Il viaggio verso la nuova Provincia è diventato una corsa, ma il contenitore del nuovo ente resta ancora vuoto. Manca ancora un decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) che stabilisca i criteri per individuare risorse finanziarie e umane da trasferire alla luce della nuova ripartizione delle funzioni, anche se la legge di riordino entrata in vigore l'8 aprile prevedeva che entro tre mesi (dunque entro l'8 luglio) fossero ridefinite le funzioni da svolgere.
Nel frattempo, però, le elezioni per il nuovo consiglio provinciale e il nuovo presidente sono previste, stando alle ultime ipotesi, domenica 28 settembre, fra due mesi: economicamente a carico dell'ente Provincia (oltre al danno la beffa, potrebbe dire qualcuno), si svolgeranno in un'unica giornata, nella sede di corso Garibaldi e chiameranno al voto circa 600 amministratori, tra sindaci, consiglieri comunali, ex consiglieri provinciali e lo stesso presidente della Provincia, Massimo Trespidi.
È lui, in questa fase ancora una volta di stallo, a tentare di tracciare una linea tra i ritardi che si accumulano e la storia delle Province "riformate" (non cancellate) che si aggroviglia come ormai ogni estate, almeno dal 2010 ad oggi. Al lavoro per la stesura del nuovo Statuto dell'ente (dovrà poi essere approvato dal consiglio di dieci sindaci o consiglieri), il presidente ricorda come la Provincia lascerà in eredità sette milioni di euro di avanzo di amministrazione. «Non è così in altre Province, alcune stanno facendo davvero fatica» spiega, riferendosi alla vicina Parma, dove, escluse le voci incomprimibili come gli stipendi, sembra restino in cassa 300mila euro. Oppure, forse, pensando a Chieti, dove non è garantito il piano neve, o a Perugia, dove è in forse la manutenzione dei bacini d'acqua come Tevere e Trasimeno. L'impalcatura della nuova Provincia nasce fragile. Perché ancora non si sa su quale terreno si fonda.
«Voglio proporre e credo sia necessario un "patto" tra Provincia, Unioni e Comuni per disegnare il nuovo assetto amministrativo del territorio di Piacenza - spiega -. Credo sarà opportuno definire gruppi di lavoro, intendo convocare i sindaci entro la fine del mese».
Il modello a cui pensa il presidente Trespidi, sottoposto all'attenzione dell'assessore regionale Simonetta Saliera nei giorni scorsi in Provincia, è quello della "compianta" Ato per la gestione di acqua e rifiuti.
«Sia nell'Ato, prima della sua trasformazione infelice in Atersir, sia in Conferenza sociosanitaria, i sindaci hanno sempre dato dimostrazione di poter essere protagonisti di un cambiamento concreto - precisa Trespidi -. Non vogliamo subire questo momento storico, la fase deve essere costruita attraverso un forte contatto tra la Provincia e i sindaci».
Teoricamente anche il presidente Trespidi potrebbe guidare, rieletto dai sindaci, la fase di transizione dei prossimi quattro anni. Ma il ruolo di presidente farebbe già gola anche ad alcuni ex consiglieri provinciali, oltre che agli stessi sindaci.
«Ad oggi ragioniamo tenendo presenti numerosi interrogativi - commenta il presidente -. Ci si metterà in moto a bocce ferme. Per quanto mi riguarda, ad oggi, non sono personalmente in grado di esprimermi su una mia possibile ricandidatura. Il mio compito è quello di traghettare la Provincia come l'abbiamo conosciuta fino ad oggi verso un nuovo approdo: e questo intendo farlo nel migliore modo possibile, fino al 28 settembre. Se ci saranno le condizioni familiari perché io possa prendere una decisione, le valuterò. Mi farebbe piacere poter guidare i primi anni della nuova Provincia, in linea con la visione strategica globale che, con i sindaci, abbiamo costruito in questi ultimi cinque anni. Ma ho sempre preso ogni decisione confrontandomi prima con mia moglie, insieme a lei, e così intendo ancora fare».
Come presidente, Trespidi ammette di avere soprattutto un rimpianto. «La Sordello-Cattagnina - precisa -. Sì, avrei voluto completarla, dopo aver costruito il ponte sul Trebbia. I tagli del Governo e l'indisponibilità della Regione a fare la sua parte non hanno consentito l'apertura del cantiere».
Il presidente insiste sulla necessità di ridare alle Province, riformate, i ruoli oggi in capo alle agenzie, come nel settore dell'acqua e dei rifiuti o dei trasporti. «Legato al tema delle competenze e delle funzioni vi è la questione del personale, ancora del tutto aperta e non più rimandabile - precisa -. E come si copre finanziariamente la messa in moto della nuova macchina? Se ci sono funzioni da svolgere e dipendenti da retribuire vogliamo sapere come. Ci vogliono apertura, creatività, dinamismo. Si apre una fase fondamentale per tutto il territorio. Chiedo ai sindaci di viverla insieme, uniti». el. mal. Libertà 14/07/2014
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