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Province addio, approvato il decreto.

Adesso, è legge.
L'Aula di Montecitorio, dopo aver detto sì alla fiducia, ha dato il via libera finale al decreto della "Spending Review", il quale ottiene l'ok con lo stesso testo approvato al Senato. Il travagliato e fulmineo iter parlamentare si chiude a pochi giorni da Ferragosto con 371 voti favorevoli, 86 contrari e ventidue astenuti.
Il contestato articolo 17, che prevede il riordino delle Province, passa indenne.

La Provincia di Piacenza arriva così al suo addio. Solo il Pd, tra i partiti rappresentati dai parlamentari piacentini, ha votato a favore al provvedimento che, secondo l'onorevole Paola De Micheli del Pd, può trasformarsi in una «grande opportunità per Piacenza». Di tutt'altro avviso i deputati degli altri schieramenti.

La segreteria provinciale della Lega Nord, già ieri mattina, a pochi minuti dal passaggio alla Camera della fiducia al decreto, tuonava da via Trieste, in attesa del voto finale del pomeriggio. «I deputati che oggi hanno votato la fiducia si renderanno corresponsabili di iniqui tagli lineari che, tra l'altro, segnano la fine della Provincia di Piacenza. Li attendevamo al varco, oggi i nodi devono venire al pettine. Chi sul territorio ha difeso la Provincia di Piacenza e a Roma le sta voltando le spalle, dovrà spiegare ai piacentini le ragioni del suo atteggiamento contraddittorio».

Il deputato piacentino Tommaso Foti del PdL si è subito smarcato dall'attacco, esprimendo voto contrario. «Sono perfettamente cosciente che quello espresso contro la conversione in legge del decreto è un voto pesante e che non sarà privo di conseguenze nei miei confronti. Da parte mia ho valutato che la tutela degli interessi della mia terra non potesse essere sacrificata sull'altare della disciplina di partito. Sono sempre stato e continuo ad essere favorevole all'abolizione di tutte le Province - continua il deputato azzurro - mentre questa norma ne tiene in vita alcune, in ragione di criteri del tutto opinabili. Pur esprimendo soddisfazione per l'accoglimento da parte del Governo di quattro ordini del giorno a mia firma volti a fissare alcuni precisi paletti nell'attuazione del riordino delle Province, voglio ribadire la contrarietà ad una norma che ritengo contraria ai principi costituzionali. Se poi dovrò pagare dazio per questo mio atteggiamento parlamentare - conclude il deputato del PdL - lo farò volentieri. In piena coerenza con una massima che ha sempre contraddistinto il mio agire politico: se un uomo non è disposto a rischiare qualcosa per le sue idee, o non vale nulla lui o non valgono nulla le sue idee».

«Il momento è triste per i piacentini - annuncia il parlamentare Massimo Polledri della Lega Nord - oggi sparisce un pezzo della nostra identità. Ora, dobbiamo reagire, chiedo un pronunciamento popolare, entro agosto creiamo un fronte comune per decidere dove andare. Lanciare la palla al corpo elettorale, al di là dei calcoli di parte. Lo chiedo anche come cittadino, facciamo il referendum».

Paola De Micheli, che ha votato sì insieme a Maurizio Migliavacca, invita a rovesciare la medaglia. «È un cambiamento importante, avremmo voluto qualcosa di diverso, non è il disegno riformatore del Partito Democratico ma abbiamo raggiunto un punto di mediazione: riteniamo di doverlo trasformare in una grande opportunità per Piacenza. Io stessa - ricorda - ho lanciato la "Provincia del gusto", per sottolineare la potenza che può esprimere un'area vasta fino, addirittura, a Modena. Siamo in grado di affrontare ogni sfida: chiederemo alcune garanzie perché il ruolo della città capoluogo, Piacenza, venga valorizzato, riconoscendole funzioni e deleghe. Piacenza merita un ruolo da protagonista. Siamo pronti alla contrattazione».

Netta contrarietà anche dal Partito dei pensionati, con Lino Miserotti, per l'assenza di tutela nei confronti dei pensionati e degli esodati.
Anche per i Pensionati, si dovrebbe arrivare il prima possibile a un referendum perché i piacentini - dice Miserotti - si sentono lombardi.

Il Pd, insomma, è l'unico - a livello piacentino - a votare il decreto ma «questa spending review qualche imperfezione ce l'ha - dice Pier Luigi Bersani, leader Pd -. Ci sono cose che vanno un po' riviste, come sulla scuola. Si tratta di tagliare gli sprechi ma non la spesa sociale. Ci aspettiamo che si possa fare qualche correzione. Sono sempre stato un sostenitore delle aree vaste. Devono essere le Regioni a gestire il riordino. Attenzione a non mettere in moto questioni come chi ha il campanile più alto».

Elisa Malacalza
LIBERTA' 08/08/2012


pubblicazione: 08/08/2012
aggiornamento: 16/03/2013

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