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PRODI IN SENATO
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Nell'intervento con cui ha aperto la seduta, Romano Prodi ha chiesto ai senatori un voto «motivato», promesso riforme istituzionali e un ritocco della squadra di governo.
Il premier ha ribadito di voler «il voto esplicito» di ciascun parlamentare nel rispetto della Costituzione e che l'Italia «non si può permettere il lusso» di un vuoto di potere per far fronte all'emergenza economica e all'urgente bisogno di riforme istituzionali.
Il premier ha aggiunto poi di essere «ben consapevole» del fatto che il governo ha bisogno di una ridefinizione per «rafforzare le sue capacità decisionali, snellire le sue procedure, migliorare la sua resa, forse ridefinire le sue strutture e la sua composizione».
Prodi ha esordito parlando di «crisi politica ed esprimendo solidarietà a Clemente Mastella, «contro le strumentalizzazioni e gli opportunismi che si sono prodotti nei suoi confronti».
«Sono qui al Senato per rispettare e applicare la Costituzione con lo spirito dei padri costituenti. La Carta non prevede infatti la prassi delle crisi extraparlamentari, mozioni di sfiducia individuali a un ministro. Vi chiedo di giudicare il lavoro dell'esecutivo con senso di responsabilità - ha detto Prodi -. Il Paese ha urgente bisogno di riforme, corre dei rischi per il grave ritardo in cui si trova.
Ribadisco il mio impegno affinché non si vada a un voto che condanna il Paese all'ingovernabilità. Chiedo un voto motivato, nessuno può sottrarsi nel dovere di dire quale altra maggioranza chiede al posto di quella attuale».
Ma è l'Udeur il protagonista della giornata.
Fuori e dentro l'Aula si consuma la spaccatura del partito, anche se il suo leader fino all'ultimo cerca di non ammetterla:
«Non c'è nessuna spaccatura nel mio partito. Come vedete siamo tutti qui tranne uno» (i senatori udeurrini sono in tutto tre, ndr) aveva detto Clemente Mastella dopo una riunione con i suoi in un ristorante vicino a Palazzo Madama, spiegando che chi non avrebbe votato contro Prodi sarebbe stato espulso.
Pochi minuti dopo, però, il senatore Nuccio Cusumano ha annunciato il suo voto a favore di Prodi e tra i banchi è scoppiato il finimondo.
Al grido di «pezzo di merda, pagliaccio, venduto» il capogruppo Tommaso Barbato è corso in aula mentre dal video stava ascoltando la dichiarazione di voto del collega di partito e con le mani ha mimato una pistola.
Al termine del suo discorso e dopo l'attacco di Barbato, Cusumano si è sentito male ed è stato portato via in barella.
Al suo indirizzo dai banchi dell'opposizione sono arrivati anche altri pesanti insulti.
I commessi sono intervenuti per allontanare Barbato dall'Aula e la seduta è stata sospesa..
In mattinata anche Mastella aveva avuto un malore e per questo è stato accompagnato a Roma dal medico.
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pubblicazione: 24/01/2008
aggiornamento: 27/01/2008
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