C'è l'eco del tragico naufragio che ha mietuto duecentocinquanta vite dietro alle ultime decisioni prese insieme alle regioni italiane per accogliere l'ondata di profughi. Si parla ormai di ripartizioni e di quote per la prima tranche di arrivi, calcolati con criteri di proporzionalità: come già anticipato da Libertà nei giorni scorsi, Piacenza dovrebbe ricevere un centinaio di nord africani, come Rimini. Bologna accoglierà 340 immigrati, Modena 238, a Reggio Emilia e Parma ne arriveranno 180 e 150. Nelle province di Ravenna e Forlì-Cesena è previsto un afflusso di 130-135, 120 a Ferrara. In tutto, si viaggia sui 1.500 arrivi in Emilia Romagna. I costi dell'ospitalità vengono coperti dal governo e nessuna realtà provinciale può chiamarsi fuori, è quanto emerge dalla seconda riunione regionale del tavolo per fronteggiare l'emergenza umanitaria. La disponibilità della nostra Regione è stata quantificata fino ad un massimo di 3.700 persone nella fase dell'emergenza e dipenderà anche dagli effettivi arrivi sulle coste italiane e da quanti vorranno fermarsi in Italia o raggiungere, per esempio, la Francia (i tunisini sono francofoni) o la Germania. Siamo all'inizio di un'operazione in quattro fasi. Se si arrivasse ad avere nel Paese un afflusso di cinquantamila presenze, le ripartizioni provinciali subirebbero via-via dei ritocchi, per Piacenza si ipotizza un massimo di 245 stranieri. I tempi tecnici e le modalità di accoglienza non sono invece note. Di certo è stato chiesto alle istituzioni religiose, alla Caritas - come già riferito - di verificare la disponibilità di edifici (ieri in Regione si è svolto un incontro con Caritas Emilia Romagna). Certamente sono escluse le "tendopoli". Mentre già martedì prossimo è fissato un nuovo vertice in Regione. Ieri alla riunione hanno partecipato anche l'assessore provinciale Massimiliano Dosi e comunale Giovanna Palladini, e naturalmente Paola Gazzolo, assessore regionale alla Protezione civile. Spetterà alle Prefetture, a quanto pare, coordinare le disponibilità sui territori provinciali. Al momento sono in corso le prime valutazioni, riferisce Palladini: «Piacenza al pari di altri enti locali nella cabina di regia farà la sua parte, una volta rassicurati sul fatto che le risorse arriveranno dal governo». E Giuseppe Chiodaroli, direttore della Caritas diocesana, conferma che ci si sta mobilitando per una ricognizione sui luoghi possibili. Sulla sistemazione, Dosi parla di valutazioni zona per zona. Di certo: niente caserme, né accampamenti provvisori, né case cantoniere o palestre («Si tratta di vedere soprattutto da parte delle strutture religiose che spazi ci sono, solo strutture fisse»). «L'accordo sottoscritto è cosa positiva - ha infine dichiarato - mi premeva che ci fosse un piano nazionale tra governo e regioni». Il maggior apporto all'accoglienza dovrebbe arrivare dalla città di Piacenza. Patrizia Soffientini
08/04/2011
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