Peggio di Lodi e Pavia. Alla voce violenze sessuali la maglia è nera anche rispetto a Reggio Emilia. E sull'incremento complessivo dei furti la sfida è perdente pure con Cremona. Sul fronte criminalità Piacenza è pugnalata al cuore da statistiche che non lasciano dubbi. I numeri sono una sentenza: tra città e provincia la crescita dei reati, nell'ultimo anno, si estende praticamente ovunque. Dai furti agli scippi, dalle violenze sessuali ai borseggi, dalle intrusioni in appartamento alle lesioni, è un'escalation che si trasforma in allarme.
Ma è paragonando questi dati con quelli delle province limitrofe che Piacenza si scopre vulnerabile e meno sicura che in passato.
Confrontando i dati delle varie questure emiliane e lombarde (prese in esame le città più vicine alla nostra nel periodo fine aprile 2013- inizio maggio 2014 confrontato con lo stesso lasso di tempo dell'anno precedente) spicca una situazione altrettanto preoccupante. Andiamo con ordine. Il quadro che emerge pone Piacenza e la sua provincia in cima alla lista dei furti: quasi 400 in più rispetto all'anno prima, seguita da Cremona con 377. Il bollettino è nero anche rispetto a Lodi, addirittura una Caporetto nei confronti di Pavia, provincia dove il segno meno si registra alla voce furti in appartamento, truffe, spaccio, rapine, lesioni e danneggiamenti, persino sulle auto in sosta. Nel lodigiano in calo le rapine (sull'anno): meno 28%, mentre se si considerano i primi sei mesi del 2014 il dato più evidente è quello della diminuzione del 25% dei reati complessivi, con un decremento del 9% dei furti in appartamento (+10% sull'anno contro il 25% della nostra provincia). Numeri fuori portata per il territorio piacentino. Che si riabilita rispetto a Lodi sotto il profilo degli omicidi: 1 contro 3 (la statistica non considera il delitto del professore Manesco, avvenuto in agosto). Anche rispetto a Reggio Emilia il confronto è perdente. Specie alle voci furti (1553 in 12 mesi contro i 624 dell'ultimo anno e mezzo nella provincia reggiana) e violenze sessuali (16 in quasi 18 mesi contro le 19 in un anno nel piacentino). Stesso numero per quanto riguarda le rapine: 61 a testa. Va meglio alla voce tentati omicidi (0 nel piacentino contro gli 8 nel reggiano), truffe e frodi (26 contro 429) e i reati nel mondo degli stupefacenti (23 contro 156).
La droga: se fino all'anno scorso i reati erano pressocché simili alla provincia di Cremona (21 nel piacentino contro 23), un anno dopo la situazione è capovolta: 23 contro i 49 della provincia lombarda. Note positive anche per quanto riguarda le lesioni dolose: 64 contro 121. Simile il discorso sulle rapine: salgono nel cremonese da 55 a 65, scendono nel piacentino da 73 a 61. E Parma? Sta peggio di Piacenza, in base ai dati fine aprile 2013-inizio maggio 2014. Con i furti di autovetture che si attestano sui 315 e quelli sulle auto in sosta a 966. Poi: in abitazione 1385, 528 i borseggi, 33 gli scippi e 118 le rapine. Al peggio non c'è mai fine.
LIBERTA' del 24/08/2014
Il Questore: «Personale sotto organico e crisi alla base del trend negativo». Il questore Germanà spiega i motivi che hanno portato a un incremento dei reati Reati in aumento, una criminalità sempre maggiore in una città che negli ultimi anni ha visto peggiorare il proprio grado di sicurezza. Rispetto a un anno fa, quasi 400 furti e oltre 200 reati in più. Calogero Germanà, questore di Piacenza, prova a dare una spiegazione logica. E lo fa basandosi sui numeri. Questore, i reati in città e provincia sono in aumento. Perché? «Tutto è matematica. E la matematica ha una logica. Rispetto al 2000 siamo sottorganico di una quarantina di unità. Significa che in 14 anni abbiamo perso davvero tanto sotto il profilo della forza lavoro. Questo ha avuto una ricaduta negativa sull'effetto sicurezza. Se non abbiamo personale a sufficienza, è logico non poter avere il controllo del territorio al 100%». Aumentare il numero di pattuglie sul territorio avrebbe ricadute positive? «Sicuramente, potenziando i servizi di vigilanza e controllo, la forbice tra reati portati a termine e reati sventati si ridurrebbe. Senza comunque azzerare il rischio». Perché? «Non basta che una volante passi dieci volte in un determinato luogo o quartiere. Se il colpo avviene tra un pattugliamento e l'altro, il problema resta. Ovvio, più volanti significano più controlli. E più controlli portano ad una riduzione dei reati». Personale insufficiente a parte, questo aumento dei furti può dipendere anche dalla posizione geografica della città, confinante con altre province? «Sicuramente la mobilità delle persone incide e non di poco. E' un fatto assodato. Ma non l'unico». Cioè? «Prendiamo i furti in appartamento, o all'interno delle auto in sosta. O i borseggi, gli scippi. La crisi che ha tempestato l'Italia negli ultimi anni ha aggravato una situazione già problematica a causa del personale limitato. La considerazione da fare però deve andare oltre a tutto questo. Bisogna sempre distinguere il disperato dal criminale navigato. Se ad esempio un furto avviene in area cortile è un conto, se in un appartamento è un altro. Di fatto, oggi c'è molta più gente disperata in giro che cerca di arrangiarsi come può. Questo non va sottovalutato». pa. mi.
|