa, però di ”piaseintein ledar e assasein” moriamo..., perché non è più tempo di rimanere terra di confine, città provinciale e città rinchiusa nel quieto vivere.
A meno che questo sia il vostro obiettivo e però questo obiettivo va dichiarato.

Penso che un’azione politica di una buona amministrazione di un Comune, di una città, sia quella, in senso lato, di aumentare il reddito pro capite dei suoi cittadini, ovverosia porre le condizioni tutte, dalle ambientali alle sociali, alla qualità della vita, per intercettare residenti che volentieri vengono ad abitare a Piacenza, a patto che questi possono incrementare il proprio reddito pro capite.
Se noi ci incartiamo sull’idea della città bella da vivere, ma che non dà sviluppo economico, non dà nessuna alternativa, nessun futuro ai 6.000 "giovani net", non riusciremo mai ad aumentare il reddito pro capite del cittadino di Piacenza, come peraltro è facilmente verificabile su internet.
Infatti il reddito pro capite di Piacenza nel 2010 era stato di 21.125 euro, terz’ultimi in Regione; nel 2013 il nostro reddito ha flesso di 0,2, a 20.198 euro.
Si tratta di un dato avaro, nella sua semplice essenza, però sostanzialmente è pur vero che il reddito pro-capite lo determina l’impresa, ma l’impresa viene a Piacenza se trova migliore urbanistica, se trova servizi, se trova aree vantaggiose su cui insediarsi.
E d’altra parte, programmazione corrette di sviluppo da parte della politica creano opportunità di lavoro e di reddito.


Viceversa, a Piacenza, come è stato già detto più volte, cresciamo al ritmo di una cittadinanza, che pur va aiutata e sostenuta, ma che non può rappresentare il volano economico per la nostra città,....è la cittàdinanza extra-comunitaria: 18.940 cittadini, pari al 18,28%.
Il 18% di studenti stranieri, 16.000 giovani net, buco negli affitti ACER non pagati di tre milioni di euro......
Tutti dati che ci devono far riflettere, perché sono significativi di una politica e di una strategia di sviluppo che sta fallendo, perché non possiamo crescere, pur avendo la necessità di una certa tipologia di lavoro, non possiamo crescere come città e vincere o perlomeno partecipare alla competizione territoriale, come giustamente diceva Foti, se noi ci accontentiamo di una crescita numerica di un cittadino che non produce reddito, laddove, secondo il mio parere, il reddito deve essere quello che viene speso, il denaro deve essere fatto girare per sviluppare l’economia.
E non si dovrà mai dimenticare che l’economia si sviluppa e cresce proporzionalmente al dato numerico dei residenti.
Perché Parma ci sopravanza?
Perché certo ha una tradizione industriale differente dalla nostra, ma perché è esattamente come popolazione il doppio della nostra Provincia, della nostra città.
E’ inequivoco che si debba crescere numericamente a Piacenza, e certamente è compito e direi anche obbligo della politica quello di mettere i paletti per uno sviluppo in questo senso.
Non capisco la reticenza e l’avversità da parte di molti nell’accogliere una popolazione che porta reddito e che viene ad abitare con la propria famiglia qui da noi.

Potrebbero venire, lo spero, anche in base al marketing territoriale che forse realizzeremo con Milano Expo 2015.
Verranno sulla base di una situazione migliore dal punto di vista della qualità della vita, ma se noi riuscissimo a impostare delle corrette politiche con una "visione alta" per il nostro terrirorio,- che non vedo delineate nel PSC-, politiche industriali, arriverebbe anche una nuova popolazione perché qui troverebbe lavoro.

Nel PSC vedo viceversa una bassissimo cabotaggio.

Per quanto riguarda, e vado a conclusione, i poli funzionali che vengono definiti - in relazione generale - " veri motori per uno sviluppo di qualità della città, nuovi significati, nuove identità capaci di produrre futuro", vedo enumerati come poli funzionali alcuni poli funzionali che non mi sembrano poi attrattivi e forieri di grandi e nuove economie e vantaggi....

Per quanto riguarda l’impegno dell’Amministrazione, lo vedo principalmente concentrata nei due progetti che tendono a riqualificare e a rilanciare ( non so poi quale sarà l’effettivo risultato di questa riqualificazione, con conseguente rilancio auspicato) il waterfront e il progetto stazione nord. Quindi l’obiettivo dell’Amministrazione, è chiaro, è quello della riqualificazione della città nord.
A proposito di riqualificazione della città nord, non ho trovato traccia (forse per un errore nel copia- incolla) del terminal a Borgo Faxhall, che, viceversa, a pagina 16 della relazione generale, viene delineato in una zona differente da quella che viene sostenuta ed è stata sostenuta anche recentemente dall’Assessore e dalla Giunta in quest’Aula e fuori, ovverosia il nuovo terminal del trasporto pubblico locale, posto sul retro del fascio binari.
A pagina 16....
Non so se questa è sfuggita oppure se è una vostra intenzione, perché allora, se così fosse, si sta imbrogliando la città di Piacenza dicendo che il terminal é di là da venire a Borgo Faxhall, e, viceversa, lo si ipotizza dalla parte opposta della situazione attuale, laddove è previsto anche (su questo ero scettico e lo sono ancora) il parcheggio a favore della stazione, a nord, sul lato opposto della stazione.
Quindi, sostanzialmente, il parcheggio per chi accederà alla stazione, sembra di comprendere, sarà posizionato nella strada che attualmente corre a nord, via Diete di Roncaglia, e in questa stessa zona sembra di capire che verrà localizzato il terminal.
Non so se l’Assessore risponderà alla fine, non so se ci sarà un intervento conclusivo, ma in ogni caso su questo punto sarei contento di poter ricevere una risposta chiarificatrice nel merito e che sia univoca.

Per quanto riguarda infine, la logistica del ferro...., non vedo dove il Comune possa oggettivamente intervenire sulla logistica del ferro, laddove viceversa i lavori sono appaltati dalle Ferrovie dello Stato.
Quindi non so quale sia la reale capacità di intervento del Comune.

Per quanto riguarda il centro storico, nella relazione l'argomento centro storico è come un.... minestrone"... - c'è di tutto (e niente) -..un minestrone dove galleggiano dalla verza al cavolo, alla patata, all acarota al salame cotto...
Addirittura nel centro storico sono messe anche le università.
Posso capire il Politecnico, ma la Cattolica a San Lazzaro non è in centro storico, mi sembra....

Infine il capitolo "coesione sociale", per la quale sono a favore e che sostengo, perché la qualità della vita, -fra cui la coesione sociale e la sicurezza e quant’altro-, sono uno dei punti attrattivi per attirare nuove residenzialità.
Sul discorso della coesione sociale assieme al 25% dell’edilizia sociale sono invece piuttosto perplesso.....
Non vorrei che Piacenza diventasse …(rumore in aula)
Certo, Piacenza ha una tradizione di caserme, di casini, ma anche come richiamato dall'assessore Bisotti di conventi e chiese.
Non vorrei che la tradizione dei conventi e chiese diventasse predominante nelle scelte di questa Amministrazione, che va verso il sociale "spinto" verso l’aiuto di chi sta indietro e si dimentica invece che la città deve crescere dal punto di vista economico..
Se non cureremo lo sviluppo, ma solo il sociale, gli altri territori ci bagneranno il naso, da Lodi a Cremona, a Parma....
.. . OMISSIS…


pubblicazione: 25/03/2014
aggiornamento: 27/03/2014

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