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Piano strategico : 4 leve per Piacenza.

Quattro le leve per Piacenza e provincia:
meccatronica, agroalimentare e biotecnologie, turismo, logistica.

Sono le “sirene“, sia detto in senso buono, del marketing territoriale, per attrarre risorse e capitali esterni, per rilanciare un territorio che vive una congiuntura tra le peggiori.

Queste aree diventano le fondamenta su cui consolidare lo sviluppo dell'economia piacentina.

Se ne discuterà oggi alla Fiera di Le Mose, nel quadro del convegno su “Investimenti e qualità: il piano di marketing territoriale di Piacenza“.
Interviene un team di studiosi del Mumat, fra cui il direttore Francesco Timpano, Luigi Gatti (Camera di Commercio), l'assessore Marco Elefanti (Comune), il vicepresidente della Provincia Ernesto Carini, e un nutrito stuolo di esperti, è prevista anche una tavola rotonda che coinvolgerà categorie economiche e mondo delle istituzioni ai massimi livelli.

Tornando al marketing territoriale, la piattaforma che verrà illustrata è frutto del Piano strategico per Piacenza.

A Paolo Rizzi, che ha partecipato al tavolo dei lavori, abbiamo chiesto di anticiparci alcuni filoni.
Il marketing territoriale punta a due orientamenti forti: la valorizzazione delle potenzialità locali e l'attrazione di investimenti, sottolinea Rizzi, nel ricordare il terreno di lavoro su cui per dieci mesi si sono cimentati i rappresentanti dei soggetti locali (dalle associazioni di categoria, alle rappresentanze del mondo sociale, culturale e istituzionale) affidato al coordinamento di Marco Elefanti e del segretario camerale Alessandro Saguatti.
Come si è proceduto?
«Sono stati identificati i settori-obiettivo: la meccanica avanzata, che ha rapporti di esportazione verso tutti i paesi del mondo, in particolare Europa e Usa, vero settore globalizzato di Piacenza; l'agroalimentare e le biotecnologie, che grazie ai laboratori della facoltà di agraria stanno iniziando le prime attività di spin-off accademico, hanno un'alta qualificazione degli addetti ed un elevatissimo contenuto tecnologico: c'è la logistica a valore aggiunto, che significa trasformare tutto il polo di Le Mose da magazzini a centro di qualificazione dei prodotti.
Ultimo, il turismo, con particolare riferimento alla montagna che cerca di intercettare le nuove domande del turismo colto e ad alto reddito, dal turismo naturalistico e ambientale a quello storico artistico)».
Il piano, spiega Rizzi, individua per ognuno dei settori gli strumenti operativi.
«Piacenza dispone già di una ricca gamma di strutture, organizzazioni ed iniziative: Piacenza alimentare, Consorzio Cepi per l'export, Natural Valley per la produzione biologica, Spinner per la tecnologia, Piacenza Produce Innovazione per i giovani, Piacenza Expo, Soprip (finanziamenti alla montagna), Centro sicurezza Agroalimentare della Cattolica, oltre a tutto quanto fanno le università, le banche locali e le associazioni di categoria».
Non è tutto, si individuano i cosiddetti “cantieri aperti“:, il marchio “Piacenza“ a cura della Camera di Commercio, l'Itl, istituto trasporti e logistica, e ci son anche due ipotesi di sviluppo: Musp (Macchine utensili sistemi produttivi) proposto dal Politecnico, e Piacenza Holding.
E non va dimenticato il sito “Investinpiacenza“ che dà informazioni e servizi a potenziali investitori, «mentre manca una vera e propria agenzia per il marketing territoriale, una struttura leggera che cerchi di attrarre investimenti esteri, nazionali e non locali».
Oggi - spiega Rizzi - verrà presentato il progetto in dettaglio e il posizionamento di Piacenza e si chiarirà a quali condizioni possano arrivare i grandi investimenti.
Il piano dovrà essere condiviso dal Comitato strategico e dagli enti promotori.
«Sarà importante che pubblico e privato investano» auspica Rizzi.
Patrizia Soffientini


pubblicazione: 22/11/2003
aggiornamento: 29/04/2005

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