“Via la Coca Cola dai distributori in Provincia” Torna il Consiglio provinciale. Lunedì un ordine del giorno “antiamericano” di Rifondazione Comunista.
Il Consiglio provinciale torna a riunirsi lunedì per esaminare un ordine del giorno che prevede più che altro mozioni, interpellanze e ordini del giorno. Uno di questi presentato da Raimondo Magnani e Stefano Rattotti, di Rifondazione Comunista, per chiedere l’esclusione dei prodotti CocaCola and Company dai distributori presenti nei locali dell’Amministrazione provinciale e nelle scuole di sua competenza.
18/01/2005 Sulla Coca Cola la minoranza esce e fa mancare il numero legale. Rattotti: “Se ne è parlato. Il nostro obiettivo è stato raggiunto”.
DI ELENA SALINI “Io la Coca Cola me la porto a scuola”, cantava Vasco Rossi. Ed è stato questo uno dei temi del Consiglio provinciale. E per Rifondazione comunista l’obiettivo è raggiunto. L’ordine del giorno che chiede di non distribuire più Coca Cola nei palazzi della Provincia e nelle scuole di competenza dell’Ente non è stato votato, per mancanza del numero legale dovuta all’uscita dall’aula della minoranza (alcuni consiglieri di maggioranza se ne erano già andati), ma del problema se ne è parlato, e a lungo. A far discutere però non tanto il merito della questione umanitaria in Colombia quanto la legittimità del dispositivo, e cioè della proposta, nazionale, di “boicottare” la vendita di un prodotto commerciale il cui simbolo è tanto diffuso al mondo quanto, quasi, il crocifisso e la Microsoft. “Non avreste nemmeno dovuto ammettere l’ordine del giorno alla seduta” hanno detto Tommaso Foti, Patrizia Barbieri, Sergio Bursi, Roberto Pasquali e Angelo Cardis. “Se questo Consiglio approva questa proposta commette un reato. - ha detto Patrizia Barbieri - I termini in cui il dispositivo è formulato non sono legali”. “Non ci spaventa certo la legittimità o meno di un ordine del giorno”, tuonano i consiglieri di maggioranza Arbasi e Montanari. Quando una presa di posizione politica è necessaria non è certo la legittimità o meno della formulazione a bloccarci. La minoranza : Non voteremo la proposta perché non crediamo che togliere la Coca Cola dai distributori e dal mercato sia la strada per riflettere, a livello internazionale, su quel che succede in Colombia. La Colombia è dilaniata da un conflitto armato che dura da circa 40 anni con una crisi umanitaria che investe tutto il mondo sindacale. I consiglieri di Rifondazione hanno ricordato violenze e soprusi commessi dallo Stato colombiano e denunciate da Amnesty International e dalla Corte Interamericana per i diritti umani. Rifondazione ha sottolineato i legami tra lo Stato colombiano e le multinazionali. La Coca Cola è accusata, in particolare dal sindacato Sinaltrainal di “crimini di lesa umanità” e il giudice della corte federale di Atlanta (Usa) ha deciso di avviare il procedimento penale contro la Coca Cola. “La società non è stata ancora condannata - ha detto la minoranza - e in Italia lavorano circa 3 mila persone, operai, negli stabilimenti della Coca Cola. Un Consiglio non può, legalmente, vietare la distribuzione di un prodotto commerciale. Per nessuna ragione”. A quel punto il segretario Ottavio Cotitta, interpellato dal presidente del Consiglio Gabriele Guallazzini, ha chiarito che il dispositivo, cioè la parte propositiva dell’ordine del giorno, dovrebbe essere oggetto di rivisitazione. Insomma il documento potrebbe non essere, così come è formulato, legittimo. Allora Gualazzini chiede a Rifondazione comunista di ritirarlo ed eventualmente di riproporlo rivisitato. “Nemmeno per idea - dicono Rattotti e Magnani. E’ stato ammesso dagli uffici e non verrà ritirato”. Suona come una legittima espressione dei ruoli, a Gualazzini preme che tutto sia lecito, a Rifondazione fare il muso duro sulle questioni ideologiche. Che Rifondazione sarebbe, altrimenti.
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