Il "particolato" più insidioso
La prossima "frontiera" delle rilevazioni compiute da Arpa sarà rappresentata dalle polveri ultrafini: le pm 2,5, ovvero con un diametro di 2,5 micro - metro, contro il 10 micro - metro delle più conosciute pm10.
«È l'evoluzione del controllo del particolato, spiega Sandro Fabbri, direttore della sede piacentina di Arpa, che si dirigerà verso le polveri fini con maggiore facilità di penetrazione all'interno dell'organismo. Per questo motivo è stato deciso a livello regionale di dotare la nostra rete di monitoraggio di uno strumento di rilevazione per le pm2,5».
Il nuovo rilevatore - in comproprietà con l'istituto Cesi - dovrebbe ed essere utilizzato in campagne di rilevazione ad hoc, e diventare operativo entro la fine dell'anno, o quanto meno nei mesi di gennaio e febbraio, a livello statistico giudicati i più critici per quanto riguarda l'inquinamento atmosferico, come ricorda Fabbri.
Il perché di tanta attenzione dedicata alle pm2,5 è presto detto: grazie alle loro dimensioni estremamente ridotte, passano direttamente nel sangue attraverso gli alveoli polmonari, e possono creare problemi cardiovascolari in soggetti già predisposti.
Ma il primario di cardiologia dell'ospedale di Piacenza, il professor Alessandro Capucci invita alla prudenza: «Non è il caso di spargere allarmi eccessivi - afferma -: si tratta di un argomento di cui si sta parlando, ma al momento, sotto il profilo clinico, le polveri fini creano problemi principalmente al sistema respiratorio, e il cuore viene interessato solo secondariamente - ricorda il medico - le ripercussioni cardiovascolari vengono infatti avvertite dopo mesi, se non anni, di distanza: quindi al momento, non è conosciuto alcun danno diretto che giustifichi terapie o allarmi in questo senso».
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