Il premier da New York: lo avevo anticipato a Pasqua.
Ne è stato di fatto l'ispiratore, dando vita al progetto dell'Ulivo, che del Pd è stato il primo embrione. E non a caso, fino ad oggi, del nuovo partito è stato anche il presidente.
Ma ora Romano Prodi sceglie di farsi da parte.
E conferma così le voci di un suo completo abbandono della vita politica attiva, almeno sul fronte italiano.
«AVANTI GLI ALTRI» - Dopo le indiscrezioni circolate nelle ore successive al voto, arriva da New York - dove il premier ha in agenda un intervento alle Nazioni Unite - la precisazione del Professore: «Ruoli di responsabilità all'interno del Pd - dice - adesso spettano ad altri». Prodi spiega di aver preso la decisione e di averla già comunicata a Walter Veltroni con una lettera inviata già il giorno di Pasqua, lo scorso 23 marzo, nella quale aveva assicurato che rimarrà comunque «supporter forte e leale del partito, cercando di lavorare su riflessioni e proposte». La decisione di comunicare con largo anticipo la decisione di lasciare la presidenza del partito, spiega ancora Prodi, è stata presa per evitare che questa potesse essere messa in relazione con l'andamento della campagna elettorale o con il risultato delle elezioni.
È stata invece una scelta «molto chiara, molto semplice, molto ferma e molto coerente - precisa il presidente del Consiglio -: non mi sono presentato alle elezioni perchè ritenevo e ritengo sia necessaria una nuova leva, un nuovo gruppo dirigente per portare avanti la crescita ed il rafforzamento del Pd». «Una scelta coerente - osserva ancora Prodi - esige scelte coerenti successive». Una scelta con qualche rimpianto? Prodi risponde con un sorriso e poi, indicando il Palazzo di vetro, sede dell'Onu, spiega che «la vita è fatta di futuro, la vita non è fatta di passato».
«PD E DEMOCRAZIA» - Quanto poi all'esito del voto, Prodi sottolinea che «senza un Pd forte avrei timori per la democrazia». E definisce «estremamente coraggiosa e forte» la campagna elettorale condotta da Walter Veltroni. Prodi evidenzia che il Pd «ha avuto una buona performance alle elezioni, ed ora deve rafforzarsi, lavorando sui programmi e consolidando il suo ruolo di unica alternativa riformista in Italia». Perché di questo, conclude «ci sarà estremamente bisogno».
In ogni caso la questione sarà discussa a tu per tu tra Prodi e Veltroni, che si incontraranno al rientro a Roma del premier. Lo spiega l'ufficio stampa del Pd che in una nota precisa che i due leader «avevano concordemente deciso di riparlare insieme dopo il voto. L'incontro - si legge ancora nel comunicato -, previsto a breve, avverrà nello spirito di coesione e di grande unità che si è visto in questi mesi e che è confermato dalle parole di oggi di Prodi».
Ma quello che non traspare dalla nota ufficiale sarebbe una certa irritazione negli ambienti del quartier generale democratico per una tempistica giudicata inopportuna («c’è da chiedersi perché abbiano deciso di farlo uscire ora» si legge in un virgolettato dell'Apcom attribuito ai «piani alti» del loft), con riferimento particolare alla questione ancora aperta del voto per la provincia e il comune di Roma.
Tra l'altro, a quanto riferiscono le agenzie di stampa, era stato concordato che l'annuncio sarebbe stato dato solo dopo il faccia a faccia con Veltroni, anche per evitare che il gesto apparisse come una scelta in polemica con il resto del vertice del Pd.
16 aprile 2008, Corriere della Sera
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