Opposizione di centrodestra in ordine sparso sul rilancio del piano strategico voluto dall'amministrazione comunale, da quella provinciale e dalla Camera di Commercio per pensare alla Piacenza del 2020.
E' questo il dato politico che spicca dalla lunga e articolata discussione di ieri pomeriggio in consiglio comunale, interamente dedicata all'adesione di Palazzo Mercanti alla “fase 2” del patto di programmazione territoriale appena incominciata.
Alla fine, l'ordine del giorno presentato dai capigruppo del centrosinistra che sostiene il piano, da costruire nei prossimi mesi attraverso una larga partecipazione di soggetti ed istituzioni, ha riscosso l'approvazione dalla maggioranza dell'aula con la non partecipazione dell'opposizione.
Tuttavia le difformità di giudizio emerse fra i banchi della Casa delle Libertà sono difficilmente ascrivibili sotto la categoria delle sfumature: oscillanti tra le censure nette di Marco Tassi (An) e Carlo Mazza (gruppo misto), e le aperture di credito, seppur condizionato, di Andrea Paparo (An) e Luigi Salice (Forza Italia).
Nella sua relazione introduttiva, il sindaco Roberto Reggi aveva delineato i contorni del nuovo piano: «Con lo sguardo rivolto oltre il contingente ai prossimi 20 anni, da fondare su un ampio consenso e anche sulla partecipazione dei giovani, e da allargare anche sotto il profilo territoriale».
Considerazioni che hanno suscitato l'apprezzamento di Rifondazione Comunista, che con il capogruppo Luigi Baggi ha sottolineato gli elementi di novità rispetto al passato. «Va bene la nuova centralità delle sedi elettive - ha affermato - e l'apertura ai comuni della provincia e a soggetti sociali prima trascurati: ma proprio perché occorre marcare la discontinuità col patto precedente, auspichiamo un ricambio all'interno del comitato strategico». Sempre sul fronte della maggioranza Gianni D'Amo (Ds) ha parlato di «un piano all'altezza se sarà in grado di dare voce a chi non ce l'ha, come gli stranieri, e di farsi carico delle istanze ambientali». Particolarmente duro con l'impostazione illustrata dal sindaco, il capogruppo di Forza Italia Massimo Trespidi: «E' un'operazione di marketing politico per un'amministrazione, che a poco più di un anno e mezzo dalla fine del mandato, non ha nulla da dire di strategico. Che sui nodi programmatici più rilevanti, come quelli urbanistici, non ha una linea condivisa e non ha concertato alcune scelte fondamentali». Decisamente meno tranchant, il collega di partito Luigi Salice che ha manifestato disponibilità a dare un contributo, «a patto di respingere un approccio tecnocratico». Anche l'azzurro Carlo Mazzoni ha usato toni più soft, mentre Andrea Paparo(An) non ha nascosto la sua piena condivisione verso lo strumento piano strategico. «Sono perplesso su quanto fatto finora - ha spiegato - ma l'approccio della pianificazione è indispensabile per una piccola città come la nostra, per resistere nel contesto globalizzato; l'importante è dare spazio a chi ha idee e rigettare le azioni di lobbying». Soltanto «pura propaganda elettorale» per il suo compagno di partito Marco Tassi, mentre Filiberto Putzu (Forza Italia), ha messo in guardia dal «firmare un contratto senza conoscerne le clausole». Mauro Ferri
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