Il futuro della Provincia di Piacenza - la quinta più virtuosa d'Italia secondo il Sole 24 Ore - sta tutto nelle mani dei sindaci, pronti alla battaglia: con il documento approvato ieri sera da tutti gli amministratori piacentini riuniti in Provincia in una gremita sala consigliare, il terreno di scontro parte da lì e passa il testimone al Parlamento. E tutti - 42 i sindaci che hanno sottoscritto l'accordo - cercano per il momento di scongiurare l'ipotesi del referendum.
«Non siamo qui perché sollecitati da pressione mediatica ma perché condividiamo la necessità di un riordino istituzionale complessivo, condiviso e urgente nella sua complessità» ha spiegato il presidente Massimo Trespidi aprendo la serata. «Siamo allarmati perché stiamo assistendo a interventi normativi non pensati con una visione complessiva di riordino istituzionale: ci chiedono di essere meritevoli, poi decidono soppressioni in base a criteri che nulla hanno di scientifico e che penalizzano e non tengono conto della stessa virtuosità amministrativa». E lancia l'allarme: «L'abolizione della Provincia è l'inizio di un processo di spoliazione del nostro territorio che verrà privato anche di una serie di enti che oggi - ma anche in futuro - sono indispensabili, dalla camera di commercio alla questura, dall'ufficio scolastico all'agenzia delle entrate. Non siamo qui per difendere delle poltrone ma per difendere la reale possibilità che la nostra comunità provincia continui ad esistere nella sua autonomia. Mi batterò fino all'ultima goccia di sudore per questo. Non ci spaventano i sacrifici, né i tagli che stiamo subendo, né la crisi: è in questi momenti che emerge l'inventiva».
Nel documento firmato, Provincia e Comuni chiedono ai parlamentari piacentini di portare avanti le loro istanze: i punti critici sono i criteri di accorpamento, giudicati inadeguati e penalizzanti il merito e la virtuosità dell'ente, e il mantenimento della stessa come istituzione di primo livello.
UNA SPINTA AL REFERENDUM «Ti ribadisco la personale opinione che, al più presto, la Provincia di Piacenza dovrebbe indire un referendum»: gli da del "tu", perché - dopotutto - tra i destinatari della missiva di Trespidi a Napolitano e a Monti c'era anche lui. Tommaso Foti, ieri pomeriggio ha gettato il suo personalissimo sasso nello stagno appena prima che la discussione in sala consiliare avesse inizio, con una lettera di risposta indirizzata a Massimo Trespidi. E mai come in quest'occasione la posizione del parlamentare piacentino sull'argomento è stata più netta: sì proceda il prima possibile con il referendum. «Bisognerebbe dare ai cittadini la possibilità di scegliere a quale Regione essere aggregati, anziché subire un'imposta annessione alla Provincia di Parma» scrive nella sua lettera che pubblichiamo integralmente a pagina 45, nella quale condivide sostanzialmente la posizione di Trespidi. «Il riordino delle funzioni amministrative non può avvenire attraverso l'emanazione di uno o più provvedimenti d'urgenza, con evidente compressione del dibattito parlamentare a causa dei tempi stretti». Secondo Foti, per quanto riguarda il mantenimento della Provincia, le speranze sono molto esili, quasi inesistenti. «Ritengo difficile che il Senato possa stralciare l'articolo 17 del decreto-legge e, anche sulla modifica dei criteri per l'accorpamento, non ho trovato un clima particolarmente favorevole». Cristian Brusamonti
da LIBERTA' del 19/07/2012
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