Il Prodotto interno lordo italiano chiude il 2012 con un calo del 2,2%.
Il quarto trimestre segna il sesto rosso consecutivo congiunturale (trimestre su trimestre precedente), la recessione più lunga da vent'anni.
Un'analoga successione di 18 mesi con l'economia in calo si era infatti verificata infatti solo tra il 1992 e il 1993.
È l'Istat a fornire, con il quarto trimestre del 2012 (Pil -0,9% rispetto al terzo trimestre e -2,7% rispetto al quarto del 2011), il quadro sullo stato dell'economia italiana. Un crollo che tocca tutta l'Eurozona: il calo dello 0,6% nell'ultimo trimestre dello scorso anno, rilevato da Eurostat, è il peggiore dall'inizio del 2009, quando in Europa era arrivato il contraccolpo del fallimento di Lehman Brothers.
Tornando all'Italia, il dato negativo era atteso. Anzi il Governo nelle ultime stime di settembre aveva quantificato la caduta del Pil nel 2012 in un -2,4%.
La retrocessione dell'economia in Italia nel 2012 pone anche una pesante ipoteca per il 2013: la variazione acquisita del Pil, ovvero quella che si avrebbe se nei prossimi trimestri le variazioni dovessero essere nulle, è già pari a -1%.
Altro dato che preoccupa è che nell'ultimo trimestre dello scorso anno tutti i settori sono andati male: agricoltura, industria e servizi.
Economia debole un po' in tutta Europa. La crescita economica dell'Eurozona continuerà a essere «debole nella prima parte del 2013» ma poi «dovrebbe recuperare gradualmente, sostenuta da una politica monetaria accomodante» della Bce, «dal miglioramento del clima di fiducia nei mercati e dalla loro minore frammentazione», ha indicato ieri la Bce. E da Bruxelles il commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn, ha commentato: «I dati sul Pil sono sotto le aspettative dei mercati e siamo consapevoli che l'attività economica resta debole e tornerà positiva gradualmente solo nella seconda metà del 2013».
Ma in un contesto di fragilità generale vanno comunque meglio dell'Italia Germania (nel 2012 il Pil è cresciuto dello 0,7%) e Francia (crescita zero). Peggio invece Portogallo e Grecia. In Giappone, dopo due anni, ma anche dopo un terremoto devastante, nel 2012 l'economia è tornata a crescere con un +1,9%.
da www.libertà del 15/02/2013
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