Tra i sindaci nessuno soffia più sul fuoco. E la città di Piacenza lancia un ultimatum: se nessuna altra amministrazione si farà carico dell'emergenza profughi, anche palazzo Mercanti si sfilerà dalle proprie responsabilità. Gli albergatori, intanto, che stanno accogliendo i migranti in città e provincia, alzano gli scudi sottolineando come nessun disagio rilevante sia stato riscontrato fino ad oggi tra i ragazzi assistiti. Ma non basta. La tensione è altissima, tra gli amministratori, e anche tra la gente, se si guarda all'ultimo caso-shock di Caratta di Gossolengo, dove una casa che avrebbe dovuto accogliere una ventina di migranti è stata incendiata da ignoti. Ieri, le forze dell'ordine sono state nuovamente mobilitate, sia al mattino che al pomeriggio, in due differenti strutture, una nei pressi di via Colombo e l'altra in via Tibini. E ogni caso, anche se di per sé senza conseguenze particolari, come quelli di ieri, diventa simbolo di una guerra tra poveri e tra sindaci, nel momento in cui le risorse non bastano nemmeno per far quadrare i bilanci e garantire la pulizia delle strade. Piacenza, intanto, scoppia. L'assessore comunale Stefano Cugini ha proposto una redistribuzione dei migranti sulla base della popolazione dei singoli Comuni, come riportato ieri da Libertà. La proposta sarà discussa oggi pomeriggio, alle 18, in Provincia. «Se andiamo avanti a ragionare per slogan - spiega l'assessore -, allora anche Piacenza adotterà questa logica e dirà basta ai profughi. Se ognuno facesse la sua parte, potremmo alleggerire la città di 105 migranti. È vero, ogni volta lo Stato scarica le responsabilità sui Comuni, ma mentre attendiamo che qualche illuminato faccia ragionare il Governo il problema resta. Le amministrazioni responsabili non possono sottrarsi dai propri compiti, devono lavorare ogni giorno, senza nascondersi dietro il giochino dello scaricabarile. Il presidente della Provincia, Francesco Rolleri, ha invitato al senso di responsabilità comune e condiviso». I primi 40 profughi ospitati nel comune di Piacenza, intanto, potranno a breve essere impegnati in piccoli lavori. «Stiamo definendo le attività - spiega ancora Cugini -. Non penso che l'amministrazione abbia adottato una linea morbida nei confronti dei migranti, anzi. Abbiamo utilizzato anche il pugno duro, quando necessario. Siamo stati chiamati a dare comunque un'accoglienza dignitosa. Se non possiamo garantirla ancora, una gestione condivisa sarà necessaria». Il problema, per i primi cittadini, resta quello di un piano nazionale che fa acqua da tutte le parti. «Tutto si scarica ancora una volta sugli enti locali, attraverso una legge assurda che oltretutto vieta ai profughi di lavorare - spiega il sindaco di Gragnano e vicepresidente della Provincia, Patrizia Calza -. I sindaci si trovano a volte a fronteggiare decisioni prese altrove, fuori dai loro territorio, calate dall'alto. La Provincia non vuole imporre niente. Ci sono tuttavia emergenze che coinvolgono i sindaci e non possiamo fare gli struzzi». Interviene anche Fabio Callori, vicecoordinatore regionale di Forza Italia: «Le dichiarazioni di Rolleri, che chiede maggiore responsabilità ai sindaci dei nostri Comuni, sono inaccettabili. La vicenda San Damiano, come quella di Caratta, dimostrano la mancanza di una gestione del territorio proprio da parte della Provincia. I sopralluoghi effettuati dalla Prefettura, senza avvisare i sindaci interessati delle vicende, sono atti di grave mancanza di rispetto. Rolleri dovrebbe essere consapevole dei problemi in cui versano i Comuni, e che impediscono di fatto la possibilità di prendere in carico i profughi. Dalla Provincia ci si aspetterebbe una difesa dei Comuni e un fermo "no" alle decisioni prese dall'alto da Governo e Prefettura». Il malumore intanto non si argina. Il presidente della Lega Nord Emilia Pietro Pisani, dopo le proteste accese ieri dagli immigrati in via Tibini e in via Colombo, ha chiesto il rimpatrio immediato dei profughi. «Noi non siamo il villaggio vacanze del mondo intero - ha detto -. C'è esasperazione sociale: non è tollerabile che, a spese pubbliche, si paghi l'accoglienza in hotel tre stelle a centinaia di clandestini, mentre molti piacentini, da anni, attendono una casa popolare». Elisa Malacalza LIBERTA' 03/12/2014
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